CONSUMO DI SUOLO: VIA LIBERA ALLA CAMERA. MA IL TESTO SCATENA LE POLEMICHE
La Camera ha approvato il disegno di legge “Contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato”, Il testo, che ora passa al vaglio del Senato per il via libera definitivo, ha tuttavia sollevato non poche polemiche. Tra i tanti giudizi non propriamente entusiastici, quello dell’ingegner Sandro Simoncini (nella foto), docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università La Sapienza di Roma, oltre che presidente di Sogeea SpA: “La legge sul consumo del suolo licenziata dalla Camera non può lasciare soddisfatti: dopo due anni di dibattito e confronto era lecito attendersi un provvedimento più coraggioso, che lasciasse realmente intravedere un radicale cambio di prospettiva per la questione ambientale in Italia. Troppe le modifiche e le limature che sono state apportate al testo originario: ne scaturisce il solito compromesso al ribasso tipico della storia recente del nostro Paese. In questo contesto, peraltro, è difficile ipotizzare che nel passaggio al Senato il testo possa essere migliorato sensibilmente”. “Ciò che in tutta questa vicenda lascia maggiormente perplessi – prosegue Simoncini – è il fatto che non si sia voluto vincolare in modo più stringente i Comuni a rendere più vantaggioso intervenire sul patrimonio edilizio esistente rispetto alla costruzione di nuovi fabbricati. Discorso simile per la semplificazione amministrativa e i meccanismi premiali per la rigenerazione, sui quali il Governo lascia troppo margine di manovra agli enti locali. In questo modo, contrariamente a quanto hanno scelto di fare tanti Paesi europei, le nostre città continueranno ad espandersi disordinatamente verso l’esterno, lasciando che interi quartieri storici decadano inesorabilmente e creando enormi periferie senza adeguati servizi e infrastrutture”.
Quindi, Simoncini scende nel dettaglio puntando l’indice contro determinate misure contenute nel provvedimento: “Tralasciando le ambiguità riguardo ad alcune competenze, che potrebbero dare luogo a sovrapposizioni o contrapposizioni fra i vari livelli amministrativi, va stigmatizzata la decisione di non comprendere tra i fattori di consumo di suolo le miniere, le grandi opere della Legge Obiettivo o le strutture scolastiche e sanitarie. Troppe, inoltre, le eccezioni alla definizione di superficie agricola, con la conseguenza, ad esempio, che anche terreni che separano due insediamenti industriali potranno scomparire in favore dell’edificazione”.
Ma quali sono i pericoli concreti? “Se non si capisce una volta per tutte che la cementificazione va drasticamente ridotta, l’Italia è condannata a sopportare con sempre maggiore frequenza gli effetti di politiche sciagurate. Ogni giorno viene consumata una quantità di suolo equivalente a quella della Città del Vaticano: un’enormità. Quasi il 90% dei Comuni è a elevato rischio di frane e alluvioni e addirittura 7 regioni e 51 province presentano un territorio a totale pericolosità idraulica. Ben 7 milioni di persone potrebbero trovarsi da un momento all’altro in condizioni di estrema insicurezza a fronte di fenomeni meteorologici di intensità leggermente superiore al normale. Per invertire la rotta ci vogliono provvedimenti legislativi ben più incisivi di quello appena varato”.