Precompilata ancora nell’occhio del ciclone. Ad addensare nuove nuvole sull’incombenza di cui – da qui a pochi giorni – dovranno farsi carico gli amministratori di condominio è questa volta Confedilizia: “I provvedimenti che impongono agli amministratori di comunicare entro il 28 febbraio all’Agenzia delle entrate i dati relativi alle spese sostenute nel 2016 per interventi di ristrutturazione e di risparmio energetico effettuati sulle parti comuni di edifici residenziali, stanno creando problemi gravissimi all’interno dei condomini. Non a caso, da giorni stiamo ricevendo allarmate segnalazioni al riguardo da parte sia di amministratori di condominio sia di singoli condòmini”.
Secondo la storica associazione della proprietà immobiliare, “L’imminente scadenza del termine rende impossibile, nella maggior parte dei casi, dare corso compiutamente ad un’operazione che si sviluppa in più fasi: raccolta dei dati già disponibili; richiesta ai singoli proprietari di quelli mancanti; verifica dell’esattezza delle informazioni; inserimento dei dati nel nuovo software dell’Agenzia delle entrate; trasmissione per via telematica del file. Il tutto, ulteriormente complicato da una serie di difficoltà derivanti dal contenuto del provvedimento dell’Agenzia, tra le quali l’obbligo di dover indicare l’eventuale situazione di morosità del singolo condomino nonché i dubbi sui dati da inserire in caso di locazione o comodato”.
Ad avviso di Confedilizia e del suo Coordinamento amministratori (Coram), “Si tratta di un’operazione sbagliata, che non tiene conto della realtà dei condomini e che andrebbe riconsiderata integralmente. Non si può, infatti, pensare di scaricare sul mondo dei condomini adempimenti che richiedono una complicata interazione fra soggetti diversi, per di più generando incertezze di ogni tipo. E il fatto che qualche associazione di amministratori abbia avallato tutto ciò rende ancora più disarmante il quadro, al quale si aggiunge anche il rischio di nuovi oneri per i proprietari. La situazione descritta rende per quest’anno indispensabile annullare la scadenza del 28 febbraio, per poi valutare il superamento di un sistema destinato a non funzionare. Al minimo, occorrerebbe la sospensione dell’applicazione delle sanzioni, previste anche in caso di mero ritardo o errore, che sono pari a 100 euro per ogni comunicazione, con un massimo di 50.000 euro”.