“A nome di tutti i nostri associati, intendo ringraziare il presidente nazionale Anaci, Francesco Burrelli, per aver sottoscritto, in data 23 luglio 2015, un protocollo d’intesa con l’ingegner Armando Zambrano, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri”. A parlare è il presidente di Anaci Padova, Giorgio Cambruzzi, sottolineando come l’accordo evidenzi ancora di più la funzione sociale dell’amministratore immobiliare.
Come sottolinea Cambruzzi, “L’intesa tra i due presidenti è lodevole e deve essere da tutti accolta favorevolmente, perché intende armonizzare su tutto il territorio nazionale le procedure standard per l’affidamento a tecnici professionisti, la progettazione, la direzione lavori, la coordinazione della sicurezza, i contratti d’appalto, i collaudi, le perizie, i certificati e le diagnosi energetiche dei condomini amministrati. Ma i presidenti propongono altresì uno stampato standard per il registro dell’anagrafe condominiale, auspicando che a breve possa diventare un registro on line. Intendono, inoltre, coinvolgere i cittadini, con pubblicità cartacea e televisiva, con seminari e tavole rotonde, affinché la sicurezza nei condomini e la qualificazione energetica siano garantite e certificate”.
Misure che, a giudizio del numero uno di Anaci Padova, devono rappresentare un vero e proprio fiore all’occhiello per l’amministratore condominiale, che “non è più il contabile del condominio, ma uno dei principali artefici per far vivere bene i propri clienti in un ambiente confortevole e sicuro sotto tutti gli aspetti”.
Cambruzzi pone l’accento sul fatto che i tempi sono cambiati, ricordando alcune tappe salienti. “L’Anaci nazionale aveva già sottoscritto un protocollo d’intesa con il Consiglio nazionale del Notariato per rafforzare la tutela dei cittadini che acquistano casa, nel rispetto dell’articolo 63 delle Norme di attuazione del Codice Civile. Poi, il 15 novembre 2013, sempre Anaci ha siglato una convenzione analoga a quella già sottoscritta da Anaci Padova, con il presidente dell’Anci, Piero Fassino. Si tratta di un tavolo permanente attorno al quale, mensilmente, si riuniscono i funzionari della Polizia locale e i rappresentanti dell’Anaci provinciale per risolvere celermente le problematiche denunciate nel mese precedente da cittadini/condòmini in merito a tossicodipendenti, prostitute,, malviventi; e anche in questo caso la soddisfazione per l’esito positivo della risoluzione delle problematiche è molto alta, aldilà delle più rosee aspettative”.
Qualcosa, dunque, è cambiato. “Fin dalla fine degli anni Sessanta – continua Cambruzzi – l’amministratore condominiale era il pensionato del piano di sotto, o il maestro, o il dipendente di un ente pubblico, che nel tempo libero, su autorizzazione dei coinquilini, raccoglieva mensilmente le quote per pagare le bollette condominiali. Frattanto, gli obblighi e le responsabilità dell’amministratore, già previsti dal Codice Civile, venivano pubblicizzate dai condòmini. Di qui la necessità di aggregazione da parte degli amministratori, prima nelle province e poi a livello nazionale. L’ambizione degli amministratori di essere formalmente riconosciuti come una categoria professionale risale alla fine degli anni Settanta. Poi, negli anni Ottanta, per due volte la Camera approva la nascita del cosiddetto professionista immobiliare, ma nel tempo tecnico di arrivare a Palazzo Madama i Governi cadono, e con essi il provvedimento. Però la macchina era stata messa in moto e, come un diesel, continua a viaggiare. Nel gennaio 2013 la legge riconosce come professionista l’amministratore condominiale e nell’ottobre del 2014 crea per così dire la casta degli amministratori condominiali. Chi non sarà in possesso delle caratteristiche imposte dal Dm 140/2014 non potrà esercitare la professione di amministratore condominiale. Noi dobbiamo pubblicizzare il Dm 140 che ci esalta, ed è in contrapposizione con la legge 220/2012, che deve essere rispettata dopo averla interpretata”.