[A cura di: Uil]
Sempre attenta ai costi e alle spese che gravano sulla casa, la Uil non poteva mancare di intervenire con il supporto di dati concreti nella diatriba relativa alla potenziale abolizione della Tasi. Lo ha fatto con un’indagine dettagliata (testo e tabelle sul sito www.uil.it) ma anche e soprattutto partendo dalla premessa evidenziata dal segretario confederale Guglielmo Loy: “Ogni riduzione del carico fiscale a carico delle famiglie è sempre benvenuta. Tuttavia, per non incorrere negli errori del passato, sarebbe saggio e opportuno che, contestualmente all’abolizione della Tasi, Renzi straccasse 8 mila assegni intestati ai Comuni, con copertura certa, dall’importo complessivo di 4,6 miliardi di euro. A tanto ammonta, infatti, il gettito per i Comuni derivante dalla Tasi, di cui 3,8 miliardi di euro per la prima casa e il resto, 800 milioni, per gli altri immobili”.
Quindi, la Uil snocciola alcuni cifre a mo’ di esempio: per la Città di Roma il rimborso dovrebbe ammontare a 524 milioni di euro; per Milano a 206 milioni di euro; per Torino a 115 milioni; per Genova a 74 milioni; per Napoli a 63 milioni; per Bologna a 48 milioni; per Firenze a 42 milioni; per Bari a 41 milioni; per Venezia a 34 milioni; per Cagliari a 20 milioni; per Palermo a 16 milioni e per Reggio Calabria a 9 milioni.
Come rimarca Loy, “È vitale garantire la totale copertura finanziaria per evitare che si ripeta ciò che gli italiani hanno vissuto in questi anni e, cioè, che si cambi il nome ma non la sostanza (Isi, Ici, Imu, Trasi, Tuc, Iuc, Tasi) oppure che i Comuni (consenzienti o inconsapevoli) aumentino, per bilanciare le minori entrate, altre imposte e tasse locali a iniziare dall’Irpef Comunale (che pesa soprattutto sui lavoratori e pensionati). Quest’anno, infatti, ad oggi su 3.530 Comuni che hanno pubblicato le aliquote dell’Irpef comunale sul sito del Ministero dell’Economia, ben 990 (il 28%) hanno aumentato le aliquote, tra cui Bologna, Forlì e Livorno. Nel caso in cui il taglio Tasi dovesse essere selettivo, ancor più innovativo, sarebbe poi la graduazione del prelievo non solo sul valore dell’immobile, ma sulla condizione reddituale reale del contribuente. In sostanza, si potrebbe utilizzare l’indicatore socio economico Isee (che tiene conto del reddito e dei patrimoni) per evitare che chi ha di più paghi meno o viceversa. Ultimo, ma non secondario: prima di parlare di abbassare altre tasse, il Governo si preoccupi di trovare, subito, le coperture per 16 miliardi di euro per l’anno prossimo al fine di evitare gli aumenti dell’IVA e delle accise che peserebbero molto e di più dell’abolizione della Tasi, soprattutto per le famiglie a basso reddito”.