La vicenda è singolare, e a riportarla è l’Anapi, secondo il cui resoconto, in un paesino in provincia di Messina, l’organizzazione comunale preposta alla nomina dell’amministratore di condominio per degli alloggi comunali non avrebbe confermato la nomina di un amministratore condominiale aderente appunto all’associazione, in quanto poco chiare le spettanze delle stesse cariche politiche interessate a determinare tale nomina.
Come ricorda Anapi in una nota, “Vi sono elenchi di amministratori interessati e disponibili alla gestione di questi alloggi comunali, ma purtroppo le nomine ufficiali vanno vanificate nonostante vi siano state tutte le intenzioni e tutte le disponibilità degli stessi inquilini e proprietari che hanno riscattato la quote, a scegliere un proprio amministratore di condominio che gestisca appunto la proprietà comune in condivisione con gli altri inquilini e/o proprietari. È bene inoltre sottolineare che la nomina degli amministratori, come sappiamo, potrebbe nascere anche in virtù di un’esigenza di regolamentare i rapporti fra i condòmini proprietari degli alloggi già riscattati e lo stesso Comune per una supervisione più chiara della stessa rendicontazione di chi risulta ancora inquilino”.
La risposta del ufficio consulenza Anapi è stata quella di osservare e seguire con molta attenzione questa vicenda “in quanto – conclude la nota – la mancata gestione delle parti comuni dell’edificio può ovviamente comportare pendenze di pagamenti o pericolosi decreti ingiuntivi da parte di terzi creditori o di imprese di manutenzione ascensori o altri impianti di pertinenza, che a loro volta produrranno eventualmente altri danni economici sia agli stessi inquilini e/o proprietari che allo stesso Comune di riferimento.