[A cura di: Andrea Casarini – segretario nazionale Uppi]
L’Uppi, Unione Piccoli Proprietari Immobiliari, sempre attenta alle novità, sottolinea il rischio che i Comuni utilizzino la superficie catastale evidenziata nelle visure, in base al recente adeguamento dell’Agenzia delle Entrate ex Agenzia del Territorio, al fine di calcolare la tassa sui rifiuti Tari. Nulla è di più errato: l’attuale normativa determina la superficie valida al calcolo Tari identificandola con la superficie utile calpestabile a filo interno delle murature, quindi escludendo anche le tramezze interne, ma includendo la superficie utile di cantine e garage. L’esenzione spetta alle terrazze e ai balconi se non chiusi.
Non vi è ombra di dubbio che il lavoro svolto dall’Agenzia sia un lavoro notevole per essere riuscita ad inserire milioni di superfici all’interno delle visure catastali, ed indubbiamente pregevole e prezioso: pare tuttavia pacifico ed inevitabile che ciò comporti anche innumerevoli errori o di calcolo delle superfici o delle planimetrie (basti pensare alla fotocopiatrice che ingrandisce o rimpicciolisce di mezzo millimetro la fotocopia di una planimetria e ciò gioco forza altera metri in più o meno che restano calcolati in modo non corretto e normalmente a discapito dei proprietari). Incomberà conseguentemente al proprietario, a proprie spese, la verifica della superficie catastale, al fine di correggere eventuali errori, e, contemporaneamente, far verificare la superficie valida ai fini Tari.
L’Uppi mette, fin da subito, a disposizione i propri tecnici, che operano presso tutte le proprie sedi provinciali e distaccate, per eseguire correttamente i calcoli delle superfici catastali che dovranno essere oggetto di rettifica da parte dei Comuni e della stessa Agenzia. Ciò che sconcerta è che in caso di errore commesso dall’Agenzia e/o dal Comune debbano essere, come al solito, i singoli proprietari interessati alla correzione a dovere eseguire i calcoli a propria cura e spese facendoli poi pervenire ai comuni stessi. Resta comunque la certezza, nonostante quanto sia stato affermato dalla Agenzia e già recepito da alcuni comuni, che, ai fini del calcolo della Tari, la superficie cui deve farsi riferimento (come vuole la legge) è la superficie utile calpestabile a filo interno delle murature, e non la superficie catastale in possesso dell’Agenzia stessa.