Fascicolo del fabbricato: si o no? A due settimane dal sisma che ha sconvolto il Centro Italia, non accenna a placarsi la diatriba tra chi – pur a determinate condizioni – vorrebbe l’introduzione della carta d’identità degli edifici, e chi, invece, la boccia a prescindere.
CONFAPPI-FNA
Il tragico terremoto di fine agosto ha riaperto, in Italia, la discussione circa l’opportunità (o meno) di dotare gli edifici del cosiddetto “fascicolo del fabbricato”, una sorta di carta d’identità di ciascun edificio che ne contiene e mappa tutte le caratteristiche tecniche (progettuali, strutturali e impiantistiche) e che, per questo, è anche in grado di metterne in luce punti di forza e debolezza. Lo strumento, già proposto nel passato, si è arenato fra tentativi di istituirlo e pronunce della Corte Costituzionale, in un annoso dibattito che punta il dito sull’ennesimo adempimento di natura patrimoniale, che grava sulle tasche di chi è proprietario di un immobile.
Rispetto al tema, la Confappi-Fna ritiene che, ben calibrato, il fascicolo del fabbricato possa essere uno strumento di prevenzione utile, a patto che davvero sia orientato a contenere informazioni nuove sull’edificio, che ne riguardano le caratteristiche costruttive e strutturali, e non si trasformi in un duplicato di dati che, al contrario, sono già in possesso della PA.
Per ciò che riguarda l’istituzione dello stesso, la nostra associazione è altresì convinta che il documento debba essere introdotto per legge dello Stato e non possa essere affidato all’iniziativa delle singole amministrazioni locali.
ASSOEDILIZIA (AVV. BRUNA GABARDI VANOLI)
In questi giorni in cui in cui si susseguono osservazioni e dichiarazioni di autorità governative sulla possibilità di prevenzione delle catastrofi sismiche si ritorna a sentire invocare l’introduzione normativa dell’obbligo di configurazione, a carico dei proprietari di casa, di un attestato, fascicolo di fabbricato o carta di identità, che dir si voglia, che faccia testo su tutti gli elementi che riguardano la costruzione dei singoli immobili.
Premesso che l’obbligatorietà di un tale documento non apporterebbe, in ogni caso, alcun vantaggio alla Amministrazione dal momento che tutti gli elementi che dovrebbero essere ritrovati e raccolti sono già in possesso della Amministrazione (anzi la stessa ha a sue mani addirittura elementi di cui i privati non dispongono) mentre l’operazione sarebbe estremamente costosa per i privati che tali elementi devono andare a ricercarseli, ovviamente rivolgendosi a professionisti, sembra sfuggire ai governanti la finalità di una operazione del genere e cioè l’individuazione degli stabili che possano presentare problematiche di staticità nelle ipotesi di sollecitazioni da sisma. E tale controllo lo risolviamo concedendo ai privati di presentare quanto individuato da loro, stati di fatto, autocertificazioni, perizie di parte? Pensiamo a tutte le ipotesi di inesistenza degli atti di fabbrica, di mancanza di certificati di collaudo (e abbiamo visto che la mancanza della certificazione di collaudo la si rileva nella maggior parte dei casi): qui ci si dovrebbe affidare a relazioni predisposte a cura dei proprietari, relazioni che potrebbero risentire di influenze distorsive dei contenuti reali e, fattispecie di frequentissima incidenza, di rappresentazioni, nella denuncia degli interventi, di stati di fatto alterati.
Questi elementi si possono riscontrare esaminando le numerose sentenze del TAR che riguardano contestazioni di abusivismi per false rappresentazioni di stati di fatto e di progetto. Va rilevato, inoltre, che ormai la maggior parte dei procedimenti di assentibilità degli interventi edilizi è affidata a DIA e SCIA e cioè a dichiarazioni del privato. Ma allora bisogna concludere che l’unica direttiva per il controllo sia la redazione della cosiddetta carta di identità dell’immobile ad opera della Amministrazione stessa che ha a sue mani tutti gli elementi documentali relativi agli atti di fabbrica e alle autorizzazioni di ogni genere. E al rilievo dei dati rinvenuti l’Amministrazione dovrà far seguire un controllo della rispondenza di quanto denunciato al costruito. Solo così si potranno rilevare realmente le situazioni di pericolo.
Si è detto anche che l’introduzione dell’obbligo di predisporre il libretto dell’immobile a carico dei proprietari determinerebbe un incremento di lavoro per i professionisti che necessariamente dovrebbero prestare la loro opera. Qui è facile obiettare che l’incremento economico sarebbe davvero lodevole ma non si comprende il perché debba essere posto a carico dei proprietari di casa”.