L’eco delle dichiarazioni del premier Renzi sulla volontà di mettere mano all’imposizione fiscale, partendo dall’abolizione della tassa sull’abitazione principale non si è ancora sopita. E sul tema, in un’ottica più complessiva, interviene Confedilizia, diffondendo alcuni dati relativi alla tassazione sugli immobili.
In particolare, come rimarca l’associazione della proprietà, nel 2014 il gettito di IMU e TASI è stato di circa 25 miliardi di euro, mentre fino al 2011 il gettito dell’ICI era stato di circa 9 miliardi di euro. Le imposte locali sugli immobili si sono quindi quasi triplicate rispetto al 2011. Dal 2012, i proprietari versano ai Comuni 15/16 miliardi di euro in più ogni anno, e il carico di imposte patrimoniali (IMU e TASI), nel quadriennio 2012-2015, può stimarsi in 94 miliardi di euro.
Peraltro, sempre secondo i calcoli di Confedilizia, oltre alle imposte di natura patrimoniale, che sono una peculiarità del settore (e tra le quali bisogna considerare anche le imposte di scopo), la proprietà immobiliare paga ogni anno altri 20 miliardi circa di tributi:
* di tipo reddituale (IRPEF, addizionale regionale IRPEF, addizionale comunale IRPEF, IRES, IRAP);
* sui trasferimenti (imposta di registro, IVA, imposte ipotecarie e catastali, imposta di bollo, imposta sulle successioni e sulle donazioni);
* legati ai servizi (tassa sui rifiuti, tributo provinciale per l’ambiente, contributi ai Consorzi di bonifica, tassa occupazione spazi pubblici ecc.).
A giudizio del presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa,“Questi dati dimostrano come l’imposizione tributaria sugli immobili necessiti di un intervento di riduzione a tutto tondo: per ragioni di equità e per porre rimedio ai danni provocati da una politica fiscale sbagliata. Il numero di compravendite è crollato proprio a partire dal 2012, anno di introduzione dell’IMU, e il mercato non accenna a riprendersi. Stessa sorte hanno subìto le mille attività che riescono a sopravvivere solo in presenza di un mercato immobiliare sano: fallimenti e licenziamenti non si contano più, così come innumerevoli sono i locali commerciali con le saracinesche abbassate. In fortissima crisi – sempre per l’eccesso di tassazione – versa anche l’affitto, abitativo e non abitativo, con tutte le conseguenze di ordine sociale ed economico che possono immaginarsi. Vi è poi la caduta dei consumi causata dalla perdita di valore degli immobili (stimata in circa 2.000 miliardi) e dall’effetto che tale riduzione ha prodotto su milioni di proprietari. Per rispondere a questa situazione drammatica serve una risposta forte e complessiva, una riduzione fiscale che riguardi tutti gli immobili”.