[Fonte: Autorità per l’Energia]
Dopo le polemiche dei giorni scorsi, ecco che si fa sentire anche la voce ufficiale dell’Autorità per l’Energia, che traccia il proprio bilancio (relativo al biennio 2012-2013) sull’andamento della concorrenza nei mercati della luce e del gas in Italia. Una fotografia non certamente entusiasmante, almeno per quanto concerne l’utenza domestica.
Secondo l’Authority, nel nostro Paese i mercati retail dell’energia elettrica e del gas sono dinamici, con tassi di cambio verso nuovi fornitori in linea o superiori alla media europea (circa il 25% dei clienti elettrici domestici ha scelto il mercato libero, il 22% nel gas) e con miglioramenti nei processi a supporto del funzionamento del mercato. La concorrenza però, sarebbe ancora poco matura, più sviluppata per l’elettricità e i grandi clienti energy-intensive e meno per i domestici, con prezzi del mercato libero mediamente superiori a quelli della tutela (+15-20% per la materia energia elettrica), e con clienti ancora poco consapevoli dei meccanismi delle offerte.
Risultato: tali condizioni suggeriscono l’opportunità di mantenere ancora attivi, per entrambi i settori, gli strumenti e i regimi di tutela, pensando piuttosto ad un percorso – una sorta di road map – per il loro progressivo superamento.
SETTORE ELETTRICO
Per il settore elettrico, l’analisi ha evidenziato – dal lato dell’offerta – condizioni concorrenziali uniformi sul territorio nazionale, ma disomogenee per tipologia di clienti. Se infatti l’attività di vendita ai grandi clienti (in media tensione) presenta un’effettiva concorrenza, con positivi indici di concentrazione (i primi 3 operatori hanno solo il 23% circa dei volumi di vendita nel libero) e di cambio fornitore, emergono invece indicazioni di segno opposto per domestici e piccole imprese.
La maggior tutela costituisce ancora la modalità di fornitura prevalente, servendo nel 2013 il 75% dei clienti domestici, con gli operatori della stessa tutela che appaiono godere di un vantaggio nel convincere i clienti a rifornirsi alle loro condizioni nel libero: quasi il 60% di chi passa al libero sceglie il venditore dello stesso gruppo che aveva in tutela. Inoltre, nel biennio il primo operatore detiene il 50% circa dei volumi serviti ai domestici nel libero e i principali 3 operatori oltre il 70%. Livelli di concentrazione che se si confermassero in caso di riduzione dei clienti in tutela risulterebbero critici per una piena concorrenza.
Mercato libero e prezzi
Emerge poi che i clienti domestici sul mercato libero pagano prezzi maggiori rispetto alla tutela: nel 2013 i prezzi medi nel libero (riferiti ai soli costi di approvvigionamento, vendita e commercializzazione) infatti risultano superiori del 15-20% rispetto a quelli della tutela. Un elemento da interpretare con attenzione, perché in parte imputabile alla tipologia delle offerte del libero, spesso caratterizzate da ulteriori servizi aggiuntivi collegati alla fornitura.
Il fenomeno, tuttavia, potrebbe essere anche sintomo delle difficoltà dei consumatori nel valutare il valore intrinseco delle diverse proposte.
Lo switch off
A fronte delle criticità, anche per i domestici il mercato libero presenta un certo dinamismo: la quota dei clienti che hanno lasciato la tutela ci pone tra le migliori esperienze europee e dal confronto continentale emerge che nel 2013 il tasso di switching in Italia, pari al 7,6%, è superiore a quello della media dei paesi UE, fermo al 5,6%. In crescita, poi, le offerte commerciali disponibili, come testimonia anche l’aumento dei venditori presenti nel “TrovaOfferte” dell’Autorità, con una copertura dei volumi domestici forniti nel libero superiore al 90% e oltre 30 offerte visualizzabili, la maggior parte a prezzo bloccato.
Le piccole imprese
Una situazione simile a quella dei domestici si riscontra per le piccole imprese (i clienti in bassa tensione altri usi), seppur con criticità meno accentuate. In particolare, nonostante il servizio di maggior tutela costituisca la modalità di approvvigionamento prevalente, il 40% di questi clienti nel 2013 ha scelto il mercato libero (il 68% in volumi venduti).
SETTORE GAS NATURALE
Per il settore del gas naturale, a differenza dell’elettrico, emerge come la concorrenza – lato offerta – abbia luogo principalmente su scala geografica regionale o sub-regionale e non nazionale: nel 2012/2013 solo 4 venditori hanno quote di mercato significative in più di 5 regioni e, di questi, solo 2 sono presenti in più di 15 regioni. Più in generale, diversi elementi indicano che l’attività di vendita presenta condizioni di limitata concorrenza. Gli indici di concentrazione su base regionale segnalano infatti la presenza di vantaggi concorrenziali per i venditori tradizionali o incumbent locali, cioè quei venditori che in passato operavano come monopolisti: nel 2013 oltre il 94% dei volumi di gas sono stati consegnati in regioni dove i venditori tradizionali hanno una quota di mercato complessivamente superiore al 75%.
Utenze domestiche
Il servizio di tutela rimane la modalità di fornitura più diffusa per i domestici (coprendo il 77% del gas consumato) e una più bassa propensione commerciale è confermata dalla limitata varietà delle offerte disponibili nel TrovaOfferte dell’Autorità: i venditori iscritti coprono l’80% dei volumi di gas fornito ai domestici, ma sono solo 15 le offerte visualizzabili, quasi tutte a prezzo bloccato. Inoltre, i prezzi applicati nel mercato libero – ad eccezione dei clienti con elevati consumi – risultano in media più costosi rispetto a quelli di tutela. Si registra comunque un’espansione del mercato libero: il tasso di switching in Italia nel 2013, pari al 5,5%, risulta in linea con il tasso medio di cambio degli altri paesi europei.
ANALOGIE TRA SETTORI
Per entrambi i settori dal 2011 si registrano miglioramenti nei processi e meccanismi organizzativi a supporto del funzionamento del mercato, pur con alcune criticità ancora presenti. Si riduce nel biennio l’indisponibilità in tempo utile dei dati di misura, rendendo in parte più efficace il processo di switching (nel 2013 scesa al 2,1% dei casi nel settore elettrico, allo 0,8% nel gas); in contrazione anche il fenomeno delle doppie fatturazioni nell’elettrico, con una riduzione del 50%. In miglioramento anche i servizi telefonici e quelli di distribuzione.
Di contro, il numero di reclami nel mercato libero è superiore rispetto alla tutela, in particolare crescita nel gas: la reclamosità dei clienti finali (cioè il rapporto tra numero dei reclami e numero dei clienti serviti) nel mercato libero infatti registra tassi leggermente più elevati nel gas, il 2,2% nel 2013, rispetto al 2% del settore elettrico.
Il fenomeno dei contratti non richiesti continua ad essere un elemento di elevata attenzione, anche in considerazione dell’impatto che ha sulla percezione e fiducia nel mercato. Nel biennio il fenomeno, pur se dal 2012 mitigato dalle misure preventive dell’Autorità, non è ancora del tutto abbattuto, anche se è stato contenuto: l’incidenza dei reclami per contratti non richiesti rispetto al numero dei clienti serviti sul mercato libero è mediamente dello 0,15% circa nel settore elettrico e dello 0,09% nel gas.
Infine, anche a causa della crisi economica, risultano su livelli elevati e in moderata crescita le richieste di sospensione del servizio per morosità.
LE CONCLUSIONI
Quanto emerge dal Rapporto suggerisce quindi attenzione nel processo di accompagnamento regolatorio al pieno accesso dei clienti al solo mercato libero. Nell’ambito di tale processo è infatti fondamentale evitare che l’accelerazione della transizione al mercato libero sia caratterizzata da massicci trasferimenti di ricchezza dai clienti finali ai venditori del mercato libero. Questo potrebbe accadere qualora la rimozione dei sistemi di tutela avvenisse in modo repentino, consentendo ai venditori esistenti di innalzare i prezzi senza che i clienti finali possano reagire tempestivamente, sia per l’elevata concentrazione dell’offerta, sia per la mancanza di consapevolezza circa i benefici di prezzo ottenibili attraverso il cambio di venditore.