Con un giro d’affari che soltantoin Italia sfiora i 3 miliardi di euro e un parco macchine che supera il milione
di unità, quello della manutenzione degli ascensori è diventato un vero e
proprio business per tutti gli operatori del settore, in particolare per
le multinazionali più strutturate. Sono queste, infatti, a farla
inevitabilmente da padrone sul mercato, offrendo a imprese costruttrici e
amministratori di condominio un servizio a 360 gradi, che va dall’installazione
dell’ascensore alla manutenzione ordinaria e straordinaria (il cosiddetto post
vendita), il tutto a prezzi estremamente concorrenziali. Stando alla normativa
europea, a poter mettere mano agli ascensori nella fase di post vendita
dovrebbero poter essere tutti gli operatori manutentori, grazie al concetto di non-proprietary lift equipment, che
consente la condivisione della tecnologia di diagnostica dell’ascensore.
Eppure le cose non stanno
esattamente così, soprattutto in Italia. Ad accorgersi che qualcosa non
funziona sono stati per primi gli operatori del settore, e in particolare gli
addetti ai lavori come Andrea Marchisio consulente ascensoristico per la Gmv
Martini Spa: tra le maggiori multinazionali nella produzione mondiale di
componenti idraulici per ascensori e montacarichi.
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cons. ascensoristico
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In seguito alla crisi economica
di questi ultimi anni e alla diminuzione della vendita di nuovi ascensori,
tutte le ditte che si occupano di ascensori (grandi e piccole che siano) si
sono concentrate sul business della manutenzione e dei servizi. Un giro
d’affari che in Italia vale dai 2 ai 3 miliardi di euro e in Europa dagli 8 ai
12 miliardi. Cifre e congiunture economiche che hanno indotto molte ditte a
produrre ascensori “blindati” e ad obsolescenza programmata, per tenere per sé
questo business della manutenzione, offrendo ricambi a prezzi molto
elevati e tempi di consegna lunghi, ma soprattutto rendendo difficile
l’utilizzo di strumenti di diagnostica e gestione da parte di eventuali ditte
terze. Oppure ci sono aziende che offrono prodotti di lontana fabbricazione,
che vengono venduti senza preoccuparsi dei ricambi o delle tecnologie del
prodotto.
Di queste pratiche scorrette si è
accorta anche la Comunità europea, che ha cominciato a emettere sanzioni e
multe alle aziende produttrici per una cifra che, complessivamente, ha
raggiunto il miliardo di euro.
A fronte di questa situazione,
sono sempre di più nel mondo i progettisti e le imprese edili che specificano
in maniera chiara e precisa, nelle loro richieste di offerta, il concetto
evoluto di non-proprietary lift equipment,
letteralmente “dispositivi per ascensori non proprietari”. Con tale
terminologia si intende un apparecchio dotato di componenti e strumenti di
diagnostica facilmente reperibili e utilizzabili da qualsiasi ditta operatrice
che si occupa di manutenzione di ascensori. Avere in dotazione un “ascensore
non proprietario” costituisce un vantaggio per l’utilizzatore finale che si
riflette soprattutto nel contenimento dei costi di gestione a lungo termine dell’ascensore.
Solitamente, infatti, l’acquisto dell’ascensore viene fatto dall’impresa edile
ma tutti i costi di manutenzione che dovranno essere sostenuti nei futuri
decenni, dopo l’installazione, saranno a carico dei condòmini.
A beneficiare del non-proprietary
lift equipment sarebbero dunque, non solo i singoli condòmini, ma anche gli
stessi amministratori di condominio, che non si vedrebbero più “costretti” a
scegliere il manutentore dell’azienda fornitrice, potendo liberamente scegliere
un’altra ditta, diversa da quella produttrice, usufruendo quindi di prezzi meno
cari e di servizi più rapidi, secondo le buone regole del libero mercato della
concorrenza. È pratica usuale, infatti, che il produttore offra un prezzo di
acquisto molto favorevole per l’installazione del nuovo ascensore a fronte,
però, di costi di manutenzione e servizi salatissimi. L’auspicio è che il
concetto di “ascensore non proprietario” venga introdotto anche in Italia ed in
Europa.