“In un quadro in cui le famiglie italiane che versano in una condizione di disagio abitativo (incidenza dell’affitto sul reddito familiare superiore al 30%) sono circa 1,7 milioni, la scelta di alienare una parte del già esiguo patrimonio di edilizia residenziale pubblica (poco più di 800 mila unità abitative sparse su tutto il territorio nazionale, 200.000 alloggi venduti dal 1993) operata da alcune Aziende Casa per ridurre disavanzi economico-finanziari scaturiti dall’inefficienza del sistema-casa Italia, ben esemplifica la situazione di inadeguatezza e totale mancanza di visione strategica che caratterizza la politica della gestione delle cosiddette case popolari”.
Il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici, cita le dichiarazioni rilasciate da Luca Dondi (Nomisma) in una recente intervista per ricordare che il patrimonio residenziale pubblico italiano – circa il 4% del totale degli alloggi – ci pone all’ultimo posto tra i maggiori Paesi europei (Austria 24%, Belgio 7%, Danimarca 19%, Finlandia 16%, Francia 17%, Germania 30%, Olanda 35%, Regno Unito 21%) e aggiunge: “Le alienazioni delle case popolari per esigenze di cassa a fronte della situazione fotografata da questi dati, sono la spia della drammatica situazione del Paese che deve fare i conti non solo con il debito pubblico, ma anche con i debiti delle amministrazioni locali e degli Enti pubblici e parapubblici. Quando, invece di vendere l’argenteria (per l’ente pubblica ciò significa spending review, eliminazione sprechi, alienazione di beni a reddito) la famiglia-Paese aliena pentole e stoviglie, vuol dire che è allo sbando”.
A giudizio del numero uno di Assoedilizia, arrivati a questo punto “Non è più procrastinabile un deciso intervento sul piano pubblico per affrontare adeguatamente il problema rappresentato dal bisogno abitativo dei meno abbienti. In ogni caso, a causa dell’inefficienza dell’ERP, e aldilà dell’housing sociale o di altre invenzioni che, positive in se stesse, sono gocce nel mare del bisogno reale, nella latitanza del sistema pubblico, bisogna pensare ad un serio e definitivo coinvolgimento degli investimenti privati, giocando la carta del mercato. A mali estremi, estremi rimedi: occorre defiscalizzare decisamente la locazione privata per indurre a maggiori investimenti nel settore, i quali potranno produrre, come effetto, un calmieramento generale dei costi dell’abitare”.