Scelte edilizie, profili urbanistici, condizione abitativa dei giovani e relative prospettive. Ma anche situazione delle aree montane in relazione al (minore) consumo di suolo; e andamento del turismo internazionale sullo sfondo dell’ospitalità made in Italy. Sono molteplici gli aspetti analizzati nel capitolo “Territorio e reti” del 50° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese. E ciascuno di tali fattori si riflette sulle tendenze in atto nel mercato immobiliare. Di seguito una sintesi dei punti salienti.
AREE URBANE
Sono molti i Paesi europei in cui la capitale condensa in misura straordinaria popolazione e soprattutto ricchezza. Stoccolma, Bruxelles, Vienna, Lisbona, Praga pesano per oltre il 30% della rispettiva ricchezza nazionale. Milano e Roma, pur con il loro primato nazionale, pesano ciascuna per poco meno del 10% del Pil italiano.
Peraltro, il tasso di natalità delle nostre aree metropolitane è molto basso, pari a circa 8-9 nati ogni 1.000 abitanti: valori ben lontani da quelli dell’area parigina (15,2 nati ogni 1.000 abitanti) o londinese (13,9). Ma tassi di natalità elevati connotano anche molte altre aree urbane del Centro-Nord Europa come Stoccolma (13,5), Bruxelles e Manchester (12,8), Marsiglia (12,3). Tra le aree metropolitane con più di 2 milioni di abitanti, il più alto indice di vecchiaia (183,9) si registra in quella di Torino, dove gli anziani rappresentano oltre il 24% della popolazione e i bambini tra 0 e 15 anni appena il 13%. Quello più basso si registra nell’Ile de France (70,7), dove gli anziani sono appena il 14% e i bambini di 0-15 anni il 20%.
Quanto al tasso di occupazione, esso vede in alto (con valori superiori al 70%) non solo le ricche città del Centro-Nord Europa, ma anche alcune capitali dell’Est (Praga e Varsavia), mentre restano in grande difficoltà le città del Mediterraneo: Marsiglia, Atene e soprattutto Napoli.
I GIOVANI
In Italia la generazione dei millennials ha un peso demografico scarso: i giovani di 20-34 anni rappresentano appena il 16,4% della popolazione totale, la percentuale più bassa tra i Paesi dell’Unione europea. E sono in diminuzione: oggi non arrivano a 11 milioni (erano quasi 15 milioni nel 1991), mentre la popolazione anziana (13,4 milioni) è in costante crescita. Anche le nostre grandi aree urbane, se paragonate a quelle del resto del continente, risultano le meno giovani: la quota di popolazione tra 20 e 34 anni si attesta al 15-16% a Roma, Milano e Torino. I giovani di 18-24 anni ancora in famiglia in Italia sono il 92,6%, nella fascia di età 25-34 anni la quota scende al 48,4%: dati molto elevati rispetto alla media dell’Ue (rispettivamente, 78,9% e 28,9%).
LA MONTAGNA
La ricerca realizzata dal Censis in collaborazione con Trentino School of Management evidenzia che nelle aree montane il consumo medio di suolo è del 2,7% della superficie totale, mentre nel resto del Paese sale al 9,7%. Quasi un terzo dei comuni totalmente montani è oggi collocato all’interno del perimetro di un parco naturale (la percentuale cresce fino al 36,8% includendo anche i comuni parzialmente montani e in molte regioni si supera il 50%). Nelle aree non montane questa percentuale scende al 18,7%.
Del club dei “Borghi più belli d’Italia” fa parte il 3,6% dei comuni montani (con punte del 36,4% nel caso dell’Umbria e del 19% per le Marche), mentre nei comuni di pianura questa percentuale scende all’1,6%. Le “Bandiere Arancioni” (marchio istituito dal Touring Club Italiano nel 1998 e che raccoglie le piccole località che si distinguono per un’offerta di tipicità e di eccellenza ambientale, e per la cultura dell’ospitalità) comprendono il 2,1% dei comuni interamente montani a fronte dell’1,2% dei non montani.
IL TURISMO
Dall’Egitto alla Turchia, l’indebolimento di alcune importanti destinazioni turistiche a causa dell’instabilità politica e del terrorismo (che non di rado ha colpito strutture turistiche e aeroporti) sta determinando una complessiva riarticolazione dei flussi. Preoccupati per la loro incolumità, i turisti internazionali abbandonando le località più a rischio del Mediterraneo e scelgono l’Europa del sud.
Tra il 2010 e il 2015, alcuni Paesi hanno registrato cali vistosi degli arrivi internazionali: Egitto (-35%), Tunisia (-31,5%), Algeria (-17,4%) e Giordania (-10,6%). A beneficiare di tale situazione sono stati la Grecia (+57,3%), la Croazia (+39,2%), la Spagna (+29,5%) e l’Italia: +21,7% gli arrivi (oltre 53 milioni) e +15,2% le presenze (oltre 190 milioni di pernottamenti). Di contro, gli arrivi degli italiani sono cresciuti di appena l’1,9%, mentre le presenze interne hanno registrato una flessione del 7,5%. La componente straniera equivale quasi a quella interna, sia nel numero degli arrivi che in quello delle presenze. Quanto alla provenienza dei turisti stranieri, in testa sempre i tedeschi (il 19,7% degli arrivi e il 27,7% delle presenze). Al 4° posto, in termini di arrivi, dopo Stati Uniti (8,2%) e Francia (7,9%), ci sono i turisti cinesi (6,1%), che nel 2015 hanno superato i turisti britannici.
Alcuni nostri territori possono beneficiare in modo particolare del nuovo scenario. È il caso dell’area degli Iblei in Sicilia (Ragusa, Modica, Scicli, ecc.), protagonista negli ultimi anni di un fenomeno di progressiva scoperta da parte di un’utenza nazionale e internazionale. Lo scorso anno nella sola Provincia di Ragusa si sono registrati circa 220.000 arrivi (+15% rispetto al 2010) e 850.000 presenze (in crescita del 16%), per una permanenza media pari a 3,9 giorni. Si segnala un vero e proprio boom della clientela internazionale: tra il 2010 e il 2015 gli arrivi degli stranieri sono cresciuti del 60%, le presenze turistiche di quasi il 59%. In termini di presenze, qui la quota del turismo internazionale è passata in soli cinque anni dal 35% al 48%.