Ricordate il pasticcio Imu/Tasi del 2014? Per i (pochi) contribuenti che avessero la memoria corta, l’inferno assunse le sembianze di una corsa contro il tempo: dapprima ad opera dei Comuni, nel tentativo di deliberare le aliquote entro la scadenza di fine maggio fissata per la chiusura dei bilanci di previsione e, quindi, entro il termine di metà giugno stabilito per il pagamento degli acconti Tasi ed Imu. E di riflesso, a carico dei contribuenti, che nell’imminenza del primo versamento ancora non sapevano per certo quanto dovessero sborsare.
“Dal 2015 cambierà tutto”, si sentenziò allora. E la previsione (o forse sarebbe meglio dire l’auspicio) si basava in buona parte sull’introduzione già da quest’anno della Local Tax, sostitutiva delle imposte sulla casa e di altri svariati balzelli locali. Come è noto, invece, la tassa locale scatterà solo l’anno venturo. E, a prescindere che questo rinvio sia un bene o un male per le tasche dei proprietari di immobili, di certo non giova al sospirato snellimento della burocrazia.
Per spiegare il nodo, facciamo un piccolo ma significativo passo indietro.
Nei giorni scorsi il Governo ha sostanzialmente dato il via libera alla richiesta dell’Anci di fissare al 30 luglio il termine per i bilanci preventivi 2015. L’accordo, come sottolineato da parte della stessa associazione dei Comuni, ha il duplice vantaggio di facilitare il negoziato in corso tra sindaci ed Esecutivo e di consentire ai Comuni (un migliaio dei quali, peraltro, sono prossimi alle elezioni) di redigere i bilanci in un quadro di maggiori certezze, anche tenendo conto delle misure finanziarie che saranno contenute nel decreto enti locali in via di definizione. Tra queste ultime, come è noto, spicca il possibile ripristino del fondo 2014 Imu-Tasi di 625 milioni.
Ora, considerando che ben pochi Comuni, ad oggi, hanno comunicato al Dipartimento delle Finanze le aliquote di Imu e Tasi (vedi anche servizio a pag. 3), la proroga dei termini per l’approvazione dei bilanci previsionali non può che dare una boccata d’ossigeno alle Giunte locali. E – almeno in teoria – potrebbe semplificare la vita anche ai contribuenti, facendo in modo che nella quasi totalità dei casi il primo versamento delle imposte sul mattone sia calcolato con le aliquote del 2014.
Perché è importante questo aspetto? Perché il rischio più grave che si sta materializzando è quello relativo ai cosiddetti bollettini di pagamento precompilati. Senza ripercorrere nel dettaglio tutta l’evoluzione normativa in materia, basti sapere che, nei casi in cui il contribuente lo richieda espressamente, il Comune è obbligato ad inviargli a casa il modulo per effettuare il versamento, contenente l’esatto importo da corrispondere. E, a un mese dalla scadenza del pagamento, pochissimi uffici comunali sono strutturati per far fronte a richieste che dovessero pervenire da un numero cospicuo di cittadini. Facile immaginare quale sarebbe il risultato: moduli spediti in ritardo, Caf presi d’assalto, circolari per consentire proroghe senza more; e polemiche infinite, tra opposizione e maggioranza, e all’interno di quest’ultima.
Che il problema resti a monte, è indiscutibile. Perché una giungla di aliquote, detrazioni, scadenze, esenzioni, casi particolari, come quella con la quale sono alle prese gli italiani (in verità, non solo in merito alle tasse sulla casa) è francamente intollerabile, così come è inaccettabile che la parola “semplificazione” non accenni ancora a tradursi in azioni efficacemente concrete per burocratizzare il Paese. Che, poi, da un lato il 730 pre-compilato e dall’altro la futura introduzione della Local Tax siano davvero in grado di sbrogliare la matassa, è ancora tutto da dimostrare.
Intanto, non resta che sperare che dalla prima tornata di Imu e Tasi escano indenni non tanto le tasche (perché così non sarà) quanto almeno le virtù di pazienza e condiscendenza di cui i proprietari di immobili stanno facendo sfoggio ormai da anni.