Una rondine non fa primavera. È questa l’estrema sintesi del commento di Valerio Angeletti, presidente nazionale di Fimaa (la Federazione italiana mediatori agenti d’affari aderente a Confocommercio) ai dati sulla crescita del Prodotti Inerno Lordo, correlati a quelli sull’andamento del mercato immobiliare.
Come precisa Angeletti, “siamo fiduciosi sui dati positivi del Pil, in linea col sentiment degli operatori Fimaa che fotografano una leggera ripresa delle compravendite, aiutata dal tenue aumento dei mutui erogati, da un clima di fiducia migliorato tra i clienti-consumatori e dalla ripresa del mercato Usa, ma non basta. La pressione fiscale sugli immobili nel nostro Paese non vuol saperne di ridursi e ha raggiunto ormai cifre da record. Mentre a Londra i laburisti hanno perso le elezioni sulla Mansion tax sugli immobili, che avrebbe penalizzato il mercato immobiliare e portato alla fuga degli investitori stranieri, in Italia dall’inizio della crisi economica per i proprietari di immobili il conto delle tasse è diventato sempre più salato. Ci siamo mai chiesti perché l’Italia, nonostante il suo forte appeal internazionale, non sia la destinazione preferita degli investitori globali del settore immobiliare?”.
Una domanda retorica, considerando che – anche obiettivamente parlando – la risposta è già sotto gli occhi di tutti, e Angeletti la ripropone: “Non sono sufficienti la buona congiuntura internazionale e la ripresa del mercato immobiliare americano, che dalla grande depressione del 1929 al crac di Lehman Brothers del 2008 ha influenzato nel bene e nel male l’economia e le crisi mondiali; né bastano il migliorato clima di fiducia di famiglie e imprese e i provvedimenti varati finora dal governo per assicurare una vigorosa ripartenza dell’economia del settore e dell’Italia intera. Non finiremo mai di ripeterlo: per la ripresa servono meno tasse a partire dalla riduzione della pressione fiscale sugli immobili”.