[Intervista a cura di: Vincenzo Perrotta]
Tra le misure previste dal cosiddetto decreto “Sblocca Italia”, il baratto amministrativo è quella che consente di trasformare i debiti contratti dal cittadino verso il fisco in lavori socialmente utili. Il primo municipio d’Italia ad aver adottato un regolamento comunale in grado mettere in pratica questa misura è Invorio, un piccolo comune della provincia di Novara, amministrato dal sindaco Dario Piola. Quadro normativo di riferimento è l’articolo 24 della legge 164 del novembre 2014, che prevede “agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio”. In altre parole, viene offerta la possibilità di ridurre o esentare dai tributi comunali i cittadini incapaci di pagare, a fronte di interventi per la riqualificazione del territorio, quali lavori di pulizia, manutenzione, abbellimento delle aree verdi, piazze o strade, interventi di decoro urbano, recupero e riuso di aree e beni immobili inutilizzati o valorizzazione di una zona del territorio.
E così, quello di Invorio è divenuto un caso di portata nazionale. Italia Casa e Quotidianodelcondominio.it hanno intervistato il sindaco Piola per capire come sia nata e che cosa preveda l’iniziativa.
Sindaco Piola, ci racconti come è riuscito rendere efficace il baratto amministrativo.
Come molti altri Comuni italiani, anche noi cerchiamo di dare una mano agli inquilini morosi non colpevoli che non riescono a pagare l’affitto perché versano in condizioni economiche difficili. Una delle persone che abbiamo aiutato l’anno scorso, mi ha contattato successivamente per chiedermi che cosa potesse a propria volta fare per il Comune. Il problema era che, nonostante avessimo bisogno di sopperire alla carenza di personale, all’epoca non potevamo fare molto: avevamo esaurito il tetto massimo di voucher che potevamo richiedere per aprire una posizione lavorativa e non potevamo inserire nuove persone per lavori di pubblica utilità. Poi è uscito lo “Sblocca Italia” che ci ha consentito di trovare una soluzione che ci permettesse di conciliare le necessità del Comune con la volontà del nostro concittadino. A questo proposito, ci tengo a sottolineare che noi non abbiamo inventato niente. L’unica cosa che abbiamo fatto è interpretare nel modo giusto una legge dello Stato ed essere riusciti a risolvere i problemi e le carenze che erano al suo interno e che ne ostacolavano l’applicazione.
Come si fa per partecipare? Avete avuto molte richieste?
Secondo il regolamento, possono partecipare al baratto amministrativo soltanto le persone maggiorenni, che si trovano in una situazione di forte disagio economico, disoccupati e con certificazione ISEE molto bassa, inferiore a 8500 euro. La domanda andava presentata direttamente al Comune e doveva essere dotata degli allegati che certificassero la condizione di disagio economico. Le domande che abbiamo accolto per ora sono state tre in tutto.
Il primo progetto è partito ancora prima della scadenza, il 20 luglio, e riguarda un concittadino sessantenne, disoccupato, che versa in una situazione di grave sofferenza abitativa e ha avuto problemi nel pagamento sia della Tari che dell’affitto. Il suo operato durerà per circa 2 mesi, precisamente quattro ore al giorno per cinque giorni alla settimana, per sette settimane, il che corrisponde a un intervento di 1100 euro totali.
A parte questa situazione, ci sono altre due persone che hanno presentato domanda. I loro progetti sono in questo momento al vaglio degli uffici comunali e partiranno nei prossimi giorni.
Generalmente si tratta di interventi di pulizia e di manutenzione dell’arredo urbano, anche se l’art. 24 prevede che vengano privilegiate quelle attività che comportino la creazione di nuove forme associative sul territorio.
Quali sono state le difficoltà che avete dovuto affrontare per rendere operativa questa misura?
L’accelerazione su questo provvedimento l’abbiamo data, non per essere i primi della classe, ma per necessità. Lo Stato ci ha dato gli strumenti, sulla carta, per risolvere un problema di carenza di manodopera molto presente nel nostro Comune; strumenti che andavano tradotti in un regolamento attuativo. Inoltre siamo stati molto fortunati ad avere subito una persona molto ben disposta a lavorare per pagare le tasse. Anche il fatto di trovare qualcuno che voglia lavorare senza ricevere un compenso monetario non è una cosa semplice.
Dal punto di vista burocratico, una delle cose più difficili per partire è stata quella di stabilire la corrispondenza economica del costo orario del lavoro. Per farlo abbiamo utilizzato delle fonti di paragone, dei punti di riferimento e ci siamo allineati al costo orario delle ore socialmente utili e al valore dei voucher per il pagamento, di 7,5 euro all’ora.
Come si sente ad essere “i primi della classe”?
Abbiamo deciso di mettere in piedi questa iniziativa per avere un pensiero in meno da dover gestire. Invece mi sono trovato ad affrontare un problema collaterale che non avevamo calcolato e che sta rallentando il mio lavoro: quello della notorietà. Sono tanti i Comuni amici, interessati al baratto amministrativo, che in questi mesi ci hanno contattato per chiedere informazioni su come mettere in pratica questo provvedimento. Credo dipenda dal fatto che grazie al baratto amministrativo molti Comuni come Invorio potranno riuscire ad aggirare il problema del blocco delle assunzioni generato dal patto di stabilità, che oggi rappresenta uno dei maggiori problemi che le amministrazioni locali si trovano ad affrontare.