[A cura di: avv. Gabriele Bruyère – presidente Nazionale UPPI] Dopo avere più volte denunciato il pericolo di incredibili sanzioni – sino a 2.500 euro – che incombono sui proprietari di casa per l’eventuale mancato rispetto del termine del 31/12 /2016 per installare le valvole termostatiche per la contabilizzazione del calore, l’Uppi, con tutto il Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari (Arpe, Federpropietà e Confappi) ha organizzato una riuscita manifestazione volta all’ottenimento di una proroga in data 27 ottobre 2016 presso l’Hotel Nazionale in Piazza Montecitorio, a Roma, tenuto conto che la norma riguarda tutti i proprietari di casa che, come è noto, sono il 75% degli Italiani. In quell’occasione è stato fatto presente che, esistendo anche un enorme problema per quanto riguardava le zone terremotate, vi era la necessità di prorogare il citato termine (anche perché l’installazione dei termoregolatori può avvenire solo ad impianto freddo, se non addirittura ad impianto vuoto, ed il 31 dicembre i riscaldamenti delle case degli italiani sono pienamente in funzione).
A seguito di tale manifestazione, alla quale hanno partecipato anche importanti uomini politici di tutto l’arco parlamentare, e a seguito di successivi articoli e comunicati stampa, è stata indirizzata all’allora Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dal senatore Vincenzo Fasano, primo firmatario, la seguente interrogazione: “Anche a voler prescindere dai dubbi sulla legittimità costituzionale della norma che sancisce l’obbligo dell’istallazione nei condomini delle valvole termoregolatrici del calore, deve tenersi conto da un lato delle ampie zone dove si sono verificate le scosse sismiche e tra l’altro della forte diminuzione della temperatura nel centro-nord che non consente l’adeguamento degli impianti operanti e dall’altro del progressivo esaurimento, da più parti denunciato, delle disponibilità delle valvole medesime e dei costi non indifferenti; pertanto si chiede, alla S.V. Onorevole, un rapido intervento per prorogare la data-capestro del 31 dicembre p.v. e quindi sollevare gli interessati da un adempimento al momento in larga misura impossibile”. A tale interrogazione, a tutt’oggi non è stata data risposta alcuna, pur essendo intervenuta una notizia che per il Ministero dello Sviluppo il termine poteva essere prorogato al 15 aprile 2017 (data comunque insufficiente). Anche questa notizia tuttavia è rimasta senza seguito, ed il termine del 31 dicembre 2016 è inesorabilmente sempre più vicino.
Vero è anche che l’attenzione dei politici si è spostata esclusivamente per oltre due mesi sul referendum e dopo il 4 dicembre sulla susseguente crisi di governo, ma vero è anche che, nonostante ciò, il Parlamento ben poteva non smettere di funzionare e, meno che meno lo potevano i Ministeri. Incredibilmente è circolata anche la voce che la crisi di governo non avrebbe permesso al Parlamento di continuare nelle sue funzioni con un blocco di fatto dello stesso e di leggi che erano allo studio. Ci si faccia capire: il Parlamento è il luogo dove dovrebbero esserci i rappresentanti del popolo; l’art. 76 della Costituzione precisa che l’esercizio della funzione legislativa non può essere delegato al Governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e per oggetti definiti, art.77. il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria.
Ebbene: se il popolo ha risposto come ha risposto sulla riforma costituzionale, motivo per il quale l’Italia ha subìto le dimissioni del Governo (in realtà era sempre in carica il governo Renzi anche se dimissionario), non per questo il Parlamento ed i Ministeri dovevano smettere di operare per le necessità del Paese e degli italiani, né doveva smettere di operare nel periodo antecedente il referendum, anche se il pensiero e l’impegno dei parlamentari era rivolto esclusivamente al referendum stesso.
Certo è che non è indispensabile un governo in carica (che ora, peraltro, c’è) per avviare misure urgenti per la proroga di un provvedimento che altro non è che una ennesima batosta per le famiglie italiane. Anche con un Governo dimissionario il Parlamento ben può discutere e approvare, se solo volesse, quanto necessita per concedere il richiesto improcrastinabile rinvio; ed ancor più ben poteva operare in questo senso, come il Governo allora in carica, nel periodo antecedente il referendum. Si è anche fatta passare l’idea, dopo il referendum, che senza Governo il Paese è immobile, congelato, in balia di tutto il peggio, e si taciuto sul fatto che le leggi (anche per le riforme) possono essere comunque discusse e approvate dal Parlamento anche con un Governo dimissionario. Si è pertanto rallentato e stoppato volutamente qualunque processo decisionale e operativo spostando sine die la discussione senza alcun motivo serio e soprattutto costituzionale, e ad oggi non si è provveduto a concedere quella proroga richiesta con forza ed a ragion veduta dai proprietari di casa.
Neanche nella legge di Bilancio 2017 che è stata approvata dal Senato con l’ennesimo voto di fiducia posto dal Governo sul testo uscito dalla Camera (il che significa che il Parlamento ben poteva approvare leggi, come detto) si fa alcun riferimento alla richiesta proroga. I rappresentanti del popolo e degli italiani, i parlamentari cioè, dovrebbero tenere in considerazione che il Parlamento è sovrano e che nel Parlamento dovrebbero discutersi ed approvarsi leggi e provvedimenti nell’interesse degli italiani, e non altro come invece si è fatto dal mese di settembre in poi. Questo non è tollerabile; e non è tollerabile che nessuno pensi agli italiani, ai loro problemi contingenti, e ai proprietari di casa e agli ingenti balzelli che sono stati loro addossati perché è sempre più importante l’interesse dei partiti, delle alleanze, dei movimenti o di qualsiasi altra forma d’associazione organizzata con il fine di ottenere voti per essere eletti o per mantenere il più a lungo possibile la carica elettiva ottenuta, che altro.
Purtroppo se passerà il termine del 31/12/2016 senza che vengano prese decisioni in merito ci si renderà conto definitivamente che nessuno in Parlamento, perlomeno in questo Parlamento, pensa agli italiani, ai loro interessi e agli interessi dei proprietari di casa, nonostante la casa e la proprietà siano diritti garantiti dalla nostra Carta Costituzionale. Il che non è neanche serio e molti commenti in merito non servono. La speranza è che il nuovo Governo, in via prioritaria, unitamente alle altre questioni urgenti, si faccia decisamente carico di questo pregnante problema, visto che il Parlamento e il Ministero non se ne sono fatti cura, e cerchi di porvi rimedio quantomeno con la concessione, in via di estrema urgenza, della richiesta proroga; ciò anche per permettere una rivisitazione della normativa che appare particolarmente confusa e deficitaria, come ad esempio, oltre a quanto già denunciato in precedenza, la soggettività passiva delle sanzioni, e la maggioranza necessaria per la delibera condominiale relativa all’istallazione; senza considerare che la delibera stessa riguarderebbe non le parti condominiali dell’impianto centralizzato ma i termosifoni istallati nelle singole unità immobiliari che, come tali, non potrebbero essere oggetto di delibera condominiale, come fatto presente da molti.