[A cura di: Altroconsumo]
Il condizionatore è ormai diventato un elettrodomestico comune all’interno delle abitazioni, complice anche l’innalzamento delle temperature globali. Ma quali sono le regole che ne disciplinano l’installazione in ambito condominiale? È l’oggetto di uno speciale curato da Altroconsumo.
REGOLE COMUNALI
Innanzitutto, devi verificare se nel tuo Comune sono in vigore divieti o limitazioni particolari. Ogni regolamento comunale, infatti, può imporre di rispettare distanze ben precise per quanto riguarda il posizionamento del condizionatore o richiederne le relative autorizzazioni e certificazioni di conformità. In alcuni casi, per evitare un eccessivo impatto visivo o ambientale dell’unità esterna del condizionatore, può perfino arrivare a vietarne l’installazione. Di solito le regole più stringenti hanno l’obiettivo di salvaguardare l’armonia architettonica degli edifici del centro storico. In caso di divieto, si può optare per un condizionatore monoblocco, molto più semplice da installare dato che ha bisogno solo di un piccolo foro verso l’esterno per lo scarico dell’aria calda.
DOVE METTERLO
Una volta verificate le regole del tuo Comune, devi decidere dove collocare il condizionatore. Per quanto riguarda l’unità esterna, va innanzitutto considerato l’eventuale impatto sul decoro dell’intero condominio. In sostanza: meno si vede l’apparecchio e meglio è. I problemi maggiori si verificano quando non si può mettere l’unità esterna sul proprio balcone, ma si deve installare su un muro perimetrale. Come ha chiarito una sentenza del Tribunale di Milano, la questione del decoro architettonico dell’edificio vale non solamente per i muri esterni, ma anche per le facciate che danno sui cortili interni del palazzo. In linea generale, il semplice regolamento condominiale non può vietare di installare un sistema di condizionamento, a meno che non si tratti di un regolamento cosiddetto “contrattuale” (cioè predisposto dal costruttore e riportato nei singoli atti d’acquisto) oppure nel caso in cui ci sia stata in tal senso una votazione all’unanimità dei condòmini.
L’INSTALLAZIONE
Lo stesso regolamento, però, può stabilire precise regole per quanto riguarda le modalità d’installazione: bisogna controllare o chiedere al proprio amministratore. Anche se si tratta di pochi casi, esistono condomini che hanno adottato vere e proprie linee guida per l’installazione dei condizionatori. Ad esempio, può trattarsi di piccoli accorgimenti come la verniciatura dell’unità esterna dello stesso colore della facciata oppure il divieto di posizionarlo sulla facciata principale del palazzo.
Devi fare inoltre attenzione a rispettare la norma del Codice civile che prevede di collocare l’unità esterna tre metri sotto la soglia delle finestre o del terrazzo del piano superiore (in modo da non limitare la vista agli altri condòmini), e assicurarti che lo scolo dell’acqua di condensa sia correttamente incanalato, in modo da evitare il cosiddetto “effetto pioggia” sui vicini dei piani inferiori e i passanti. Un’ulteriore accortezza è quella di prestare attenzione a che i condizionatori non producano rumori fastidiosi o immettano calore negli appartamenti confinanti. Il nostro consiglio è quello di avvertire l’amministratore, comunicandogli il tipo di impianto che intendi utilizzare e dove vuoi localizzarlo. Non è un passaggio obbligatorio, tanto più che non è necessaria l’autorizzazione dell’assemblea di condominio per procedere all’installazione, ma è consigliabile.
IL DISTURBO
Per tutelarti dal condizionatore del vicino che ti disturba, meglio agire per gradi. In primo luogo, quindi, è sempre bene iniziare con un dialogo pacifico.
* Se non ottieni alcun risultato parlando con il vicino in questione o con l’amministratore, puoi mandare una diffida per chiedere formalmente che finiscano le immissioni fastidiose.
* Se anche questo tentativo viene ignorato, puoi far valere i tuoi diritti in sede civile: se rumore, aria calda o acqua di scolo generano un disturbo che supera la “normale tollerabilità”, puoi rivolgerti a giudice di pace per ottenerne la cessazione e un risarcimento. Sarà compito del giudice valutare qual è il limite di tollerabilità caso per caso.
* Esiste poi la via amministrativa: la legge ha stabilito le soglie di rumore per tutelare i cittadini, i quali si possono rivolgere all’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa) per chiederne la misurazione e verificare il superamento dei parametri. Accertata la violazione, il sindaco può emettere un’ordinanza per il rispetto delle soglie.
* C’è anche la tutela penale: se il rumore infastidisce un ampio numero di persone, può scattare il reato di disturbo della quiete pubblica. Gli ultimi due rimedi non tutelano i singoli cittadini ma l’interesse pubblico: dunque, anche se i limiti di legge sono superati e il reato è accertato, per ottenere un risarcimento bisogna agire anche in sede civile e provare di avere subìto un danno.