[A cura di: Corrado Sforza Fogliani – pres. centro studi Confedilizia]
La stima effettuata circa le ingenti perdite economiche che la gestione degli immobili comunali ha comportato negli anni per l’amministrazione romana (e quindi per i contribuenti), vale più di tante parole a spiegare la situazione, purtroppo non isolata, dinanzi alla quale ci troviamo. Non siamo, infatti, di fronte a una novità. Tra affittopoli e svendopoli, siamo al ventennale. Il primo grande scandalo saltò fuori nel 1995 a seguito di una segnalazione della Confedilizia. E riedizioni, in una forma o nell’altra, si ebbero almeno cinque o sei volte, a livello nazionale o locale. Il punto è che sempre si critica, sempre se ne fanno fatti personali, più o meno a scopo scandalistico e a bersaglio prefissato, ma non si affronta mai il tema vero, che è quello di cambiare sistema: se non si spendessero soldi per dotare ogni ente di un proprio patrimonio, il clientelismo e la corruzione sarebbero sconfitti.
Il sistema dei bonus, da consegnarsi ai disagiati perché li spendano con chi vogliono per affittare, innescando un favorevole meccanismo di concorrenza, sarebbe il vero antidoto. L’abbiamo sempre proposto ma la politica, salvo casi di buongoverno, non lo ha mai accettato.
Si tratta di un sistema che consentirebbe a Stato e Comuni di ridurre a un terzo la spesa pubblica per l’emergenza abitativa. Presuppone, però, che Stato e Comuni rinuncino ad ogni pretesto per fare una politica clientelare, basata su edilizia pubblica mal gestita e alloggi per i senza tetto nei residence. Una politica che non serve a niente, se non ad alimentare la spesa, come dimostra chiaramente la situazione fallimentare attuale.
Se si vuole ampliare l’area dell’affitto al livello dei Paesi anche europei nei quali esso non è stato ucciso da leggi come l’equo canone e dalla tassazione, non c’è che il sistema dei bonus, non a caso seguito dai Paesi in cui il diffondersi della locazione non è condizionato da clientelismo e interessi nascosti. Ma per assicurare la mobilità sul territorio delle forze di lavoro e degli universitari, i Comuni saranno disposti a spendere meno? Il problema, paradossalmente, è questo.