Ridurre il canone Rai ma inserirlo nella bolletta dell’energia elettrica, per abbatterne l’elusione. L’ultimo annuncio di Renzi fa certamente felici gli italiani già in regola con il pagamento (il 70% secondo il premier, decisamente meno basandosi sul comune sentire). Non piace, invece, sia agli integralisti dell’evasione, sia ad un ampio numero di associazioni. Vediamo quali e perché.
ARPE – FEDERPROPRIETÀ
Secondo il presidente di Arpe-Fderproprietà, Massimo Anderson, “la proposta è ambigua sotto due profili: in primo luogo, chi è allacciato alla rete elettrica, tramite uno dei numerosi gestori oggi esistenti, non deve ritenersi, per ciò stesso, con presunzione juris ed de jure, possessore di un televisore, né possono essere lasciati ai gestori medesimi gli accertamenti in tal senso; in secondo luogo, in contrasto con quanto attualmente previsto (una famiglia, un canone Rai), le famiglie verrebbero a pagare il canone anche per le seconde case a disposizione, per le quali l’imposizione fiscale è già insopportabile, salvo affidare anche per questo gli accertamenti ai gestori. Ma allora quale vantaggio si avrebbe dall’inserimento di esso nelle bollette se il canone deve essere sempre oggetto di accertamento? In caso contrario la presunzione annullerebbe qualsiasi riduzione ed anzi verrebbe a costringere i cittadini e le loro famiglie a pagare più di quanto oggi è dovuto”.
Masismo Anderson ha poi comunicato che gli uffici di Casaconsum, specifico organismo che si occupa della tutela dei proprietari quali consumatori ed utenti, stanno già studiando le misure anche preventive più opportune per intervenire efficacemente sulla questione.
CODACONS
Legare il canone Rai alla bolletta elettrica sarebbe un provvedimento illegittimo e incostituzionale e, in quanto tale, impugnabile nelle competenti sedi: “In base al regio decreto legge 21 febbraio 1938, n.246, tale imposta si applica solo a chi possiede un apparecchio adibito alla ricezione di radioaudizioni televisive nel territorio italiano. Per questo snaturare il canone vincolandone il pagamento ad una bolletta sarebbe illegittimo, poiché non garantisce il verificarsi della condizione essenziale per il pagamento dell’imposta, ossia il possesso di un televisore o altro apparecchio atto a ricevere frequenze tv”.
Secondo il presidente dell’associazione, Carlo Rienzi, “Si tratta di una misura abnorme, una forma di violenza nei confronti degli utenti. L’inserimento del canone in bolletta creerà effetti a valanga con conseguenze per i consumatori e per le imprese elettriche. Un’ulteriore complicazione per chi, non possedendo un televisore, vorrà chiedere l’esenzione dal pagamento, e un caos amministrativo in capo ai fornitori di energia, che si trasformano in esattori. Pensiamo poi al caso delle morosità in bolletta: come distinguere le due voci in caso di mancato pagamento delle fatture? Stiamo studiando le possibili azioni legali volte a bloccare il provvedimento e non escludiamo una valanga di ricorsi da parte degli utenti contro il canone Rai in bolletta”.
UNIONE CONSUMATORI
“Far pagare il canone Rai a chi paga una bolletta della luce è illegale senza una modifica, con legge ordinaria, del Regio decreto legge del 1938 che lo ha introdotto”. È questa la posizione di Massimiliano Dona, segretario dell’Unione nazionale consumatori. L’Unc ricorda che l’art. 1 del R.D.L. n. 246 del 21/2/1938 è chiaro nello stabilire che il canone deve essere pagato da “chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni”, ossia dei programmi televisivi.
“Non può essere introdotto il principio che deve pagare chi ha un contatore della luce con un emendamento messo nella legge di stabilità o nel Milleproroghe – continua Dona -. Tanto più che viene invertito l’onere della prova, costringendo il consumatore a dover dimostrare la propria innocenza in un caso in cui è impossibile fornire documentazione adeguata a propria discolpa, come invece accade in altri esempi di evasione. Difficile provare di non avere una tv, senza una perquisizione delle forze dell’ordine nell’appartamento. Non possiamo, però, trattare chi non ha una televisione alla stregua di un criminale. Viene meno il principio di presunzione di innocenza fissato dalla Costituzione. La prova dell’evasione deve restare a carico dello Stato. Insomma, seppur da stigmatizzare, il fenomeno dell’evasione non può essere risolto così, anche perché si andrebbero a confondere ancor più le idee degli utenti che ricevono una bolletta elettrica. D’altronde non è complicato intercettare l’evasore. La prova è sui tetti delle case: chi ha un’antenna deve pagare il canone. Si possono, inoltre, incrociare i dati con quelli degli abbonati alle pay tv. È un sopruso bello e buono che nei confronti della pubblica amministrazione siano sempre i cittadini a dover dimostrare la propria innocenza”.
ALTROCONSUMO
“L’ultima trovata del Governo per cercare di arginare l’evasione del canone Rai – ricostruisce Altroconsumo – fa leva da un lato sull’introduzione della tassa nelle bollette della luce, e dall’altro sull’importo ridotto. Renzi ha dichiarato che la tassa sulla televisione pubblica passerà dagli attuali 113,50 a 100 euro e, volenti o nolenti, gli intestatari di un’utenza domestica di energia elettrica potrebbero trovarsi una voce in più (quella relativa alla tassa sulla tv) in bolletta. Una manovra sicuramente discutibile. Si rischia di generare confusione”.
La posizione di Altroconsumo è analoga a quella delle altre associazioni dei consumatori: “Come prima cosa, pensare di far ricadere il pagamento su tutti gli intestatari di un contratto di energia elettrica è sbagliato, perché si dà per scontato che questi siano tutti in possesso di una tv. In secondo luogo, l’introduzione del canone Rai in bolletta comporterebbe una gran confusione per il consumatore: si finirebbe per non sapere più quanto effettivamente si paga per l’energia elettrica e per il cittadino sarebbe difficile orientarsi. Nella bolletta della luce, inoltre, sono già presenti diversi oneri fiscali ed è impensabile che lo Stato inizi a utilizzarla per fare cassa. È il momento di dire basta”.
Poi, Altroconsumo precisa: “Al momento il canone Rai è una tassa dello Stato e come tale va pagata. Ma fare il proprio dovere di cittadino non significa rinunciare a far sentire la propria voce. Per superare sprechi e inefficienze che, da tempo, contraddistinguono la gestione antieconomica della Rai abbiamo organizzato una petizione per chiedere l’abolizione del canone. Al Presidente del Consiglio abbiamo chiesto di mostrare più coraggio nella riforma della Rai. Le misure ipotizzate al momento, per quanto apprezzabili, non sono sufficienti per porre rimedio alla situazione. Proponiamo perciò, nell’interesse dei cittadini, un pacchetto serio e sostenibile di riforme strutturali”. Ecco gli interventi ipotizzati da Altroconsumo:
1. Abolizione del canone, che significherebbe restituire oltre 100 euro ogni anno alle famiglie italiane ed eliminare la pressione della politica che opprime il servizio pubblico radiotelevisivo.
2. Mantenimento di un solo canale pubblico che, indipendente e senza pubblicità, sarà chiamato a dare informazioni di qualità.
3. Privatizzazione degli altri canali Rai, il che consentirà allo Stato anche di fare cassa.
4. Possibilità di fissare obblighi di servizio pubblico a carico delle altre reti private. Lo Stato mette infatti a disposizione degli operatori privati le frequenze, permettendo loro di guadagnare attraverso la pubblicità e la pay tv e, a fronte di questo, a tali operatori potrebbe essere chiesto il rispetto di alcuni obblighi di servizio pubblico.
5. Abolizione della Commissione parlamentare di vigilanza, il che contribuirebbe ad eliminare la pressione della politica sull’informazione televisiva.
6. Potenziamento dell’Antitrust e riforma dell’Agcom: per evitare che la privatizzazione non abbia effetti negativi sulla pluralità dell’informazione occorre potenziare l’operatività dell’Antitrust in questo settore, a garanzia di una corretta ed efficiente concorrenza che produca benefici per i consumatori.