“Il D.L. 30 dicembre 2015, n. 210 è un provvedimento inefficiente, che rimanda nel tempo ancora una volta la soluzione normativa che la cogenerazione ad alto rendimento merita e si aspetta ormai da anni: una disciplina specifica che valorizzi questa tecnologia, definita dalla Ue come sistema alternativo ad alta efficienza”. A denunciarlo è Carlo Belvedere, segretario generale Ascomac, secondo il quale “Ovviamente parliamo solo ed esclusivamente della cogenerazione ad alto rendimento, nel pieno rispetto di quanto previsto dalla Direttiva 2003/96/UE e non più della produzione combinata di energia elettrica e calore, meno efficiente della prima. E invece no: Il Legislatore ancora una volta non definisce le regole, come previsto dal comma 1, art. 3-bis D.L. n. 16/2012, ma continua a prorogare l’attuale disciplina relativa alle unità di produzione di energia elettrica e calore, che non sono cogenerazione ad alto rendimento”.
Ma perché? Secondo il numero uno di Ascomac, “La domanda trova risposta, tra le tante, nella solita salvaguardia dei diritti acquisiti a scapito e danno delle tecnologie innovative e degli investimenti dei clienti finali. Basti pensare ai cd Seeseu, rientranti nell’ambito dei cosiddetti Seu, come riportato nella Guida Gse. Si erogano di fatto soldi pubblici a vecchi impianti neppure ad alto rendimento, senza più limiti di potenza, essendo stato il limite di 20 MW abrogato dalla Legge n. 221/2015 (Collegato Green alla Legge di Stabilità 2014). Il Legislatore ne è consapevole?”.
A questo proposito, Ascomac Cogena ha presentato, sul tema, diverse proposte nell’ambito di provvedimenti normativi quali la Riforma fiscale, il D.L. Competitività: una norma abrogativa delle precedenti che definisca l’assoggettamento ad aliquota di accisa per produzione elettrica di tutto il prodotto energetico utilizzato da unità di cogenerazione ad alto rendimento in attuazione dell’art. 15, Direttiva 2003/96/CE. “A trarne beneficio, nel pieno rispetto della legalità, sarà finalmente il cliente finale, soprattutto nel settore civile, ad oggi molto penalizzato, sebbene necessiti di importanti azioni di efficientamento energetico”.
Ma per Belvedere, “Un altro aspetto penalizzante per la generazione distribuita ed efficiente di energia, peraltro definito con provvedimento che dovrebbe occuparsi solo di proroghe, è costituito dalla modifica, dal 1° gennaio 2016, della struttura delle componenti tariffarie della bolletta elettrica, relative agli oneri generali di sistema elettrico per gli utenti non domestici: se il Decreto Legge sarà convertito senza auspicate modifiche, di fatto diminuiranno quegli investimenti in efficienza energetica da parte proprio di quegli utenti domestici che pagheranno in bolletta gli oneri di sistema secondo componenti fisse e componenti variabili. A cosa serve risparmiare energia con sistemi ad alta efficienza se poi li si penalizza, equiparando l’energia autoprodotta in termini di tassazione a quella distribuita in concessione? Se questa è la visione, a dir poco discutibile, del Legislatore, allora che almeno liberalizzi la distribuzione per evitare che la autoproduzione, oggetto di importanti investimenti, sostenga sempre di più, come già anticipato dal comma 4, art. 24, D.L. n. 91/2014, i costi della distribuzione in concessione, senza che questa come dovrebbe, investa nel miglioramento della rete. E questa volta tutti, nessuno escluso, mantengano, anzi investano nel Sistema elettrico nazionale. In sintesi – conclude Belvedere – da un lato si continua ad agevolare i vecchi impianti, dall’altro si penalizza la generazione distribuita e l’autoconsumo ad alta efficienza tassandola in maniera continuativa e mettendo a rischio importanti investimenti sociali, economici, sostenibili di cui il Paese ha grande necessità”.