[Intervista a cura di: Rebecca Genesio]
Ogni giorno usciamo di casa, camminiamo per strada assorti nei nostri pensieri, stando a capo chino verso il cellulare, tra una telefonata o una mail e di rado ormai ci capita di alzare la testa e guardare ciò che ci circonda. Peccato. perché cambiando approccio può succedere di essere rapiti dalla visione di un palazzo bellissimo, diverso rispetto a quelli circostanti, e di scoprire che si tratta davvero della “casa più bella del mondo”: quella insignita di recente del premio “Building of the year” per la categoria Ristrutturazione, dalla rivista di settore Archdaily, che vanta milioni di lettori in tutto il mondo.
Il nome del gioiello è The Number 6 ed è la riconversione di Palazzo Valperga Galleani, in via Alfieri 6, a Torino: gemma del barocco piemontese, trasformato mediante un grande esempio di recupero architettonico, rispetto del patrimonio storico, tecnologia e domotica, eleganza ed estetica. Il progetto di valorizzazione dell’immobile è stato condotto dal Gruppo Building Engineering, che si è occupato del recupero di 6.500 mq di area, frazionati in 36 appartamenti con altrettanti box auto interrati, con un intervento artistico inedito per la città, e con soluzioni d’avanguardia per la gestione e manutenzione centralizzata dell’intero complesso.
Noi di Italia Casa e Quotidiano del Condominio siamo andati a fare due chiacchiere con il padre del progetto vincitore, Luca Boffa, amministratore delegato di Building Engineering per capire come si fa, in concreto, a creare “la casa più bella del mondo”.
Com’è nato il progetto “The Number 6”?
L’idea nasce dall’esigenza di modificare i 20 anni di storia precedente della società, che si è sempre occupata di progettare e costruire centri commerciali, retail park, aree industriali quando nessuno ancora li metteva in piedi, sia in Italia che all’estero, come ad esempio a San Pietroburgo. Nel 2010 abbiamo pensato di dare una svolta e impiegarci in qualcosa di nuovo; così, abbiamo iniziato cercando un appartamento da ristrutturare. Poi, quando siamo entrati in questo palazzo, ne abbiamo colto immediatamente la magia e la bellezza intrinseca, nonostante in quegli anni ospitasse solo uffici di banche. Quindi, a settembre 2010 sono iniziati i lavori su ben 6.500 mq di area, generati dall’unione di due palazzi: quello all’angolo di via Alfieri, che risale al 1663, e il prolungamento che dà su via XX Settembre, datato alla fine del 1700.
Ma quale valore aggiunto ha Palazzo Valperga Galleani rispetto ad altri palazzi storici della città?
Innanzitutto il palazzo – del 1600 – ha subito una trasformazione nel 1750 dall’architetto Barberis, diventando un esempio di architettura settecentesca. È un pezzo di storia della città di Torino, questo a prescindere dal lavoro che abbiamo fatto noi, e anzi è proprio per questo che abbiamo deciso di valorizzarlo, con ben 15.000 ore di restauro, che corrispondono a quasi due anni di lavoro, riportando il palazzo ai fasti di un tempo.
Archdaily vi ha premiato come “ la casa più bella del mondo”: com’è stato accolto questo riconoscimento?
Sinceramente non ce lo aspettavamo; quando abbiamo ultimato il progetto, abbiamo fatto fare delle fotografie da Piero Ottaviano per immortalare l’installazione “Il Giardino Verticale” di Ricki Ferrero, situata nella corte del palazzo, e tutto il lavoro fatto da noi per uso privato aziendale.
Nel momento in cui abbiamo ricevuto le foto, ci siamo resi conto del grande lavoro che avevamo svolto. A quel punto le abbiamo pubblicate sui nostri canali social, tramite Facebook, e da lì hanno cominciato a richiederci il materiale su The Number 6.
In questo modo siamo arrivati fino ad Archdaily, cui abbiamo chiesto di recepire il nostro lavoro e di partecipare al loro contest, nato nel 2009, insieme a più di 30.000 progetti in gara da tutto il mondo, firmati da archistar come Renzo Piano, Massimiliano Fuksas e altri. La giuria popolare, composta dai lettori di Archdaily ( circa 7 milioni di utenti) ha premiato il nostro progetto, ed è stato bello per noi, per tutti i collaboratori, gli architetti del nostro studio interno, che hanno contribuito a renderlo vincente. Per cui, grande felicità e soddisfazione da parte di tutta la squadra per la vittoria di questo premio internazionale.
Storicità, arte e innovazione insieme in un unico spazio: avete trovato la “chiave di volta” per la riqualificazione di tutti gli immobili di pregio?
Non so se abbiamo trovato la “chiave di volta” a dire la verità: per noi è stata una scommessa, puntando sul creare qualcosa di particolare. Si è ritenuto che un palazzo così antico ospitasse sicuramente opere di artisti, pittori, e infatti tutto il primo piano mobile era interamente affrescato, con volte bellissime, che noi abbiamo recuperato sfruttando il mecenatismo, ossia interpellando un artista che non ti dà nulla più che un contenuto, riuscendo a creare un spazio bello, che aiuta a vivere in maniera migliore.
Grazie al supporto artistico di Ricki Ferrero – un’istituzione sul light design a Torino – che ha creduto nel nostro progetto, abbiamo collaborato sulle idee da mettere in pratica e l’ottimo risultato è ben visibile a tutti.
Ma nel settore immobiliare si fa anche un gran parlare di risparmio energetico: quanto ha pesato questo aspetto nel vostro progetto di ristrutturazione?
Il risparmio energetico sui palazzi storici, a dire il vero, è un po’ difficile da conseguire. Nel caso specifico, si tratta di un immobile di 500 anni circa, costruito con crismi diversi. Nelle zone centrali di questi palazzi non si possono installare impianti fotovoltaici o sistemi similari, per cui quello che abbiamo fatto è, ad esempio, eliminare il gas dall’intera struttura, facendola diventare totalmente elettrico, unica fonte rinnovabile al momento possibile, con illuminazione a LED presente in tutto il palazzo. Ci siamo inoltre serviti di un impianto termico all’avanguardia che permette la gestione autonoma per il 90% di ogni appartamento. Le altre opere che abbiamo fatto riguardano, per esempio, il rifacimento dei serramenti di tutto il palazzo, ma bisogna tener conto del fatto che si tratta pur sempre di un palazzo del 1600.
Sarà possibile applicare il vostro progetto, a costi più contenuti, per la riqualificazione edilizia anche di immobili di minor pregio?
Sì certo, è una possibilità; c’è da dire che il vero problema di oggi è dal punto di vista finanziario, in quanto le imprese edili non vengono aiutate economicamente. Stesso discorso vale per un privato che vuole comprare casa, a meno che non abbia già una certa somma di denaro. Nel momento in cui viene risolto questo aspetto, invece che continuare a costruire sul nuovo, sarebbe importante andare nei centri storici delle città italiane e sistemare il patrimonio immobiliare esistente. Sicuramente la città di Torino, dal punto di vista della riqualificazione di aree storiche, si pone come esempio per l’Italia.
L’imprenditore deve avere il coraggio di investire quei soldi che, sulla totalità, cambiano la prospettiva di un’opera: nel caso di The Number 6, abbiamo realizzato sei piani di box interrato, la palestra, la spa ad uso esclusivo dei condòmini, portineria con alloggio annesso, opere d’arte, sistema di videosorveglianza e altri servizi. Se il tuo prezzo, a parità con un altro immobile, non si discosta poi così tanto, ma poi nel profondo ci sono tutti questi servizi a fare la differenza, è normale che poi le persone scelgano il valore aggiunto.
C’è da dire, infine, che è possibile creare un progetto altrettanto bello, anche in altre zone della città che necessitano di una valorizzazione e recupero edilizio.