“Diamo atto al vice-presidente regionale e assessore alla Casa dell’impegno per affrontare l’emergenza abitativa in Lombardia: ma dobbiamo rilevare che dare un tetto a chi la casa non può o non vuole acquistarla spetta ancora alla proprietà privata, sulla quale continua a ricadere un onere sociale che non le compete”. Questo il parere del presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici (nella foto con Gian Valerio Lombardi, presidente di Aler Lombardia), in occasione di “Dillo alla Lombardia”: l’incontro e confronto della Giunta regionale con i suoi principali stakeholders sullo stato dell’attuazione del programma abitativo.
L’associazione dei proprietari immobiliari ritiene che in Lombardia ci sia bisogno di circa 60.000 alloggi popolari, 20.000 dei quali nella sola città di Milano. Ma anche gli stessi proprietari non sfuggono alle difficoltà del periodo: lo testimonia il fatto che nel giro di pochi anni l’importo dei canoni delle locazioni è diminuito del 20-25%, le morosità sono aumentate progressivamente, e così gli sfitti, mentre l’imposizione fiscale abnorme e l’incertezza allontanano i risparmiatori dall’investire nell’immobile.
Certo, secondo Assoedilizia molta responsabilità ricade sull’assenza in Italia di un vero progetto di politica abitativa che ha, tra l’altro: provocato la crisi della locazione che si è quasi dimezzata in pochi decenni; portato il Paese agli ultimi posti in Europa per numero di alloggi sociali in rapporto alla popolazione; causato con una politica fiscale vessatoria e incerta la fuga degli investitori nel residenziale. Responsabilità dei Governi, quindi. Ma anche degli amministratori locali: basti citare le normative che impongono, ad esempio, la termoregolazione, la sostituzione delle caldaie ancora in piena efficienza e quant’altro.
Per l’associazione, “Occorre che la Regione corregga, per quanto possibile, la normativa fiscale che penalizza i contratti liberi e le locazioni ad uso commerciale, professionale, produttivo agevolando esclusivamente i contratti agevolati che sono tuttavia una minoranza. Sistema virtuoso sul piano sociale, ma non altrettanto sul piano economico. È necessario abolire la politica dei differenziali fiscali”.
Riassume Achille Colombo Clerici: “Da molti anni in Italia sono stati tagliati i fondi per l’edilizia residenziale pubblica, e l’housing sociale si è dimostrata una goccia nel mare della necessità, soprattutto nelle grandi città. Per altro verso la mobilita abitativa a fini di studio, di lavoro, di socialità è ingessata da un penalizzante rapporto che vede una sbilanciata predominanza di prime case in proprietà. È necessario quindi invogliare i nuovi investimenti privati in case da offrire in affitto. Oggi tali investimenti sono ridotti a zero perché non redditizi proprio a causa del regime di tassazione troppo oneroso; né l’agevolazione per i contratti a canoni concordati vale a tale effetto”.
Colombo Clerici ricorda ancora come il presunto elevato numero di alloggi non occupati (e non, come si scrive spesso erroneamente, sfitti) nella maggior parte dei casi non sia una scelta volontaria dei proprietari degli alloggi; sui quali d’altronde continuano a gravare oneri fiscali, di gestione, di manutenzione ordinaria e straordinaria e quant’altro. È che l’offerta non riesce a incontrare la domanda per difetto di mercato e non per altre ragioni. Bisogna inoltre considerare la non occupazione fisiologica – a Milano più di 8.000 alloggi pari al 4-5% del totale – , dovuta all’intervallo tra l’immissione sul mercato dell’alloggio e la sua locazione.
“Sin dall’inizio della legislatura – ha spiegato l’assessore Fabrizio Sala aprendo i lavori – abbiamo messo le fasce deboli al centro della nostra azione politica, che si è caratterizzata per una forte attenzione sociale, indispensabile in momenti di sofferenze economiche diffuse soprattutto nel settore della casa e dell’housing sociale: sostegno affitti alle persone in difficoltà, 50 milioni in due anni; oltre a 19 milioni per il contrasto alla morosità incolpevole e 4,7 milioni di intervento straordinario nell’ambito dei provvedimenti del reddito di autonomia e oltre 11 milioni per la mobilità; 225 milioni in due anni per interventi di recupero di 4.600 alloggi di edilizia residenziale pubblica; mix abitativo per ricostruire il tessuto sociale con l’obiettivo di guidare la persona al di fuori dell’emergenza economica e quindi lasciare i servizi abitativi sociali a chi ha maggiore necessità. Come dimostra il progetto di riqualificazione del Lorenteggio, che coinvolge 1.500 famiglie grazie a un investimento da parte di Regione Lombardia di 80 milioni di euro tra fondi europei e regionali. Un intervento unico in Europa”.