OCCUPAZIONI ABUSIVE, ASSEGNAZIONI BLOCCATE: TUTTI I MALI DELLE CASE POPOLARI
- Redazione
- 16 febbraio 2016
[A cura di: Vincenzo Perrotta]
Canoni d’affitto estremamente vantaggiosi per persone molto poco bisognose. Questa, in estrema sintesi, la dinamica che sta alla base dell’ennesimo scandalo romano di “affittopoli”. Sulla vicenda che sta sconquassando i vertici dell’amministrazione comunale della Capitale si sono sprecati commenti, polemiche, attacchi, scambi d’accuse, in attesa della conclusione delle indagini condotte dal prefetto Paolo Tronca. A uscirne con le ossa rotte però non è solo il Comune di Roma, ma tutte quelle persone oneste, con redditi medio bassi, che una casa popolare la meriterebbero di diritto. L’allarme sul disagio abitativo lanciato da Nomisma e Federcasa rischia, infatti, di passare in secondo piano, senza i dovuti distinguo sulla vicenda. A questo scopo abbiamo chiesto a Daniele Barbieri (nella foto), segretario nazionale del Sindacato nazionale inquilini e assegnatari, di fare un po’ di chiarezza, partendo da quella che è la situazione nazionale in cui versa l’edilizia residenziale pubblica.
IL QUADRO ITALIANO
“La situazione? Stiamo facendo esattamente il contrario di quello che andrebbe fatto – spiega Barbieri -. Un numero consistente di appartamenti destinati all’edilizia residenziale pubblica è stato venduto e non sostituito, con il risultato che ci sono oltre 600mila famiglie, collocate in graduatoria, in attesa di assegnazione”. Secondo il numero uno del Sunia, il motivo della continua dismissione di parte del patrimonio pubblico deriva dalla mancanza di finanziamenti da parte dello Stato. “Tutto il comparto è stato demandato alle possibilità delle singole Regioni – prosegue -; le quali riescono a mettere in campo qualche lodevole iniziativa. Il resto viene finanziato tramite fondi derivanti dalle vendite di case popolari, appunto. Solo che queste vengono vendute a un prezzo inferiore rispetto ai prezzi di mercato, e ce ne vogliono 3 o 4 per farne una nuova”.
A oggi, per la precisione, sono 640mila le domande presentate e collocate in graduatoria, distribuite in modo omogeneo tra Nord e Sud, tenendo conto della diversa densità abitativa di Regioni e Comuni. Segnale evidente di un’esigenza abitativa costante e presente. “In Italia – continua Barberi – sono un milione circa le case popolari già assegnate. Esistono, però, altri 20mila appartamenti, concentrati per lo più nella zona di Milano, disponibili sulla carta ma che, di fatto, non possono essere assegnati perché hanno bisogno di interventi strutturali”.
SCANDALO “AFFITTOPOLI”
“Sgombriamo il campo dalle inesattezze – puntualizza Barbieri -. È giusto che le famiglie a basso reddito che risiedono nelle case messe a disposizione dai Comuni e in quelle popolari vi rimangano, seppur pagando un affitto più equo, rapportato al loro reddito. Non è questo a essere scandaloso. Lo scandalo è quando queste case vengono assegnate a una famiglia che ha 100mila euro di reddito l’anno. Il problema è che al comune di Roma nessuno ha mai fatto pagare il giusto”. Per il numero uno del Sunia, la ricetta per uscire dall’impasse è una sola: “Bisogna riportare sotto lo stretto controllo pubblico questo tipo di patrimonio edilizio, apportare le giuste variazioni ai canoni, in modo che siano sopportabili per chi non si può permettere di pagare molto, e far uscire i nuclei con reddito alto”.
Sui numeri dello scandalo, il segretario del Sunia non si sbilancia, in attesa di conoscere gli esiti delle indagini del prefetto Tronca: “Non sappiamo quanti siano gli appartamenti interessati dal caso affittopoli. Comunque sia, è doveroso fare una distinzione tra alloggi del patrimonio, circa 3-4mila (da affittare con criteri privatistici, sono quelli che fanno scandalo) destinati a uso anche diverso da quello abitativo, e quelli popolari destinati invece alle politiche sociali”.
OCCUPAZIONE ABUSIVA
Il vero scandalo, rimasto sullo sfondo dei fatti romani, è l’occupazione abusiva degli alloggi che invece andrebbero assegnati. Un problema che va debellato secondo Barberi, parallelamente se non prima ancora, della questione “affittopoli”. Secondo i dati a disposizione del sindacato, infatti, ogni anno sono circa mille gli alloggi che sfuggono al controllo del Comune di Roma e di Ater, l’Agenzia territoriale per l’edilizia residenziale. Appartamenti che, al posto di essere assegnati, vengono occupati abusivamente dopo che sono stati liberati, solitamente per cause naturali (ad esempio il decesso dell’inquilino precedente). “L’occupazione di questi alloggi – denuncia Barbieri – è un problema tanto importante quanto quello dei canoni di affittopoli, che va avanti da almeno un ventennio e che, se risolto, certamente non cancellerebbe il problema dell’emergenza abitativa, ma darebbe un grande aiuto verso quella direzione”.
L’APPELLO DEL SUNIA
“È necessario offrire più case popolari, non necessariamente nuove, ma anche da recuperare attraverso interventi sul costruito. Sulle aree dismesse, caserme e altri edifici pubblici in disuso si stanno portando avanti operazioni di valorizzazione immobiliare che non tengono conto delle esigenze dell’edilizia residenziale pubblica. In più – conclude il segretario Barbieri – è necessario che vi siano dei fondi continuativi destinati all’edilizia residenziale pubblica. Non basta lo stanziamento di qualche euro una tantum. L’abitazione è un aspetto fondamentale del welfare in Italia e come tale deve essere considerata dalla politica”.