[Intervista a cura di: Rebecca Genesio]
All’Università di Torino è stato attivato, per la prima volta, l’insegnamento di Diritto Notarile, grazie alla convenzione siglata tra il Dipartimento di Giurisprudenza e il Consiglio Nazionale dei Distretti Notarili Riuniti di Torino e Pinerolo. Il progetto offre un’opportunità davvero ghiotta per chi vorrà intraprendere questa professione nel futuro.
Noi di Italia Casa e Quotidiano del Condominio siamo andati a intervistare il notaio Giulio Biino (nella foto), presidente del Consiglio Nazionale dei Distretti Riuniti di Torino e Pinerolo, uno dei fautori della novità didattica. Oltre a parlare del corso universitario, ne abbiamo approfittato per capire la posizione del Notariato a seguito del recente DDL Concorrenza, che, in estrema sintesi, prevede che alcune transazioni immobiliari e societarie siano effettuate senza controllo notarile.
Come e da chi è nata l’idea di attivare l’insegnamento del Diritto Notarile all’università?
È stata un’iniziativa congiunta del Consiglio Notarile di Torino e del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino. Ci siamo resi conto che il corso di Diritto Notarile era presente sperimentalmente solo a Napoli e Bologna, ma nel resto d’Italia, e soprattutto al Nord, non ve ne era traccia. Ci siamo convinti che fosse un’esigenza da soddisfare, in quanto il Diritto Notarile ingloba diverse materie che richiedono una preparazione specifica. Si tratta, quindi, di un vero e proprio indirizzo tematico, e come tale non può essere mutuato, così come è sempre stato fatto, dalle altre materie. L’Università ha assolutamente condiviso questa necessità, ed ecco che si è attivata la sinergia per la creazione del progetto.
In che cosa consiste il corso e quali saranno, nello specifico, le attività che svolgerà il Centro Studi di Diritto Notarile?
L’organizzazione didattica è ovviamente lasciata all’Università. Il corso è di 40 ore, con un docente che è stato individuato di concerto dal Consiglio Notarile e dal Dipartimento di Giurisprudenza, che nella fattispecie è il notaio Piero Boero, autore di numerose pubblicazioni illustri.
Alle lezioni, che comprenderanno materie specifiche di diritto civile, diritto commerciale, diritto successorio e legge notarile, si affiancherà un’attività seminariale, che verrà svolta congiuntamente dal docente, coadiuvato da altri collaboratori e dallo stesso Centro di Studi Notarile, che si occuperà di coordinare l’attività nel suo insieme.
Sarà un’opportunità importante e interessante per gli studenti, i quali, fin dalla giornata di orientamento che si è svolta a febbraio, si sono dimostrati molto interessati al fatto che fosse stato attivato un indirizzo specifico. Ciò dimostra che c’era una certa “domanda di mercato” a cui bisognava dare una risposta.
È un progetto che, in futuro, potrà essere condiviso anche dalle altre università italiane attraverso il Consiglio Nazionale del Notariato?
Io credo di sì; formalmente non conosco le dinamiche organizzative e amministrative, per cui non so se l’Università degli Studi di Torino, sotto questo punto di vista, abbia rapporti con le altre facoltà. È probabile, però, che ci sarà una sinergia con l’Università del Piemonte Orientale, ma al momento non si è attivato ancora nulla in questo senso.
Di recente è stato approvato il DDL Concorrenza, contro il quale c’è stata la forte presa di posizione del Consiglio Nazionale del Notariato. Lei ritiene che la figura del notaio possa uscirne ridimensionata? E in questo nuovo scenario, come si inquadra questo nuovo corso universitario?
Il problema di fondo del DDL Concorrenza è che noi siamo assolutamente convinti che non dia alcun beneficio al cittadino, creando invece gravissime difficoltà al sistema. Se noi vedessimo nel DDL Concorrenza un vantaggio per le persone, potremmo discuterne, o quanto meno metteremmo sulla bilancia un probabile o certo dissesto del sistema, controbilanciato da un innegabile beneficio per i cittadini. Il fatto di traslare parte delle competenze dal notaio all’avvocato porterà soltanto danni, a fronte di un sistema di costi che rimarrà pressoché invariato, ma con sicura diminuzione delle garanzie per la popolazione, visto che il notaio, in quanto pubblico ufficiale, è tenuto ad una serie di adempimenti che invece l’avvocato, così come prospettato dal DDL, non è tenuto a dover seguire. Ecco quindi che noi vediamo solo innumerevoli problemi per il sistema e nessuna opportunità.
Quello che cerchiamo di far capire all’opinione pubblica e alla categoria degli avvocati è che questa non è una guerra tra Ordini, non è una battaglia tra notariato e avvocatura, anch’essa, dubbiosa sui vantaggio nella traslazione di competenze. Si tratta, quindi, di un conflitto in favore delle istituzioni: il notaio è una parte dello Stato, dispone di un sigillo che riporta il timbro della Repubblica Italiana, svolge in quanto pubblico ufficiale delle attività per lo Stato, per cui non si vede il motivo per il quale le nostre mansioni possano essere svolte da altri che non abbiano sostenuto il nostro concorso. Un conto è sostenere un esame di Stato, un conto è sostenere un concorso. Noi riteniamo che, soprattutto per quanto concerne la norma sulle traslazione delle competenze, non possa essere negoziata e vogliamo che venga stracciata, perché generatrice di difficoltà al sistema senza vere opportunità.
Per quanto riguarda il corso appena attivato, la nostra preoccupazione è volta ad una possibile disaffezione verso la professione; è chiaro che una campagna mediatica che porti a equiparare la funzione notarile a quella degli altri professionisti può generare la convinzione nei giovani che quella dei notaio sia assimilabile a quella dell’avvocato o ad altre. Noi siamo assolutamente convinti della specificità del nostro lavoro, così come di quella dell’avvocatura, ma certamente sono realtà diverse; questo calderone in cui si tende a mescolare tutto, nell’ottica del corso universitario, potrebbe portare a pensare che sia inutile diversificare, ma noi siamo certamente convinti del contrario.
Vi siete chiesti, allora, il motivo per il quale è stato approvato il DDL Concorrenza?
Dietro questo DDL Concorrenza ci sono i poteri forti, ossia le banche e le assicurazioni.
Il disegno tende a conglobare, nell’ambito della banca, una serie di attività utili per proporre un pacchetto completo costituito da un parco immobili da vendere, la stipulazione dell’atto con i suoi legali interni, l’accensione di un mutuo e infine l’assicurazione. Il cittadino, così facendo, avrebbe il necessario grazie all’istituto bancario: tutto ciò comporterebbe l’assoluta mancanza della terzietà delle parti garantita dalla figura del notaio. Non vediamo, allora, quali possano essere i vantaggi per il cittadino, visto che la concorrenza stessa si ritroverebbe danneggiata, a beneficio dei soli istituti bancari.
Si consideri che in Italia, con l’attuale sistema notarile, il contenzioso post stipule del comparto delle compravendite immobiliari è pari allo 0,03%; invece, nei paesi anglossassoni, in cui non è presente la figura del notaio, il contenzioso post rogito si aggira intorno al 20-30%. Premesso che secondo noi non sono equiparabili i costi preventivi del notaio rispetto ai costi successivi dell’avvocato, allora non si capisce quali benefici possano trarne i cittadini che, ad ora, si trovano invece in un sistema organizzato, che funziona, che ha un contenzioso ridotto, a fronte di un sistema che potrebbe generare controversie ben superiori a quelle attuali.
In ultimo, noi facciamo fatica a capire come questo DDL sia stato portato avanti dal Ministero dello Sviluppo Economico, quando invece il ministero da cui dipende il notariato è quella della Giustizia.
Auspichiamo, quindi, la possibilità di dialogo e chiarimento con le forze governative.