[A cura di: Franco Pani, presidente Confamministrare]
Il 5° Comma dell’art. 1129 del Codice Civile fissa un obbligo ben preciso: Sul luogo di accesso al condominio o di maggior uso comune, accessibile anche ai terzi, è affissa l’indicazione delle generalità, del domicilio e dei recapiti, anche telefonici, dell’amministratore.
Tale regola dovrebbe valere in tutta Italia, ma non sembra così; in alcune città la targa che riporta quanto fissato da tale obbligo, è presente nelle vicinanze di tutti i portoni d’accesso ai condomini; in altre è (forse) presente all’interno (inutilmente); in altre ancora (tante) non ve ne è proprio traccia.
Ci si è mai chiesto il perché di tale obbligo? Se e a cosa serva? Probabilmente in alcuni casi no. Chi ha seguito l’iter parlamentare forse lo sa e conosce la valenza della targa (fra l’altro ultimamente citata anche in qualche sentenza di “allontanamento” dell’amministratore, seppur la mancanza di essa figurasse solo quale “contorno” a motivi più gravi).
Ma perché scrivere a proposito di un fatto così apparentemente “trascurabile”? Tre eventi recenti, seppur fra loro differenti, mi hanno fatto ancora una volta pensare alla targa:
1. un nuovo amministratore in un palazzo vicino a casa, con passaggio eseguito da mesi per quanto mi riferiscono i residenti e la targa presente, ma ancora quella del vecchio mandatario (evidentemente non si sono, quanto meno, comprese anche le responsabilità ad essa legate, sia da parte del vecchio che non ha provveduto ad eliminarla, né tanto meno da parte del nuovo);
2. incendio nottetempo in un edificio in amministrazione (nelle immediate vicinanze del cancelletto d’entrata), presenti vigili del fuoco e polizia: per chiamarci hanno chiesto di farlo ad uno dei condòmini presenti (domandando, con targa a 5 centimetri dal naso e con ben evidenziato il numero verde h24, “Ma l’amministratore è reperibile?”;
3. in un altro caso, al contrario, la Squadra Mobile, avendo evidentemente ben compreso la funzione della targa, ci contatta per un consulto (“segreto”), visto che sta indagando su residenti in un edificio (che in effetti e fra l’altro, per diversi motivi, risultano anche un po’ “fastidiosi” per i condòmini).
Da parte degli stessi organi istituzionali, quindi – in alcuni casi evidentemente mal informati da chi di dovere – due pesi e due misure rispetto ad uno strumento studiato proprio a loro beneficio (e, soprattutto, dei cittadini che devono tutelare).