[A cura di: Centro studi Confappi] Dagli sprechi, aicalcoli sui consumi nelle case individuali, fino alle problematiche che quotidianamente
insorgono in condominio. intorno al tema dell’acqua sono molteplici le
variabili che vanno esaminate. Ecco alcune delle principali.
CASA INDIPENDENTE
Chi non abita in condominio e vive in una
casa uni o bifamiliare, sottoscrive direttamente un contratto con l’ente
erogatore del servizio idrico, che mette a disposizione dell’utente un
contatore dal quale compiere la lettura. Può capitare, però, ad esempio nelle
tipiche villette a schiera, che più abitazioni siano collegate a un unico
contatore generale. In questo caso, per risalire al consumo di ogni nucleo
familiare, sarà necessario installare dei contatori individuali.
TUBO
ROTTO
Accade di frequente che l’amministratore
di condominio faccia eseguire questo tipo di lavori utilizzando fondi comuni;
in questi casi, nella successiva fase di rendicontazione, ha il compito di
addebitare i costi al singolo condomino. Iter differenti possono essere
previsti nel regolamento condominiale o negli atti di compravendita.
L’osservatorio prezzi e tariffe di
Cittadinanzattiva – il movimento di partecipazione civica che promuove la
tutela dei diritti dei cittadini e dei consumatori – ha di recente pubblicato
un’indagine sul costo, in ambito domestico, del servizio idrico integrato
italiano. Il modello di riferimento è una famiglia tipo di tre persone, che
consuma ogni anno 192 metri cubi di acqua. Dallo studio risulta che la spesa
media annua (2013) per il servizio idrico è di 322 euro, in sensibile aumento
rispetto al 2012 (+ 7,4%) e quasi raddoppiata rispetto al 2007 (+ 43%).
Il quadro delle tariffe è variegato, e
ogni regione ha i suoi costi, più o meno alti. Il Centro si conferma l’area più
cara del Paese (in particolare Toscana, Marche e Umbria), seguita dal Nord e
dal Sud. Firenze è la città con il costo dell’acqua più elevato, ben 542 euro
annui, a fronte dei 120 euro sborsati, ad esempio, dagli abitanti di Isernia.
Curioso scoprire come tra Comuni della stessa Regione, il costo del servizio
idrico possa variare in modo eclatante: è il caso di Reggio Calabria e Cosenza,
dove intercorre una differenza di ben 302 euro. Un altro dato su cui riflettere
riguarda alcune fra le grandi città, ad esempio Roma e Napoli, dove l’acqua
costa poco più di 240 euro l’anno. Una cifra ragionevole, ma comunque il doppio
rispetto a quella pagata a Milano, dove ogni anno per il servizio idrico si
spendono soltanto 123 euro.
COME
RISPARMIARE
Di recente, il Wwf ha realizzato un
report dal titolo “L’impronta idrica dell’Italia”, che analizza, in
particolare, l’utilizzo dell’acqua nella produzione alimentare. L’impronta
idrica è la somma dei beni consumati dai cittadini e quelli consumati dalle
imprese per produrne altri, e in Italia equivale a 132.466 milioni di metri
cubi di acqua, vale a dire 6.309 litri pro capite al giorno.
Il consumo di cibo (prodotti agricoli e
di origine animale) contribuisce all’89% dell’impronta idrica totale
giornaliera degli italiani, un enorme volume di acqua contenuto nei prodotti
alimentari che acquistiamo e mangiamo. Per evitare sprechi inutili – sostengono
dal Wwf – occorre scegliere cibi che nel proprio processo produttivo consumano
poca acqua, vale a dire i prodotti locali, di stagione o provenienti da zone
ricche d’acqua. Da evitare, invece, tutti quei prodotti (frutta e verdura) importati
da paesi desertici o le carni ottenute da allevamenti intensivi.
NO
AGLI SPRECHI
Ecco sei
suggerimenti per evitare di sprecare acqua e ridurre, dunque, i consumi.
1.
Utilizzo intelligente del miscelatore sotto la doccia e per la pulizia dei denti.
Il
rubinetto può raggiungere una portata d’acqua superiore ai 10 litri al minuto e
farla scorrere inutilmente significa perdere decine di litri.
2.
Innaffiare le piante in orari serali. Quando il sole tramonta, l’acqua evapora
più lentamente e la terra ha più tempo per assorbirla.
3.
Acquistare elettrodomestici di classe elevata e ottimizzarne l’utilizzo. Una buona
abitudine è avviare lavatrice e lavastoviglie soltanto a pieno carico. In
alternativa, si possono scegliere i programmi speciali per carichi dimezzati.
4.
Preferire cassette del water con doppio tasto di scarico. A seconda delle
esigenze, con questo sistema è possibile regolare il flusso d’acqua e quindi
ottimizzare il consumo.
5.
Lavare frutta e verdura in una bacinella e non sotto l’acqua corrente. La regola è
utilizzare l’acqua corrente soltanto per il risciacquo. Per lavare gli alimenti
è meglio utilizzare un contenitore pieno d’acqua, perfetto per garantire una
sufficiente pulizia.
6.
Controllare eventuali perdite. Il classico rubinetto che “perde” può causare
sprechi evitabili. Basta, infatti, posizionare sotto il miscelatore una
vaschetta e controllare qualche ora più tardi se si è raccolta dell’acqua. In
quel caso meglio chiamare un idraulico.
IN
CONDOMINIO
La suddivisione dei costi relativi al
consumo d’acqua in condominio è una di quelle operazioni che spesso diventano
oggetto di discussione. Anche se la legge individua nell’installazione dei
contatori individuali la pratica più corretta per una giusta ripartizione, è
quello che scritto sul regolamento condominiale a dettare la linea. Di seguito,
le tre tipologie di ripartizione più utilizzate:
1) Millesimi di proprietà. Se il
regolamento condominiale prevede la suddivisione del consumo in base ai
millesimi di proprietà, l’utente paga in proporzione al valore del suo
appartamento. L’amministratore esegue la lettura dal contatore generale e poi
opera la ripartizione. Poco importa se l’alloggio è dotato di un contatore
individuale, in quanto ai fini della suddivisione è praticamente inutile. I
limiti di questa soluzione sono evidenti: non è detto, infatti, che un alloggio
molto grande consumi più acqua di uno più piccolo.
2) A persona. La ripartizione
basata sul numero di persone che abitano i singoli alloggi dell’edificio è di
gran lunga l’opzione più diffusa e spesso la si trova inserita nel regolamento
condominiale. Per procedere, occorre conoscere il numero degli abitanti di ogni
unità immobiliare, sommarli e quindi dividere per questo numero la spesa totale
del consumo riportato nel contatore generale. A quel punto, si assegna a ogni
persona una quota da pagare. Fin qui tutto giusto, ma anche tale soluzione
presenta diverse lacune. Mettiamo il caso che una famiglia sia composta da
marito, moglie e neonato: che quota attribuire al lattante? È giusto farlo
pagare? Fino a che età, eventualmente, esentarlo dal conteggio? Si capisce
immediatamente che questo metodo necessita di un costante aggiornamento
anagrafico dei condòmini, eseguito dall’amministratore almeno una volta
all’anno.
I problemi non finiscono qui. Esistono,
infatti, una miriade di situazioni particolari che lo stesso amministratore (a
meno che non siano contemplate nel regolamento) deve affrontare e gestire nel
migliore dei modi. Classico è l’esempio del condomino che per periodi più o
meno lunghi non abita l’appartamento oppure il criterio d’attribuzione delle
quote alle unità immobiliari ad uso non abitativo, come gli uffici o i negozi.
Se nel primo caso a prevalere deve essere il buon senso, nel secondo ai fini
del conteggio è possibile immaginare un numero “virtuale” di persone, oltre a
quelle che solitamente vi lavorano. Per assegnare le quote a un ristorante, ad
esempio, al numero del personale bisognerà aggiungere una decina di abitanti
virtuali. Un’altra circostanza che può alimentare discussioni, è la presenza o
meno del giardino. In questo caso, è giusto che il proprietario paghi una
percentuale aggiuntiva calcolata sul consumo totale.
Infine, una curiosa parentesi sugli
animali domestici: come considerarli ai fini della ripartizione delle quote? A
pronunciarsi, nel 1993, è stato il tribunale civile di Monza, che un po’ a
sorpresa ha equiparato il consumo d’acqua di un cane a quello di una persona.
3) Contatori individuali. Installare i
contatori individuali per la ripartizione del consumo d’acqua, è in assoluto la
soluzione più equa che un condominio possa scegliere. Questo sistema, oltre a
garantire trasparenza, incentiva gli utenti a dosare in modo responsabile la
risorsa idrica, evitando inutili sprechi.
La situazione ideale prevede la
sottoscrizione di un contratto per ogni appartamento del condominio, in modo
tale che i proprietari possano pagare direttamente all’ente erogatore il
consumo letto sul proprio contatore. Al momento dell’edificazione del
fabbricato, il costruttore può richiedere a chi gestisce il servizio idrico
l’installazione di più contatori, mentre è decisamente più complicato (e
costoso) slacciarsi in un secondo momento dal contatore generale.
Nella maggior parte dei casi, ogni
condominio ha un unico contratto con la società erogatrice e tocca
all’amministratore ripartire i consumi individuali, calcolati basandosi sulla
lettura dei singoli contatori. Per ottenere la cifra spettante a ogni
proprietario (x), basta applicare la seguente equazione:
(costo totale
della bolletta) : (totale metri cubi consumati) = (x) : (consumo letto nel
singolo contatore).