Un calo continuo e, a quanto pare, inarrestabile. A dispetto del positivo andamento dei mutui e delle compravendite immobiliari, i prezzi delle abitazioni continuano a scendere. L’ultimo indicatore in tal senso è rappresentato dal report dell’ufficio studio di Idealista.it, secondo cui le quotazioni degli alloggi, a novembre, sono calate dello 0,8% rispetto al mese precedente: riduzione che fa attestare il dato annuale a un preoccupante -4,8% rispetto allo stesso periodo del 2015, e che fissa i valori a una media nazionale di 1.904 euro/m2..
Peraltro, la tendenza non dovrebbe invertirsi neanche a dicembre. Secondo Vincenzo De Tommaso, dell’ufficio studi di Idealista: “Il 2016 si chiuderà all’insegna dei ribassi dei prezzi e di un balzo a due cifre nelle compravendite, come evidenziato dall’Omi. L’anno in corso si chiude però anche all’insegna dell’incertezza dopo l’esito referendario: questo potrebbe tradursi in maggiori difficoltà di accesso al credito da parte delle famiglie, che potrebbero pagare spread più elevati. Nei prossimi trimestri è ipotizzabile un ribaltamento del mercato, con meno compravendite e sempre più affitti”.
LE REGIONI
Le regioni in trend negativo passano da 11 a 13 a novembre, con i maggiori cali al nord-est, che ancora non ha smaltito il notevole stock di immobili sul mercato. La maglia nera spetta al Friuli Venezia Giulia (-4,5%), seguita da Trentino Alto Adige (-1,7%) e Campania (-1,5%). Sul versante opposto, i rimbalzi più significativi in Basilicata (5,7%), in Molise (2,6%) e in Valle d’Aosta (1,2%).
La Liguria resta la più cara, con una media di 2.672 euro al metro quadro, seguita dalla Valle d’Aosta (2.554 euro/m2) che supera il Lazio a 2.549 euro al metro quadro..La regione più economica è la Calabria (940 euro/m2), seguita dal Molise (1. 081 euro/m2) e dalla Sicilia (1.215 euro/m2).
LE PROVINCE
Salgono da 44 a 60 le province in negativo sulle 107 pervenute in questo report, con variazioni ancora piuttosto ampie in alcune macroaree, anche se la tendenza è in graduale assorbimento. Le maggiori rivalutazioni del mese si rilevano a Matera (6,8%), Belluno (6,7%) e Rovigo (6,5%). Tra le aree in trend negativo, Udine (-7,2%) sopravanza Caltanissetta (-6,1%) e Vicenza (-5,2%) nella graduatoria dei ribassi di novembre. Il ranking delle province più care vede sempre in testa Savona (3.352 euro/m2), Bolzano (3.098 euro/m2) e Imperia (2.863 euro/m2), mentre, nella parte bassa della scala dei valori immobiliari, stazionano Caltanissetta (838 euro/m2), Isernia (836 euro/m2) e Biella (689 euro/m2).
CAPOLUOGHI
A livello di città capoluogo diminuiscono i segni meno a novembre, con 58 centri in calo su 105 rilevati, contro i 64 di ottobre. Tra due opposte tendenze spiccano le performance negative di Milano (-1%) e Roma (-0,5%), mentre Napoli (0,2%) tiene tra i grandi mercati. Dei principali capoluoghi è Genova (-2,5%) quella che soffre di più, seguita da Torino (-1,8%), mentre Firenze (0,8%) e Bologna (0,5%) danno segnali di risveglio. Pavia (5,2%), Cremona (4%) e Rieti (3,3%) fanno segnare le migliori performance questo mese, all’opposto, i cali più decisi del periodo spettano a Caltanissetta (-9%), Matera (-7,2%) e Vercelli (-5,8%).
Nella graduatoria dei prezzi Venezia (4.378 euro/m²) è sempre la città più cara, davanti a Firenze (3.381 euro/m²) e Bolzano (3.354 euro/m²), mentre Milano (3.343 euro/m²) e Roma (3.280 euro/m²) scivolano nella quarta e quinta posizione del ranking. Ultima nella graduatoria stilata dal portale idealista è sempre Biella, stabile con i suoi 726 euro al metro quadro.
L’indice
Per la realizzazione di quest’indice sono stati analizzati i dati di 387.047 annunci immobiliari pubblicati su idealista nel mese di novembre del 2016; questi immobili hanno superato il controllo di qualità basato su informazioni come prezzo, dimensione, distribuzione e non duplicazione.
Per permettere una sufficiente standardizzazione dei risultati sono analizzati soltanto i comuni che hanno mantenuto una media costante di 50 o più annunci di case di seconda mano in vendita, nel corso del periodo di studio. I comuni che non hanno raggiunto questa media sono stati esclusi dal campione di analisi, al pari di quelli che hanno registrato una variazione di più del 30% del numero di annunci nel periodo dato.