Cedolare secca, nuove aliquote, prima possibilità per il conduttore di autodenunciare l’affitto in nero traendone un notevole beneficio economico e poi dietro-front, con il giudizio di incostituzionalità di tale norma e tutte le relative conseguenze. Da quale anno, sul rapporto tra locazioni e fisco c’è non poca confusione. A fare il punto della situazione, prova il segretario generale del Sunia, Daniele Barbieri: “Dopo le battute di arresto rappresentate da pronunce della Corte Costituzionale del 2014 e del 2015, la recente sentenza della Corte di Cassazione sezioni unite n. 18213/15 introduce principi importanti sulla nullità dei contratti irregolari e sui patti con doppio affitto (minore per il fisco maggiore per l’inquilino). Questioni su cui fino ad oggi, anche all’interno delle interpretazioni dei Tribunali e delle stesse sezioni della Cassazione, c’era incertezza, a tutto vantaggio di chi seguita ad eludere ed evadere le regole, consentendo – come giustamente rileva la sentenza della Corte – l’assurdità sul piano etico/costituzionale che una parte possa invocare, dinanzi una Corte Suprema di un Paese europeo, tutela giurisdizionale adducendo impunemente la propria qualità di evasore fiscale.
Barbieri evidenzia che “giustamente la Corte richiama l’articolo 13 della Legge 431/98, che vieta e colpisce i patti contrari alla Legge. Occorre ripartire da qui per risolvere, tra l’altro, i migliaia di casi dei cosiddetti esodati dell’affitto: cioè di quegli inquilini che a partire dal 2011, per applicare la Legge, hanno denunciato le locazioni illegittime e che oggi rischiano lo sfratto. Questa sentenza può essere un monito anche per il Parlamento, che deve riprendere il percorso della lotta seria all’evasione fiscale nel settore della locazione”.