[A cura di: Vincenzo Perrotta]
Sono sempre di più le donne che scelgono di svolgere la professione di amministratore di condominio, anche se la parità di genere è ancora lontana dall’essere raggiunta. È quanto emerso dall’indagine condotta da Italia Casa e Quotidiano del Condominio presso alcune delle principali associazioni di categoria presenti sul territorio. In sostanza: la tendenza sta variando, ma la professione resta prevalentemente maschile, nonostante le dichiarazioni d’intenti dei presidenti nazionali delle diverse associazioni, che considerano l’amministrazione condominiale perfettamente calzante con la figura femminile. La nostra inchiesta è partita da una domanda semplice e concreta: allo stato attuale, quante sono le donne amministratrici di condominio in Italia? Di seguito i dati forniti dalle associazioni che hanno risposto al quesito.
ACAP
Con un rapporto di uno a sette, l’Associazione amministratori condominiali ed immobiliari pare essere tra quelle con la minore percentuale di donne amministratrici associate. Tuttavia, la percentuale aumenta notevolmente se si considerano le figure femminili che ricoprono un ruolo associativo di rilievo all’interno di Acap, sia a livello nazionale (30%) che al livello locale (55%).
Dai dati degli iscritti ai corsi di formazione obbligatoria e, in generale, dall’entrata in vigore della Riforma del condominio, occorre inoltre rimarcare che le donne risultano più numerose e in deciso aumento rispetto a qualche anno fa. La spiegazione di Acap è che “la libera professione comincia a piacere alle donne per via della possibilità di gestire il proprio tempo, cosa nella quale sono molto brave”.
Secondo il presidente nazionale Nunzio Costa, “le pari opportunità di accesso alla professione si tutelano svincolandosi dai pregiudizi e trattando le colleghe come tali, senza paternalismi né tantomeno rapportandosi a loro come fossero indiani da confinare nelle riserve. Nello statuto associativo non esistono attenzioni in merito, o meglio, quando è nata l’Acap non vi era tutta questa attenzione alla tematica. Ciò nonostante, proprio perché non pensiamo vi sia una differenza tra uomo e donna in questa professione, non intendiamo modificare l’impostazione statutaria. Molto semplicemente, preferiamo dare spazio al merito del professionista e premiare, a prescindere dal genere, le figure più valide. Un esempio lo si evince dall’associazione Tutelami, la prima associazione dei proprietari consumatori, nata da una costola di Acap. Nel suo consiglio direttivo ci sono soltanto due uomini e, in generale, il presidente, il suo vice, il responsabile ufficio stampa e quello dello sviluppo sono donne”.
ANACI
Ad oggi, l’Anaci (Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari) conta un 28,5% di associate donne su un totale di oltre 8mila iscritti, confermando il trend in crescita degli ultimi due anni (da 2161 donne nel 2013 a 2326 del 2015). Ad illustrare la posizione di Anaci è il presidente nazionale Francesco Burrelli: “Per quanto il ruolo dell’amministratore possa sembrare destinato ai maschi, sono certo e convinto (e i dati lo dimostrano) che sempre più donne si dedichino a questa professione che, per quanto dura e impegnativa, viene affrontata dall’impegno femminile con grandi risultati, che incrementano peraltro lo sviluppo della nostra associazione. Tuttavia, anche nel nostro settore, è lento il processo verso la parità. Manca ancora il rispetto pieno e totale per la donna, troppo spesso usata come oggetto, come immagine, considerata a parole una grande risorsa ma, nei fatti, utilizzata per il suo apporto alla famiglia. Soprattutto oggi, nel perdere il rispetto per le donne, si rischia un crollo sociale difficilmente recuperabile, visti i tempi di accentuato decadimento dei valori della famiglia. È importante combattere le discriminazioni promovendo iniziative che garantiscano la dignità, l’autonomia e la partecipazione, perché le donne con il loro impegno quotidiano sono fondamentali per la società e per l’associazione, in quanto portatrici di un reale contributo partecipativo, frutto di assunzione di responsabilità. L’apporto che possono e devono fornire va in direzione di una maggiore completezza del nostro lavoro, che non è fatto solo di assemblee, di analisi, di leggi e normative. La loro presenza, che reputo fondamentale, contribuisce a migliorare i rapporti interpersonali, impedisce normalmente linguaggi scurrili, impone (o meglio dovrebbe imporre) un atteggiamento più curato nei modi e nel presentarsi, portando quindi a perfezionare quelle competenze che l’amministratore professionista deve possedere”.
ANAIP
Tra le associazioni in cui è maggiore la parità di genere nella professione spicca l’Anaip, con circa il 35% di donne amministratrici iscritte e una massiccia presenza femminile ai vertici associativi, sia a livello locale che nazionale. A fornire il quadro della situazione è proprio una donna, la segretaria nazionale Germana Granieri: “Occorre precisare che in questa professione, meglio che in altre, si sta andando contro tendenza: oggi è molto più apprezzato un amministratore di condominio di sesso femminile, ritenuto più affidabile e dotato di una maggiore capacità relazionale. In base al numero degli iscritti ai nostri corsi di formazione professionale possiamo ritenere che dall’entrata in vigore della Riforma del condominio il numero di donne sia ulteriormente aumentato. Uno dei motivi è sicuramente la flessibilità con la quale può essere svolta questa professione anche senza particolari limitazioni anagrafiche. La differenza è data solo dal livello di professionalità”.
La segretaria nazionale Anaip ha poi affrontato la questione spinosa degli ostacoli che una donna deve fronteggiare per svolgere la professione di amministratrice di condominio: “Gli impedimenti riguardano i limiti di accesso a tutta quella serie di tutele di cui dispone una donna che svolge un lavoro dipendente. Le lavoratrici autonome, e in particolare quelle del nostro settore che non hanno neppure una casa di previdenza, in caso di maternità, grave malattia o di richiesta di un eventuale congedo parentale si vedo puntualmente chiudere la porta in faccia a causa delle attuali normative. Poi un capitolo a parte dovrebbe essere dedicato all’incubo della gestione separata dell’Inps”.
Comunque, nonostante gli ostacoli, il problema delle pari opportunità in questa professione, a detta di Granieri, non esiste e anzi, “tra qualche anno potremmo scoprire di avere più donne che uomini amministratori di condominio”. Diverso se si guarda all’organizzazione associativa: “Nel caso dell’Anaip il principio delle pari opportunità è garantito anche dallo Statuto fin nei livelli apicali. Oggi infatti noi abbiamo diversi consiglieri, presidenti provinciali e coordinatori regionali che sono donne, ma non meno ai massimi vertici dell’Associazione, dove segretario, tesoriere e presidente del Collegio dei probiviri nazionale sono donne”.
ANAMMI
In linea con la media delle altre associazioni di categoria è l’Anammi, con il 38% di amministratrici donna associate e con un grado di istruzione in costante crescita. I dati forniti dall’associazione rivelano, negli ultimi quindici anni, una tendenza all’incremento della presenza femminile a prescindere dalla Riforma del condominio. “Tuttavia – spiegano da Anammi – la professionalizzazione della nostra attività (richiesta da tempo dall’associazione e propugnata dalla Riforma) ha sicuramente favorito anche le donne che intraprendono questo lavoro”.
Secondo Anammi non esisterebbero impedimenti particolari allo svolgimento della professione di amministratore: “In genere, la futura amministratrice si iscrive ai nostri corsi perché, pur avendo già all’attivo esperienze lavorative, si è vista costretta a lasciare la professione per via degli impegni familiari, oppure cerca un’alternativa proprio perché non ce la fa più a conciliare lavoro e privato. Del resto, bastano un computer ed una linea telefonica dedicata per avviare l’attività. Semmai, certi condòmini hanno ancora pregiudizi nei confronti delle donne amministratrici e questo non consente di avere ancora una parità completa”.
ANAPI
Dove la situazione sembra più “rosa” è tra le fila dell’Anapi. Dai dati forniti dall’associazione, infatti, le donne risultano il 60% del totale degli associati e oltre la metà del totale degli iscritti ai corsi di formazione obbligatori. “Il perché di questa situazione – ha spiegato la segretaria nazionale Rosa De Cambia – va ricercato nel fatto che l’attività di amministratrice, soprattutto in un periodo di crisi come questo, si può coniugare ad altre professioni, solitamente svolte da donne”.
Un dato interessante preso in considerazione da Anapi è l’incremento del livello di istruzione delle amministratrici negli ultimi dieci anni. “Nonostante la normativa richieda il diploma, sono sempre di più le donne neolaureate che si avvicinano a questa professione”. Il quadro è rosa anche a livello di rappresentanza femminile in associazione, dove, a parte il presidente, sono tutte donne: “Dall’addetto stampa alla responsabile del Centro studi, fino ai professionisti esterni ai quali ci appoggiamo normalmente sono quasi tutte donne. Le quote rosa sono rispettate anche nelle sedi locali, malgrado nello statuto di Anapi non ci siano obblighi in tal senso”.
Secondo De Cambia “l’unica difficoltà sta nella reticenza che si ha nel mondo lavorativo nei confronti della donna. Quella dell’amministratore di condominio è sempre stata vista come una professione prettamente maschile, ma è ora di sconfiggere questo credo”.