Tra le innumerevoli materie oggetto dell’attività degli enti di normazione, non poteva mancare quella relativa alle caraffe filtranti. Il Cen/Pc 426 “Domestic appliances used for water treatment not connected to water supplì” – riunitosi recentemente a Milano – è il comitato tecnico europeo, con presidenza e segreteria italiane, che si occupa di elaborare norme che definiscono i requisiti di sicurezza, prestazionali e di etichettatura delle apparecchiature per il trattamento dell’acqua potabile utilizzate in ambiente domestico o similare: tra queste ci sono, ad esempio, le caraffe filtranti le cui vendite in ambito europeo superano i 5 milioni di pezzi l’anno.
È importante ribadire che queste caraffe non servono in nessun caso a rendere potabile l’acqua ma -mediante speciali filtri- ne modificano le caratteristiche organolettiche rendendone più gradevole il sapore. Partendo quindi dal presupposto che l’acqua che sgorga dai nostri rubinetti è già potabile – e che quindi si può bere in tutta tranquillità – resta comunque il fatto che talvolta il suo gusto non è completamente di nostro gradimento. Ciò può essere dovuto sia alla presenza di cloro che di altri sali minerali che ne determinano il grado di durezza.
“Le caraffe filtranti hanno esattamente questo scopo: rendere più gradevole il sapore dell’acqua che beviamo – spiega Alessandro Maggioni di Anima, presidente del comitato europeo Cen/Pc 426 -. In questo momento a livello Cen stiamo mettendo a punto una norma di prodotto sulle caraffe filtranti in grado di fornire un riferimento normativo comune, univoco, valido in tutta Europa. La legge italiana che regola questi dispositivi esiste già, ma mancava sinora una norma tecnica europea di riferimento per testare le caratteristiche di questi prodotti”.
Per quanto riguarda la legge italiana il riferimento è il Dm 25/2012 del Ministero della Salute “Disposizioni tecniche concernenti apparecchiature finalizzate al trattamento dell’acqua destinata al consumo umano”, il cui obiettivo è proprio quello di garantire che i trattamenti non pregiudichino la qualità delle acque già idonee sotto il profilo sanitario, che le apparecchiature di trattamento garantiscano gli effetti dichiarati e che venga fornita una informazione completa e adeguata ai consumatori finali. Secondo Alessandro Maggioni, la norma “costituirà il riferimento fondamentale per le imprese presenti sul mercato e permetterà ai produttori di disporre dei riferimenti oggettivi sulla base dei quali fornire agli acquirenti informazioni dettagliate ed esaustive per l’utilizzo e la manutenzione delle caraffe filtranti”.