“Altro che forma di pubblicità: i riferimenti che il professionista deve affiggere all’esterno dell’immobile rappresentano il riconoscimento del suo ruolo di rappresentanza e consentono alle autorità locali di reperirlo in caso di necessità”. A sottolinearlo è l’Anammi, che torna sulla querelle relativa alla targa amministratore, ricordando che si tratta di una prescrizione imposta per legge: “La targa che il professionista è obbligato ad affiggere in condominio ha un duplice scopo – commenta l’Associazione nazional-europea degli amministratori di immobili, anche in risposta alle numerose segnalazioni da parte degli oltre 13mila associati, che lamentavano reazioni negative nei confronti dell’apposizione delle targhe -. La prima finalità è quella di rendere pubblico il nominativo ed i recapiti del professionista responsabile del condominio; l’altra è quella di consentire ad enti locali e forze dell’ordine di contattare il professionista in caso di necessità”.
Su entrambi questi punti, il presidente nazionale Giuseppe Bica chiarisce la propria posizione: “Non si tratta di una forma pubblicitaria, come sostenuto da alcuni, ma, semmai, di uno strumento pensato a favore dei condòmini e degli enti locali. È proprio la riforma del condominio, infatti, ad aver imposto all’amministrazione l’affissione della targa, con tutti i suoi riferimenti e l’eventuale appartenenza ad un’associazione”. Finita l’epoca dell’amministratore improvvisato, la targa, un tempo adottata soltanto in via facoltativa, è così diventata un segno di riconoscimento del ruolo professionale della categoria. “In questo modo – osserva il numero uno dell’Anammi – sia chi abita in condominio, sia chi gestisce il territorio, ha la possibilità di reperire l’amministratore che, a tutti gli effetti, è il legale rappresentante del condominio”.
In tal senso, la Legge 220 del 2012 (art. 13, comma 4, che ha modificato l’art. 1135), assegna al professionista del condominio il compito di collaborare con gli enti locali in una serie di materie precisate dalla stessa normativa. Il testo legislativo parla chiaramente di progetti relativi al “recupero del patrimonio edilizio esistente, la vivibilità urbana, la sicurezza e la sostenibilità ambientale della zona in cui il condominio è ubicato”. In parte, questo già accadeva, ma il processo ha subìto un’accelerazione negli ultimi anni. “Ci si è resi conto – sottolinea ancora il presidente Bica – che tutte le autorità territoriali, dai vigili all’amministrazione comunale, si rivolgono all’amministratore per affrontare i problemi della zona e, in alcuni casi, per le emergenze in corso. Basti pensare alle calamità naturali degli ultimi anni, che hanno visto gli amministratori spesso al fianco della Protezione civile o al recente dibattito sul fascicolo del fabbricato, che proprio l’Anammi ha contribuito a rilanciare”.
La targa, insomma, è un importante mezzo di informazione, legato all’effettivo riconoscimento del peso che l’amministratore condominiale ricopre non soltanto in condominio, ma nell’intera società. “Dall’efficienza energetica alla sicurezza degli impianti – conclude il leader dell’Anammi – la legislazione dell’ultimo decennio ci ha attribuito un carico di responsabilità sempre maggiore, confermando così la centralità della nostra professione nella gestione del patrimonio immobiliare del Paese”.