RIFIUTI: LE DISCARICHE E GLI INCENERITORI MINANO L’ECONOMIA CIRCOLARE
- Redazione
- 27 ottobre 2015
Qualità della vita, rispetto dell’ambiente. Ma anche impatto economico sulle famiglie e prospettive occupazionali del settore. Quella del pattume è una questione complessa e dai molteplici risvolti. Se ne è parlato nell’ambito del Forum dei Rifiuti: la due giorni promossa da Legambiente, La Nuova Ecologia e Kyoto Club. Tema cardine: il riuso e il riciclo nel contesto di una nuova economia circolare generata dalla gestione dei rifiuti. Ma anche il ruolo svolto quotidianamente dai cittadini.
LA DISCARICA
Nel nostro Paese la gestione dei rifiuti urbani è ancora molto legata all’uso della discarica: nel centro-sud mancano ancora in buona parte gli impianti per trattare e avviare a riciclo i rifiuti, mentre le politiche nazionale di prevenzione latitano e i rifiuti speciali, anche pericolosi, continuano a finire troppo spesso nelle maglie delle ecomafie e della criminalità ambientale.
Eppure, nonostante le emergenze e il grave ritardo di alcuni territori, l’Italia ha oggi tutte le carte in regola per fare da capofila nell’economia circolare europea grazie alle sempre più numerose esperienze di gestione sostenibile dei rifiuti fondate su riciclaggio, raccolte differenziate domiciliari, sistemi di tariffazione puntuale, politiche di riuso e prevenzione. Alcuni esempi? I Comuni ricicloni, i consorzi pubblici, le aziende virtuose che costituiscono esperienze di green economy eccezionali. E ancora: l’innovazione impiantistica della valorizzazione dell’organico, degli ecodistretti e delle cosiddette fabbriche dei materiali che oggi rende possibile il riciclaggio anche delle frazioni fino ad ora avviate a incenerimento e smaltimento, con nuove opportunità ambientali, economiche, sociali.
L’EMERGENZA
“Nonostante tante buone pratiche ed esperienze di successo, l’Italia non riesce a superare completamente l’emergenza rifiuti, perché purtroppo non esiste una politica nazionale che punti con decisione sull’economia circolare – ha puntualizzato il vicepresidente di Legambiente, Stefano Diafani, che ha aperto la manifestazione -. Questo settore oggi non viene considerato nelle politiche governative, e lo dimostra anche la recente pubblicazione della bozza di decreto sull’incenerimento dei rifiuti in attuazione dell’articolo 35 del decreto Sblocca Italia, che prevede 12 nuovi inceneritori in Italia e che andrebbe sostituito con un nuovo testo per promuovere l’economia circolare sul territorio nazionale. L’Italia ha invece un gran bisogno di politiche e impianti per il riuso e il riciclaggio e di un nuovo sistema di incentivi e disincentivi che rendano la prevenzione e il riciclo più convenienti, anche economicamente, rispetto al recupero energetico e allo smaltimento in discarica”.
Dal suo canto, Francesco Ferrante, vicepresidente del Kyoto Club, aggiunge: “L’uso efficiente delle risorse è la vera chiave di volta per rilanciare l’economia e permettere al nostro Paese di affrontare il futuro. Non è solo quindi la difesa dell’ambiente e della nostra salute che imporrebbero politiche intelligenti sui rifiuti sia a livello locale che nazionale. Politiche che a partire dalle migliori esperienze già presenti sul territorio puntino innanzitutto sul recupero di materia reso possibile anche dall’innovazione tecnologica”.
I CITTADINI
Otto italiani su dieci si dichiarano disposti a spendere di più per acquistare prodotti e servizi che impattino meno sull’ecosistema e sono pronti ad impegnarsi per migliorare la qualità ambientale. È quanto emerge dal sondaggio presentato, sempre nell’ambito del Forum dei Rifiuti, da Antonio Valente, amministratore delegato della Lorien Consultino, e da Paolo Palleschi, esperto di comunicazione ambientale.
In particolare, la ricerca – realizzata per il Coou (Consorzio Obbligatorio Oli Usati), Legambiente e La Nuova Ecologia – evidenzia come la preoccupazione degli italiani nei confronti di questi temi sia complessivamente diminuita a fronte della crescente emergenza sull’immigrazione, mentre i cittadini ritengono ancor più degli anni precedenti che i principali responsabili della salvaguardia dell’ambiente siano loro stessi (79% contro il 69% del 2014).
“Il problema ambientale – commenta Antonio Valente – è stato metabolizzato e non è più un’emergenza. Il ruolo degli operatori economici, culturali e associativi si riconfigura nel supportare individui e famiglie per adempiere a comportamenti (non tanto doveri) ritenuti normali”.
L’INDAGINE
La rilevazione, realizzata su un campione qualificato di 1000 persone, rivela che l’attenzione dei cittadini sembra essersi legata alla crisi finanziaria: secondo il 75% ha contribuito a renderli più attenti alle esigenze dell’ambiente. Il 65% del campione ha chiaro almeno uno dei più recenti fatti d’attualità correlati a problematiche ambientali. Il più tristemente conosciuto riguarda le emergenze legate al maltempo e al rischio idrogeologico (41%); seguono il decreto del Governo sulle trivellazioni nei mari italiani (18%) e l’introduzione della normativa sugli eco-reati nel codice penale (14%). La ricerca rileva anche una modesta conoscenza della conferenza sul Clima di Parigi (29%) che potrà incidere positivamente sulle azioni sostenibili dei singoli Paesi e su quelle dei cittadini per il 69%.
“Un’Italia rifiuti free basata su un’economia circolare non è un sogno impossibile – precisa Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente -, e la discussione che il Forum Rifiuti ha avviato, raccontando le nuove frontiere impiantistiche e le esperienze di gestione sostenibile dei rifiuti da parte di territori e imprese, dimostra che il Paese è sulla buona strada. Nella Penisola sono 1.520 i comuni virtuosi campioni nella raccolta differenziata dei rifiuti, il 16% dell’Italia che oggi ricicla e differenzia i rifiuti alimentando l’industria virtuosa del riciclo e del riuso, la cosiddetta economia circolare. Una nuova green economy che nel settore del riciclo dei prodotti vede 150 mila occupati e che rappresenta una grande riforma anti-spreco. Per questo lanciamo un appello al Governo affinché definisca una strategia nazionale di gestione dei rifiuti che punti sull’economia circolare e non sugli inceneritori”.
Paolo Tomasi, presidente del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, chiosa: “Proteggere l’ambiente e trasformare un rifiuto in risorsa è da trent’anni il nostro lavoro, la nostra scommessa sulla qualità della vita: ci ha permesso di raggiungere standard elevatissimi, recuperare oltre il 98% dell’olio usato raccoglibile e avviarne a rigenerazione oltre il 90%. È proprio questo a rendere il sistema consorzio un perfetto esempio di economia circolare: permette al Paese risparmi sul fronte delle importazioni di petrolio e riduce l’impatto ambientale, perché produrre oli lubrificanti attraverso la rigenerazione degli oli usati è meno inquinante e dà vita a un prodotto qualitativamente uguale se non superiore a quello ricavato dalla materia prima. E tutto questo in un circuito economico virtuoso che crea lavoro e occupazione”.