Nel presentare con entusiasmo il nuovo accordo locale sugli affitti a canone concordato degli alloggi di Milano,il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici, aveva fatto riferimento ad alcune rappresentanze degli inquilini che avevano preso le distanze dall’intesa, auspicando che anch’esse potessero arrivare ad aderirvi. Ebbene, tali realtà sono Sicet e Unione Inquilini. E, a giudicare dalla nota congiunta diffusa, non pare che vi siano gli estremi per trovare un punto d’incontro.
Nel documento, a firma di Leo Spinelli per il Sicet e Bruno Cattoli per l’Unione Inquilini, si legge senza mezzi termini: “Non abbiamo firmato il nuovo accordo locale poiché in totale disaccordo con i valori di affitto previsti e con alcune parti normative previste. Anzi, ci stupiamo che i rappresentanti di Sunia, Uniat e Conia, incredibilmente, abbiano deciso di aderire alla bozza di Confedilizia, rinunciando istantaneamente alla proposta sindacale unitaria faticosamente raggiunta e avanzata nel corso dell’ultimo incontro di trattativa. I sindacati inquilini che hanno firmato l’accordo non sono i più rappresentativi, né in senso relativo né in senso assoluto, e si sono assunti la grave responsabilità di rompere l’unità sindacale con un atteggiamento sconcertante e totalmente subordinato alle posizioni della Confedilizia. Un comportamento incomprensibile, tanto più che l’accordo è fortemente peggiorativo rispetto a quello precedente, sia sulla parte normativa sia su quella economica, e prevede affitti superiori a quelli richiesti sul libero mercato dalle singole proprietà immobiliari”.
Quindi, Sicet e Unione Inquilini snocciolano alcuni esempi concreti: “In zona Frattini, un’immobiliare proprietaria di 1.800 appartamenti oggi, a libero mercato, chiede come massimo 117 euro al metro quadrato: in virtù del nuovo accordo potrà arrivare a pretenderne 130 e ad ottenere dei robusti sconti fiscali. Solo sull’Imu il Sicet stima che il beneficio si aggirerà intorno al mezzo milione di euro. Un altro caso? Una società proprietaria di circa 2mila alloggi a Milano e provincia, attualmente in uno stabile di un centinaio di appartamenti in zona San Siro fa pagare 100 euro al metro quadrato: grazie all’accordo potrà incassarne 128 (oltre ai già citati benefici fiscali). E di esempi se ne potrebbero fare tanti altri. Le migliaia di famiglie che sono titolari di contratti a canone concordato in abitazioni di aziende private o di enti pubblici (Enpam, Inps, Pio Albergo Trivulzio, Fondazione Cà Granda, Golgi Redaelli…) rischiano di vedersi aumentati gli affitti in modo considerevole. Si tratta di un vero regalo alla proprietà edilizia e di un ulteriore schiaffo alla tutela degli inquilini che cercano casa in affitto. L’unico effetto che avrà sarà quello di aumentare gli affitti nelle grandi proprietà e a quelli che il canone concordato già lo pagavano”.
Ma per le due sigle sindacali, il problema è anche di più vasta portata: “L’accordo, oltre a provocare un danno agli affittuari, non servirà ad affrontare la questione degli sfratti e dell’emergenza abitativa a Milano. Le famiglie che già oggi non riescono a pagare gli affitti, da domani si troveranno ancora più in difficoltà. Sugli esiti di questo scellerato accordo ha pesato molto la continua pressione da parte dell’assessore alla Casa Benelli, intervenuta più volte – e non solo pubblicamente – per accelerare i tempi della trattativa e indicando in alcuni casi i valori di canone possibili. Un intervento improprio, tutto teso a legittimare l’Agenzia Sociale per la Locazione, unica azione concepita dal Comune sull’emergenza abitativa, fortemente voluta dallo stesso assessore Benelli, più volte lanciata mediaticamente, sulla quale sono state messe risorse per quasi 8 milioni di euro e che, allo stato attuale, è risultata del tutto priva di efficacia nell’affrontare e risolvere i problemi delle famiglie con sfratto per morosità incolpevole”.
Duro l’attacco nei confronti del titolare della delega alla Casa: “All’assessore e al suo Assessorato servirebbe un maggiore senso della realtà. In compenso il Comune di Milano non interviene per ricollocare le famiglie sfrattate in mezzo alla strada, non permette ai cittadini di presentare le domande di emergenza, rinvia i tempi del Bando Generale di assegnazione delle case popolari. Sarebbe opportuno che l’assessore Benelli incominciasse a ragionare su qual è il suo ruolo e se è in grado di sostenerlo nell’interesse delle famiglie in emergenza abitativa”.
Nei giorni scorsi Sicet e Unione Inquilini hanno diffidato il Comune di Milano dall’applicare i benefici fiscali e dal corrispondere contributi in caso di affitti superiori a quelli già richiesti a libero mercato. I due sindacati hanno inoltre già organizzato all’interno dei caseggiati delle grandi proprietà e con gli inquilini individualmente una raccolta di firme su una petizione che chiede a Sunia, Uniat e Conia di ritirare immediatamente la firma dall’accordo locale. Una prima assemblea dei Comitati svoltasi lo scorso 17 giugno ha visto la partecipazione di circa 130 persone.