Non è che non credano alle rassicurazioni di Renzi. Tuttavia, la cancellazione delle imposte sulla prima casa annunciata dal premier non lascia tranquilli i sindaci italiani, che per voce del presidente dell’Anci, Piero Fassino, enunciano le loro priorità in vista della legge di stabilità: “Chiudere la stagione dei tagli verso i Comuni, superare il Patto di Stabilità sbloccando le risorse congelate e, a fronte del superamento di Tasi ed Imu, assicurare ai Comuni l’equivalente pari ad almeno 5 miliardi, verificando la fattibilità del taglio a svantaggio di Città Metropolitane ed enti di area vasta per il 2016 e 2017”.
Le richieste sono emerse da un vertice che ha visto la presenza anche del coordinatore delle Città metropolitane e sindaco di Firenze, Dario Nardella e dei sindaci metropolitani Enzo Bianco (Catania), Luigi Brugnaro (Venezia), Antonio Decaro (Bari), Luigi de Magistris (Napoli), Ignazio Marino (Roma), Leoluca Orlando (Palermo), Giuliano Pisapia (Milano), Massimo Zedda (Cagliari) e Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria).
I soldi restano dunque la priorità. “Tra le questioni che l’Anci giudica essenziali – commenta il primo cittadino di Torino – spicca innanzitutto la chiusura definitiva di una stagione di leggi di bilancio caratterizzate dal taglio di risorse ai Comuni. In quest’ottica, non può non assumere centralità la questione relativa al taglio della Tasi sulla prima casa e dell’Imu agricola. Tale decisione deve essere accompagnata dalla garanzia ai Comuni di risorse equivalenti, che complessivamente ammontano ad una cifra intorno ai 5 miliardi”.
Ma fino ad ora non si era parlato “soltanto” di 3,6 miliardi? “Quella cifra – puntualizza Fassino – serve a coprire la Tasi sulla prima casa. Ma poi ci sono l’eliminazione dell’Imu agricola, che vale circa 300 milioni, e l’abolizione sugli imbullonati, che può valere 500 o 700 milioni a secondo di cosa significa imbullonati: un tema su cui serve un chiarimento tecnico. Come Anci siamo pronti ad un confronto con il ministero dell’Economia per quantificare la cifra complessiva. Non vogliamo un euro in più, ma non siamo disposti a subire tagli”.
D’altra parte, oltre che economica, i tagli che teme Fassino hanno anche una connotazione politica. Prendiamo l’ultima indagine della Cgia. Secondo gli artigiani di Mestre, con il Governo Renzi la tassazione sulle famiglie è calata di 7,1 miliardi in 19 mesi, grazie anche ad alcune misure sulla casa: deduzioni Irpef per la locazione delle nuove abitazioni (39,5 milioni di euro), riduzione della cedolare secca per le locazioni a canone concordato (33,8 milioni), detrazioni fiscali per gli inquilini degli alloggi sociali (31,8 milioni di euro). Ora, è chiaro che l’abolizione delle imposte sull’abitazione principale potenzierebbe questo dato, a tutto vantaggio (oltre che dei contribuenti) dell’immagine dell’Esecutivo. Ma a discapito di chi?
L’Anci teme che a pagare questa campagna fiscale (ed elettorale?) siano le amministrazioni locali, che in assenza delle dovute compensazioni sarebbero costrette ad incrementare le imposte di loro competenza per assicurare il medesimo livello dei servizi. E con le elezioni alle porte in molte grandi Comuni, è facile capire che i sindaci non se lo possono permettere.