“Il piano per il recupero di 16.000 alloggi pubblici sfitti? È già trascorso un anno e mezzo senza aprire un cantiere. Serve un cambio di passo se si vuole realmente affrontare il disagio abitativo”.a denunciarlo è il Sunia, rimarcando che il 18 settembre è scaduto il termine imposto alle Regioni per dichiarare l’ammissibilità degli interventi di recupero degli alloggi pubblici sfitti proposti da Comuni ed enti gestori di edilizia residenziale pubblica ed inviare l’elenco al Ministero delle Infrastrutture che, successivamente, con Decreto assegnerà i fondi a quelli che riterrà ammissibili.
“Una procedura infinita – sottolinea il sindacato inquilini – che è partita il 28 marzo del 2014 con il decreto-legge 47 e, a distanza di un anno e mezzo, ancora non ha visto l’avvio di un intervento e probabilmente non lo vedrà per altri mesi. Il tutto per un piano che nelle intenzioni doveva, si cita testualmente, rendere prontamente disponibili gli alloggi sfitti da assegnare prioritariamente ai cittadini disagiati sottoposti a sfratto per finita locazione. Nascondendosi dietro questa norma il Governo non ha prorogato più gli sfratti per queste categorie scaricando sui più deboli le proprie inadempienze”.
Quali soluzioni? A giudizio del Sunia “è necessaria una forte accelerazione di questo programma che potrebbe in breve tempo mettere a disposizione oltre 16.000 alloggi pubblici a canone sociale; non la soluzione dell’emergenza abitativa, ma una boccata di ossigeno importante per molti cittadini”.
Per il sindacato sono tre le condizioni perché ciò avvenga:
* a livello nazionale la riduzione ad una sola annualità del finanziamento di 467 milioni oggi ripartito addirittura in 10 anni, oltre, naturalmente, alla riduzione drastica dei tempi burocratici;
* uno stretto coordinamento tra Regioni, Comuni, Prefetture e forze sociali per l’utilizzo pieno di tutto il patrimonio pubblico sfitto ed il rapido utilizzo delle risorse disponibili, anche con integrazioni regionali;
* un sistema moderno e trasparente di assegnazione che elimini le interminabili procedure legate, molto spesso, ad un sistema arcaico di formazione delle graduatorie che alimenta il fenomeno delle occupazioni abusive.
Un cambio di passo che il Sunia chiederà a tutte le Regioni ed a tutti i Comuni, consapevole delle diversità di approccio ed attenzione dimostrate sinora.