[Intervista a cura di: Rebecca Genesio]
Italia Casa e Quotidiano del Condominio hanno già presentato l’attivazione dell’insegnamento del Diritto Notarile all’Università di Torino, grazie alla convenzione siglata tra il Dipartimento di Giurisprudenza e il Consiglio Nazionale dei Distretti Riuniti di Torino e Pinerolo.
Dopo aver incontrato il notaio Giulio Biino, presidente del Consiglio Nazionale dei Distretti Riuniti di Torino e Pinerolo, è adesso la volta della professoressa Laura Scomparin, direttrice del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino, per un approfondimento dal punto vista anche didattico.
Il Diritto Notarile all’Università è la nuova offerta didattica del Dipartimento di Giurisprudenza in collaborazione con il Consiglio Notarile di Torino: perché è stato attivato il corso?
Si tratta di un tema che in parte viene affrontato da diversi nostri colleghi, in quanto il Diritto notarile è una materia trasversale che interessa settori di Diritto civile, Diritto commerciale e anche profili di Diritto penale; quindi avere uno sguardo unitario, dal punto di vista teorico, ci sembrava importante. Non solo: l’idea della collaborazione con l’Ordine dei Notai è nata da un’esigenza che sempre più avvertiamo: offrire ai nostri studenti riscontri concreti rispetto ai contenuti formativi. Ascoltare la voce di un professionista può infatti trasmettere la testimonianza pratica del mestiere, con esempi e problematiche tangibili.
Ma in che cosa consiste e come è strutturato il piano didattico?
Il corso è costituito da una parte più teorica e una affidata ad un docente iscritto all’Ordine dei Notai. Le materie proposte spaziano in tutto lo scibile del contesto notarile, ossia riguardano sia aspetti prettamente civilistici, sia spunti di diritto commerciale, oltre che tutto quanto concerne i rapporti tra il notariato e la gestione delle società. Ciò che caratterizza il contenuto didattico è il fatto che il docente lavorerà molto sui casi: è una prassi che io, come direttrice, ho cercato di portare all’interno dell’Università, suggerendo uno sguardo all’applicazione concreta del diritto. Tutto ciò risponde anche alle caratteristiche degli studenti di oggi, i quali apprendono molto di più se hanno di fronte il caso specifico e se partecipano attivamente alla comprensione di ciò che si sta insegnando, quindi, appunto, lavorando concretamente sui casi.
È una filosofia didattica che, per gli strumenti di oggi, è sicuramente più adatta rispetto alla tradizionale lezione catedratica, per trasmettere messaggi che restano di più nel tempo. È una tipologia di apprendimento più dinamica, anche perché questa generazione di ragazzi è abituata ad agire, ad imparare applicandosi direttamente, senza “leggere il libretto delle istruzioni”. I ragazzi fanno più fatica ad apprendere solo leggendo i libri di testo, e invece imparano di più e hanno una migliore memorizzazione dei concetti quando li vedono applicati in concreto.
Questa è un po’ una sfida che su vari settori stiamo cercando di portare avanti, e in questo contesto, ovviamente, passava attraverso la collaborazione con l’Ordine dei Notai, i quali si sono dimostrati molto aperti e molto attenti; i notai sono professionisti che, un po’ come gli avvocati, hanno un’immagine molto tradizionale. Invece il Consiglio Notarile di Torino è risultato estremamente dinamico nel condividere pienamente questo tipo di approccio.
Nel Nord Italia siete i primi ad aver attivato questo corso di studi: l’obiettivo è diventare modello per le altre Facoltà e punto di riferimento per i giovani notai di domani?
Nell’ambito della Convenzione che abbiamo siglato il mese scorso, l’insegnamento del diritto notarile era uno degli elementi caratterizzanti; oltre a questo, c’è l’istituzione di un Centro studi di diritto notarile presso il Dipartimento di Giurisprudenza di Torino, co-gestito dal Consiglio dell’Ordine dei notai e dai colleghi che si occupano maggiormente di questi temi. Quando si propongono esperienze innovative bisogna necessariamente avere la voglia di porsi come spinta verso il cambiamento.
A proposito di cambiamenti: Il Ddl Concorrenza, con i suoi contenuti contestati proprio dai notai, è stato approvato in concomitanza con l’inizio del corso: non crede che possa scoraggiare coloro che avevano deciso di affrontare questo lungo cammino?
Personalmente ho visto, in questi mesi in cui abbiamo attivato il corso, un interesse che non mi aspettavo, perché il notariato è una professione tradizionale e di difficillissimo accesso, ed è sempre stata un’attività di nicchia; ebbene, nonostante ciò l’interesse suscitato è stato decisamente superiore rispetto alle previsioni. Il corso è per noi un modo per rispondere all’esigenza di dare una formazione specifica rispetto ad un percorso che porterà ad un inserimento lavorativo. È chiaro che l’estrema selettività comporti anche un’alta qualità, quindi gli studenti che effettivamente affrontano questo corso, che sono quelli che hanno dei progetti importanti rispetto alla carriera, sono spesso gli studenti più validi e bravi dal punto di vista del risultato finale. Non penso che il Ddl Concorrenza possa scoraggiare chi ha sogni precisi, al di là delle gabbie legislative che lo Stato impone; direi quindi di non aver visto alcun tipo di calo di interesse o demoralizzazione da parte degli studenti.
Cosa consiglia a chi inizierà il corso?
Secondo me, oggi bisogna studiare con un tipo di approccio nuovo, e quindi sì leggere i testi, ma anche mettersi in gioco confrontandosi con la realtà. Portare dei professionisti sui banchi dell’università e farli lavorare insieme ai professori tradizionali, ha proprio questo significato, ossia aiutare gli studenti a unire didattica e realtà. Direi quindi ai ragazzi: “Siate curiosi e provate ad imparare con un approccio diverso le cose più consuete per la nostra cultura giuridica”.