IL NEO-PRESIDENTE ANCE, GABRIELE BUIA, E LE PROSPETTIVE DEL MATTONE NEL 2017
[A cura di Vincenzo Perrotta] Riportare l’impresa al centro del processo produttivo e guidarla verso le nuove prospettive di business che si sono aperte a seguito delle mutate condizioni del mercato dopo la crisi. Sarà questo l’impegno, per i prossimi anni, del presidente Gabriele Buia (nella foto), dallo scorso dicembre alla guida dell’Associazione nazionale costruttori edili. Una direzione che, sostanzialmente, si rifà a quella già impressa dal suo predecessore Claudio De Albertis e che, dunque, si rivolge al futuro cercando di rispondere alle nuove sfide della digitalizzazione e dell’informatizzazione del mercato. Ma per rilanciare il settore, secondo il nuovo numero uno di Ance, molto dovrà fare il Governo dal punto di vista della pressione fiscale e della stabilità del Paese.
Sono tante, dunque, le sfide che attendono in neo-presidente. Obiettivi che Buia perseguirà con fiducia ed entusiasmo,come emerge dall’intervista rilasciata ai taccuini di Italia casa e Quotidiano del Condominio.
Presidente Buia, qual è la direzione che imprimerà all’Ance con il suo mandato?
Come sappiamo, la crisi economica che dura ormai da più di otto anni, ha stravolto le abitudini, le consuetudini e il modo di fare impresa. In presenza di questi forti cambiamenti, bisogna che un’associazione come la nostra cambi anche il modo di vedere il nuovo business. Per cui, il mio grande impegno sarà profuso nell’accompagnamento del sistema associativo di Ance verso nuove politiche industriali. Il fatto di riportare l’impresa al centro del processo produttivo per noi è indispensabile: individuare nuovi segmenti di mercato e dare alle imprese nuove possibilità di intervento, insegnando loro come poter sviluppare il proprio business, sia per quanto riguarda il mercato del privato che quello delle opere pubbliche. Il modo di fare impresa, secondo me, deve evolvere. Questo sarà il mio obiettivo per gli anni che sarò alla guida dell’Ance.
Quali sono le prospettive a breve e medio termine per il settore del mattone?
Ci sono timidi segnali positivi che fanno pensare a una parvenza di ripresa. La mia paura, però, è che questa ripresa non sia sostenuta adeguatamente da fondamenta economiche stabili e, per questo, non vorrei farmi illusioni. Tuttavia, il nostro compito deve essere sempre votato all’ottimismo e concentrare l’attenzione verso nuovi segmenti di mercato, facendo sì che le nuove modalità di business siano determinate e meglio codificate al servizio delle imprese. Ci sono delle opportunità che stanno nascendo e devono essere meglio definite. Speriamo che, in questo, la situazione politica ci aiuti: sicuramente abbiamo bisogno di stabilità, in quanto la fase di ripresa del settore delle costruzioni, che vive prevalentemente del mercato interno, dipende dalla stabilità del sistema economico italiano. Non lo dico soltanto io: una grande fetta del Pil nazionale è costituito dal mercato interno, nel quale il modulo dell’edilizia è il cuore pulsante. Dunque, senza ripresa dell’edilizia, avremo serie difficoltà a livello nazionale.
Nell’ottica di rimettere l’impresa al centro del processo produttivo, i nuovi segmenti di mercato che ci interessano sono, in primis, quelli legati alla digitalizzazione e all’informatizzazione. Il “BIM”, ad esempio, è lo strumento che più di altri può modificare e trasformare il fulcro della nostra attività produttiva. Questa, secondo me, è un’opportunità da cogliere. Ma parlo anche di economia circolare e di ciclo di vita delle produzioni, nel quadro più generale della sostenibilità e del recupero.
Legge di Bilancio: ritiene che la manovra finanziaria contribuirà a rilanciare il settore delle costruzioni? Quali sarebbero le misure necessarie a questo fine?
Il fatto che siano stati dati incentivi per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare è molto positivo e ci fa ben sperare. Il problema è che, in quella fattispecie, dobbiamo chiarire bene come può essere cedibile quel credito fiscale a favore della messa in sicurezza: su questo punto ci sono degli aspetti ancora da sviluppare, soprattutto visto il momento di particolare instabilità del sistema bancario nazionale. In più, abbiamo chiesto e dobbiamo capire quelli che sono gli incentivi che devono essere messi in campo per la rigenerazione urbana. È nostra volontà fornire al Governo proposte concrete sul tema. Se vogliamo veramente vincere la sfida della rigenerazione, oltre alla fase normativa ci vuole un accompagnamento di politiche di favore fiscale. Oggi la normazione rende difficile il rilancio del nuovo tramite la demolizione. Serve linfa per uscire da questo sistema.
Poi avevamo, fino a quest’anno, la riduzione dell’Iva al 50% sulle abitazione nuove di classe energetica alta, compresa tra A e B. Cosa che ha costituito un aiuto notevole alle imprese. Se non verrà riconfermata, avremmo perso un occasione per continuare sulla strada del rilancio del settore residenziale.
Parliamo di tendenze: nuove costruzioni o ristrutturazioni dell’esistente?
Stanno uscendo delle indicazioni, anche da parte del Governo, che ci fanno ben sperare. Ad esempio, il piano Casa Italia, promosso recentemente per la messa in sicurezza del patrimonio immobiliare italiano, il quale rappresenta una grandissima possibilità di aumentare e di acquisire nuovi segmenti di business. Positivo è il fatto che siano state date delle agevolazioni e che si possa intervenire sul patrimonio esistente, giustamente, evitando di dover intervenire sempre sull’emergenza. Alludo chiaramente alla sicurezza sismica e al dissesto idrogeologico: penso sia una grande opportunità che il mondo delle imprese edili debba cogliere perché il patrimonio esistente è immenso e dobbiamo essere molto attenti a questo segmento di business.