Un fondo pubblico-privato da 4-5 miliardi per finanziare, attraverso l’ecobonus del 65%, la riqualificazione energetica di 12 milioni di unità immobiliari – ma si parla anche di scuole e uffici – costruiti negli anni ’50, ’60 e ’70 nelle periferie e oggi bisognosi di interventi radicali.
Il piano Delrio-Morando prende forma in vista della legge di bilancio, e a sottolinearlo è il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici (nella foto con Enrico Morando): “Avevamo anticipato la notizia due mesi fa, a seguito di un incontro intervenuto proprio con il viceministro dell’Economia Morando. Si trattava di una nuova idea per favorire gli interventi edilizio-impiantistici volti all’efficientamento energetico di molti edifici condominiali, abitati da famiglie dal reddito non elevato. Una idea da introdurre nella legge di bilancio. Soprattutto in caso di immobili di scarsa qualità realizzati negli anni ’50 e ’60 ed abitati da famiglie a basso reddito, è frequente che, pur in presenza del bonus fiscale, non ci sia interesse da parte dei condomini a compiere gli interventi, perché il reddito delle singole famiglie è incapiente in rapporto alla entità della prevista detrazione fiscale del 65 % della spesa, pur diluita in 10 anni”.
L’idea – precisa il numero uno di Assoedilizia – è quella di favorire la formazione di operatori come le ESCo che siano in grado di compiere l’intervento di efficientamento, autofinanziandolo con l’ausilio della Cassa depositi e prestiti, rivalendosi per un certo numero di anni sul singolo condomino il quale consegue un risparmio energetico e quindi va sostanzialmente alla pari. Insomma, per l’utente il vantaggio della detraibilità si attuerebbe non sul piano fiscale, bensì sul quello del risparmio dei costi di funzionamento dell’impianto energetico. Sul piano pubblico, lo Stato incassa l’Iva, incrementa il Pil, riqualifica il tessuto urbano delle città, riduce l’inquinamento atmosferico.
“Giudichiamo dunque virtuosa, dal punto di vista economico, questa misura, per la sua duplice valenza: da un lato sul piano della riqualificazione del patrimonio immobiliare (anche ai fini del risparmio energetico) e dall’altro per la sua portata anticiclica – commenta Colombo Clerici -. Osserviamo che essa interessa prevalentemente gli immobili costruiti dall’edilizia civile e cooperativistica pro diviso, risalenti agli anni ’50 e ’60 del secolo scorso. Si tratta, secondo una stima circolante presso i tecnici, di 12 milioni di unità immobiliari, riunite in condomini, delle quali riteniamo che circa 1,5 milioni possano versare in uno stato di conservazione e di funzionalità (es. costruiti senza il rispetto delle norme antisismiche del 1970) tale da renderne sconveniente il recupero, se non previa sostituzione edilizia. Impegnare in un progetto economico i proprietari condòmini occupanti edifici di questo genere, potrebbe rendere assai più difficile ogni futura operazione di rigenerazione urbana maggiormente radicale. È necessario quindi coordinare l’ecobonus per i condomini di cui stiamo parlando, con il progetto di rinnovamento urbano delle città”.
Foto: Achille. Colombo Clerici con il viceministro Enrico Morando