Fuoco alle polveri. Dopo il fiume di audizioni, di valutazioni tecniche, di schermaglie politiche, l’iter della legge di Stabilità entra finalmente nel vivo parlamentare; e con esso, ovviamente, anche il carico di misure fiscali che il provvedimento porta sulle spalle, prima delle quali, in termini di platea coinvolta, quella relativa all’abolizione dell’imposta sulla prima casa. Il tema è già stato analizzato ed elaborato da molteplici fonti e da svariati punti di vista (vedi anche articoli alle pagine seguenti). Ciò che però è ancora interessante delineare, è lo sfondo sul quale si staglia l’eliminazione della Tasi. Un contesto in cui le uscite afferenti a vario titolo all’abitazione incidono in maniera determinante sui bilanci familiari, al punto che molti nuclei non sono riusciti, negli ultimi tempi, ad evitare la morosità: delle spese condominiali, delle rate del mutuo, delle bollette. A disegnare il quadro è stato l’Istat, con la relazione del presidente Giorgio Alleva davanti alle commissioni riunite di Camera e Senato. Eccone i punti salienti.
PROPRIETÀ
Nel 2014, 18 milioni e 528 mila famiglie (71,8% del totale) sono proprietarie dell’abitazione in cui vivono, 4 milioni e 775 mila (18,5%) abitano in una casa in affitto e 2 milioni e 480 mila (9,6%) dispongono dell’abitazione a titolo gratuito. Le famiglie proprietarie esclusivamente dell’abitazione in cui vivono ammontano a 12 milioni e 446 mila unità (48,3%), con un’incidenza più elevata nel Mezzogiorno (50,7%).
MUTUO
Le famiglie che pagano un mutuo per l’abitazione in cui vivono (il 14,7 del totale) sono 3 milioni e 795 mila, con una maggiore incidenza nel Nord del Paese (18%, contro il 15,1% nel Centro e il 9,5% nel Mezzogiorno) e senza differenze significative rispetto al tipo di comune di residenza. L’onere finanziario di un mutuo interessa più spesso le famiglie di recente costituzione, soprattutto giovani coppie senza figli (35,7%) o con figli minori (30,6 per cento) e quelle in cui il principale percettore è tra i 35 e i 44 anni (29,9%). Solamente l’8% delle famiglie del primo quinto di reddito equivalente sostiene il carico di un mutuo, contro quote intorno al 20% delle famiglie del quarto e dell’ultimo quinto.
La proprietà senza mutuo riguarda 14 milioni e 733 mila famiglie (il 57,1% del totale) ed è più diffusa nel Mezzogiorno (61,6%) e tra le famiglie che si collocano nell’ultima fase del ciclo di vita familiare: gli anziani soli (76,8%), le coppie senza figli anziane (84,8%), quelle con figli adulti (70%) e quelle in cui la pensione è la principale fonte di reddito (75,6%). Inoltre, questa tipologia di famiglie proprietarie dell’abitazione si colloca frequentemente nei quinti più alti della distribuzione (69,3% dell’ultimo quinto).
LE SPESE
Le spese per l’abitazione (condominio, riscaldamento, gas, acqua, altri servizi, manutenzione ordinaria, elettricità, affitto, mutuo) costituiscono una delle voci principali del bilancio familiare. Nel 2014, una famiglia spende in media 357 euro mensili, a fronte di un reddito netto (al netto delle poste figurative) di 2.460 euro mensili, con un peso del 14,5%.
Sotto il profilo territoriale, le spese per l’abitazione risultano più onerose nel Nord (15,2%) e nei comuni centri di aree metropolitane (16,1%) e variano sensibilmente secondo il titolo di godimento dell’abitazione. Mentre le famiglie che utilizzano l’abitazione a titolo gratuito spendono per la casa mediamente 150 euro al mese e quelle che vivono in affitto 553 euro, le spese delle famiglie proprietarie si differenziano considerevolmente a seconda che si tratti o meno di famiglie che stanno pagando il mutuo. In media, la rata del mutuo rappresenta il 73,2% del totale delle spese per la casa; tale quota sale al 75% nel Mezzogiorno e a valori intorno all’80% per le famiglie più giovani (con persona di riferimento con meno di 35 anni).
LA MOROSITÀ
La difficoltà di alcune famiglie nel sostenere le spese dell’abitazione viene messa in evidenza da quante riferiscono di essersi trovate almeno una volta, nel corso del 2014, in arretrato con il pagamento delle spese per la casa, cioè sono state in arretrato con il pagamento delle rate del mutuo o di quelle dell’affitto o delle utenze domestiche. Le famiglie che manifestano queste difficoltà sono pari a pari a 3 milioni (11,7% del totale delle famiglie residenti in Italia).
In particolare, il 10,2% delle famiglie si è trovata in ritardo con i pagamenti delle bollette per le utenze domestiche; tra le famiglie in affitto il 16,9% si è trovata in arretrato con il pagamento; il 6,3% delle famiglie con il mutuo da pagare si è trovato infine in arretrato con la rata.
L’esposizione delle famiglie al ritardo nei pagamenti delle spese per la casa si associa nettamente all’onerosità delle spese stesse e, in particolare, alla loro incidenza sul reddito disponibile. Infatti, le categorie di famiglie maggiormente interessate dal problema sono, ancora una volta, quelle del quinto più povero (29,2% sono state in arretrato con le spese per la casa, pari a 1 milione e 505mila famiglie) e, più in generale, quelle in affitto (27,6%, 1 milione e 320mila) o quelle gravate da un mutuo per la casa (14,8%, 561mila).