“Il varo del progetto Casa Italia da parte del Governo guidato da Matteo Renzi fa sperare in un deciso cambio di passo nel modo di affrontare le emergenze nel nostro Paese. Si deve necessariamente abbandonare l’approccio legato alla contingenza e all’emotività post evento e privilegiare una visione di lungo periodo che contempli, oltre ovviamente agli aspetti umanitari e assistenziali in favore delle popolazioni colpite dal terremoto, l’istituzione di un organo permanente che si occupi a tempo pieno di prevenzione e sicurezza urbanistico-ambientale”. A dichiararlo è l’ingegner Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma, secondo il quale “Considerando la pericolosità sismica del territorio italiano, le molteplici criticità idrogeologiche, la necessità di adeguare infrastrutture ed edifici pubblici e privati, non si può prescindere dalla creazione di un piccolo ministero che diventi parte integrante non solo dell’attuale ma anche dei futuri Esecutivi. Una cosa simile in Italia è accaduta per esempio per la Protezione Civile: dopo le tragedie del Friuli e, soprattutto, dell’Irpinia fu protagonista di un notevole salto di qualità dal punto di vista strutturale ed organizzativo e oggi è senza dubbio un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale”.
Simoncini spiega anche i dettagli della sua proposta: “Quella che va messa a punto è una macchina che sia agile e flessibile, con un organigramma il meno possibile politicizzato e che punti sulle competenze tecnico-scientifiche. Ovviamente c’è bisogno di risorse e di un valido supporto legislativo, per fare in modo che una struttura di questo tipo possa incidere davvero e fungere da efficace raccordo sia a livello interministeriale sia nei rapporti con gli enti locali. Un modello interessante è quello costituito in Giappone in seguito al sisma e allo tsunami del 2011: anche se varata con un po’ di ritardo, l’Agenzia per la Ricostruzione ha operato positivamente, risultando un punto di riferimento decisivo anche per la ripresa industriale ed economica delle regioni colpite. Ovviamente in Italia c’è bisogno di partire più da lontano, perché certi standard di sicurezza sul patrimonio urbanistico da noi sono solo un miraggio. L’unica cosa da non fare, però, è di mancare per l’ennesima volta l’occasione. Siamo pieni di studi e dossier sulla fragilità del nostro territorio e sulla pericolosità dei nostri edifici: sappiamo dove e come bisogna intervenire. Piangere i morti non può più bastare”.