[A cura di: ufficio studi Confappi]
Il 71% della superficie terrestre è ricoperto d’acqua, ma soltanto il 3% è “dolce”, cioè direttamente fruibile dall’essere umano. Negli ultimi anni ci si è resi conto che l’acqua è una risorsa sia da preservare, evitando ogni forma d’inquinamento, sia da centellinare, puntando sul cosiddetto “utilizzo responsabile”. Nonostante tali consapevolezze, questa risorsa è ancora soggetta a numerosi sprechi; basti pensare alla quantità d’acqua che parte dall’acquedotto e si perde per strada (fino al 40%) prima di arrivare ai rubinetti delle abitazioni.
Le direttive comunitarie, sempre più frequenti, hanno alzato la soglia d’attenzione degli stati membri, ma c’è ancora molto da fare, a partire dai comportamenti quotidiani delle persone, che molte volte, anche inconsapevolmente, contribuiscono allo spreco.
Per le necessità domestiche, ogni italiano consuma in media 213 litri di acqua al giorno: l’equivalente di due vasche da bagno. Soltanto per cucinare e lavare le stoviglie, ne scorrono dal rubinetto 40-50 litri, dagli 8 ai 30 litri ogni volta che usiamo lo sciacquone. Numeri che servono a far capire l’entità del consumo, in continua crescita proprio come il costo della bolletta; un dato che preoccupa le famiglie, alcune delle quali arrivano a pagare fatture annue che superano i 500 euro. Cifre considerevoli, che spingono tante persone a informarsi in modo più esaustivo sul servizio idrico e sulla contabilizzazione del consumo. Imparare a leggere la bolletta è un buon inizio per valutare eventuali strategie e risparmiare qualcosa; così come per la ripartizione dei costi, l’utilizzo di contatori individuali può contribuire a rendere più responsabili gli utenti, che pagheranno soltanto l’acqua effettivamente consumata.
LA BOLLETTA
Leggere e comprendere la bolletta dell’acqua è un’operazione tutt’altro che semplice, soprattutto per l’utente medio, che si deve confrontare con una terminologia inusuale e spesso difficile da recepire. Per fortuna, da qualche tempo a questa parte, le aziende che forniscono il servizio idrico si stanno impegnando per ottenere bollette più trasparenti, così da renderne la lettura più chiara.
Nella parte superiore della prima pagina si trovano il logo dell’azienda fornitrice, il nome e l’indirizzo di riferimento. A fianco, sono indicati la tipologia del servizio e il Comune oggetto della fatturazione; appena sotto, i dati del cliente e i vari codici identificativi, il numero della fattura e la categoria tariffaria, quindi l’indirizzo di recapito della bolletta. Nelle nuove fatture, sono segnalati i metri cubi d’acqua del consumo fatturato, seguiti dall’importo da pagare e dalla scadenza della fattura. Accanto, sono specificate le modalità per effettuare il pagamento ed eventuali importi di fatture precedenti ancora da saldare.Un riquadro in basso è dedicato alle eventuali comunicazioni, mentre a chiusura della prima pagina ci sono i numeri verdi per contattare gli addetti dell’ente fornitore, gli orari di apertura degli sportelli fisici, indirizzo mail e numero di fax.
Nella parte superiore del secondo foglio, permangono le informazioni dell’ente e dell’intestatario, quindi si entra nel dettaglio con l’indicazione della tipologia della fattura, che può essere di due tipi:
* acconto: i consumi sono presunti, ossia calcolati basandosi su quelli storici, una vera e propria stima che può non corrispondere alla situazione reale. A tal proposito, l’eventuale differenza tra i consumi presunti e quelli effettivamente indicati dal contatore, è conguagliata con una successiva bolletta;
* conguaglio: i consumi sono ricalcolati basandosi sulla reale lettura del contatore. Gli importi pagati in precedenza con le bollette di acconto, sono detratti e il consumatore paga quindi solo la differenza. Quando gli acconti pagati sono superiori a quanto dovuto, l’utente riceve un rimborso sulla bolletta successiva.
La tariffa può riferirsi a un utilizzo domestico oppure a usi non domestici (produttivo, agricolo-zootecnico, ecc..). Per i clienti domestici, il contratto si distingue tra residente e non residente. Riguardo quest’ultimo caso, alcuni utenti, pur non essendo residenti, hanno la possibilità di richiedere al fornitore di essere domiciliati (per motivi di lavoro o studio e per un periodo non inferiore a 180 giorni continuativi) presso l’indirizzo dell’utenza in questione. La dichiarazione va rinnovata di anno in anno, pena l’applicazione automatica della tariffa non residenti, che prevede maggiorazioni tariffarie.
La sezione più importante della bolletta è senz’altro quella dedicata alle letture del contatore, con i consumi corrispondenti e le date di rilevazione. La differenza tra una lettura e l’altra fornisce il numero di metri cubi d’acqua consumati nel periodo di riferimento; tali letture sono eseguite dai tecnici dell’ente erogatore, quando ciò non è possibile tocca all’utente comunicare i dati.
Nella parte centrale si entra nel dettaglio: oltre all’indicazione del periodo di fatturazione, sono evidenziati i metri cubi consumati nelle differenti fasce, gli importi relativi ai servizi di fognatura e depurazione e la quota fissa applicata. Le fasce tariffarie dipendono dai metri cubi consumati dall’utente e sono assegnate ripartendo il consumo in modo proporzionale ai giorni del periodo fatturato. Solitamente, sono visibili più importi, ciascuno dei quali riferiti a una determinata fascia: a ogni consumo è applicata la tariffa prevista. Gli importi di fognatura e depurazione rappresentano i costi pagati per il volume d’acqua scaricata in fognatura e, in seguito, depurata. Tali importi sono calcolati sul volume totale di acqua consumata dall’utente. La quota fissa, invece, rappresenta il costo per la manutenzione del sistema idrico e non dipende dal consumo d’acqua.
A piè di pagina sono indicati eventuali accrediti, presenti solo se nella fattura precedente è stata utilizzata una lettura stimata sui consumi presunti. L’importo totale (comprensivo d’Iva) e le norme vigenti sulla privacy, chiudono la bolletta, alla quale il fornitore allega il bollettino postale per procedere al pagamento.
IL CONTATORE
La lettura dei contatori dell’acqua può essere eseguita dall’amministratore di condominio, da una ditta privata o dal proprietario dell’alloggio. L’amministratore, dopo aver letto i numeri del contatore generale, legge (qualora siano presenti) quelli dei singoli ripartitori e calcola i consumi per ogni singolo appartamento. La stessa operazione può essere svolta anche da ditte private, che oltre a eseguire la lettura, stilano fatture personalizzate per ogni proprietario, offrono un monitoraggio costante dei consumi e segnalano agli amministratori eventuali perdite o anomalie. Nel caso in cui il singolo proprietario abbia sottoscritto il contratto direttamente con l’ente erogatore, può egli stesso compiere la lettura e comunicare i dati al fornitore, sia telefonicamente (attraverso un numero verde) che via mail.
I contatori possono essere a lettura indiretta (presenti negli edifici più datati) o a lettura diretta. I primi forniscono il valore progressivo del consumo: le lancette degli orologi neri vanno lette in ordine orario e quando la lancetta è posta tra due numeri, si considera quello che la precede. Nei secondi, l’operazione è più semplice: si leggono le cifre di colore nero da sinistra verso destra e, se l’ultima cifra non è allineata alla altre, va considerata quella inferiore. In entrambi i modelli, le lancette rosse non vanno lette.
IN CONDOMINIO
La suddivisione delle spese per il consumo dell’acqua in condominio è una questione tutt’altro che chiara e, disposizioni legislative a parte, risulta decisivo quanto riportato nell’eventuale regolamento condominiale. Più di vent’anni fa, la Legge 5 gennaio 1994 n. 36 “Disposizioni in materia di risorse idriche”, fra le possibili misure da adottare per risparmiare acqua contemplava l’installazione di contatori in ogni singola unità abitativa. Due anni dopo tale indicazione, attraverso il decreto ministeriale 4 marzo 1996, l’indicazione diventava un vero e proprio obbligo. Nello specifico, il decreto precisa che “la ripartizione interna dei consumi deve essere organizzata, a cura e spese dell’utente, tramite l’installazione di singoli contatori per ciascuna unità abitativa (…) è fatto obbligo al gestore di offrire agli utenti l’opportunità di fare eseguire a sua cura, dietro compenso e senza diritto di esclusività, le letture parziali e il riparto fra le sottoutenze e comunque proporre procedure standardizzate per il riparto stesso”. Trascorrono altri dieci anni e il Parlamento torna a occuparsi dei contatori, stavolta attraverso il decreto legislativo 152/2006 del 3 aprile 2006 “Norme in materia ambientale”, che ne rimarca l’installazione.
Nonostante le chiare disposizioni sancite a più riprese dalla legge, installare il contatore dell’acqua a oggi non è vincolante. Quello che conta ai fini della ripartizione dei consumi è, invece, il contenuto del regolamento di condominio, che solitamente stabilisce una suddivisione basata sul numero dei residenti di ogni singolo appartamento o sul valore millesimale della proprietà. Entrambe le soluzioni, oltre a causare controversie fra condòmini, piuttosto che contenere gli sprechi li favoriscono: senza contabilizzazione, infatti, l’utente paga una cifra “fissa” e non è incentivato a controllare il consumo.
Detto ciò, in assenza di regolamento condominiale o altre indicazioni in materia di ripartizione contenute nello stesso, esiste la possibilità per il singolo proprietario di chiedere l’installazione del contatore a tutti gli altri condomini. Per modificare il sistema di verifica dei consumi, infatti, tutti gli appartamenti (e non soltanto alcuni) devono essere dotati di contatori autonomi, in seguito allacciati al contatore generale, anch’esso quindi da sostituire. Il condomino proponente può sottoporre la richiesta amichevolmente agli altri proprietari oppure farla inserire fra i punti all’ordine del giorno dell’assemblea, che delibera positivamente con il voto della maggioranza degli intervenuti oltre i 500 millesimi). Se invece la proposta è rifiutata, il condomino può rivolgersi al Giudice competente in materia.
Il costo d’installazione dei contatori è a carico di ogni proprietario, mentre il gestore idrico garantisce all’utenza la possibilità di ottenere un contatore autonomo per ogni singola unità immobiliare, come avviene per l’energia elettrica. Infine, sempre con la maggioranza regolamentare in assemblea, i condòmini possono deliberare l’installazione di dispositivi che migliorino le caratteristiche dell’acqua o dell’autoclave, così da garantire un flusso d’acqua accettabile anche ai piani più alti del fabbricato. In questi casi, le spese d’installazione vanno suddivise fra tutti i condomini in base ai rispettivi millesimi di acqua o di proprietà.