Il calo dei prezzi delle case registrato negli ultimi anni, unito alla tendenza al ribasso del tasso di interesse sui mutui, sono le ragioni principali dell’aumento del volume delle compravendite in Italia. Eppure, sostiene il numero uno di Fiaip, Paolo Righi, la ripresa del mercato è ancora lontana. Proprio il calo generalizzato del valore degli immobili è, secondo Righi, il sentore dell’assenza di un vero e proprio rilancio, a fronte dell’immissione sul mercato di un’elevata quantità di abitazioni letteralmente svendute.
Tra le conseguenze di questa situazione: il comparto sta diventando terreno fertile anche per alcuni grandi istituti di credito italiani, sempre più presenti sul mercato dell’intermediazione e protagonisti, con le agenzie immobiliari, di un serrato confronto. Proprio da quest’ultimo aspetto prende spunto l’intervista realizzata dalla nostra testata al presidente Righi in occasione della presentazione del l’Osservatorio Immobiliare Fiaip 2016, svoltasi nei giorni scorsi a Torino.
Presidente Righi, può illustrarci il suo punto di vista sul ruolo delle banche all’interno del mercato dell’intermediazione immobiliare?
Quella che Fiaip fa su questo tema non è una battaglia per evitare la concorrenza. Ciò che contestiamo è il fatto che le banche dispongano di una legislazione che le privilegia, come l’ultimo decreto “salva banche”: dal momento che non esistono decreti “salva agenzie immobiliari”, ci sentiamo discriminati dallo Stato. Riteniamo incostituzionale il fatto che un’azienda che riceve aiuti statali possa investire e svolgere altre attività. In secondo luogo, la banca deve finanziare l’impresa ed è nata a questo scopo. Siccome noi professionisti agenti immobiliari facciamo parte del popolo delle partite iva, non riusciamo a capire se, rivolgendoci a determinate banche possiamo ottenere il finanziamento pur essendo loro concorrenti.
Terza questione, la più grave: le banche conoscono perfettamente la situazione patrimoniale dei loro clienti, e potrebbero indurli a vendere un determinato appartamento per rientrare dei loro debiti, al valore desiderato dalla banca, obbligandoli a passare per l’agenzia immobiliare. Se ciò avvenisse sarebbe un grave rischio per noi. Infine, consegnare il mercato immobiliare in mano alle banche ci sembra abbastanza anomalo visto che, a nostro parere, i dirigenti delle certi istituti bancari (non tutti per fortuna) non hanno dato buona prova di sé in questi anni.
Quali sono le contromisure che Fiaip intende adottare? Cosa chiede al Governo?
Non ci sono contromisure. Avevamo chiesto di inserire nel decreto “salva banche” un emendamento che vietasse alle banche di fare agenzia immobiliare, raccogliendo le firme di 80 senatori favorevoli alla nostra proposta. Il Governo ha posto la fiducia per non andare sotto su questo tema e sull’altro emendamento proposto da Abi, che voleva la messa in chiaro dei grandi debitori che non avevano pagato le banche. Come sappiamo la fiducia è stata confermata, e si è steso un velo pietoso sulla vicenda. Quello che chiediamo al Governo è che prenda atto della nostra istanza o, quanto meno, che vieti alle banche di usare il proprio nome all’interno dell’agenzia immobiliare, limitandone anche il capitale sociale: vale a dire stabilire per legge che la banca non possa detenere più del 10% di un’agenzia immobiliare, tornando ad esercitare la funzione di finanziatore d impresa.
Voltiamo pagina e affrontiamo altri due temi di grande attualità: la riforma del catasto e il fascicolo del fabbricato. Qual è la posizione di Fiaip?
Diciamo subito una cosa: in Italia c’è bisogno della riforma del catasto. È una misura necessaria che però richiede tempo e, soprattutto per scongiurare l’aumento della tassazione, è necessario che tutti i soggetti interessati partecipino alla sua stesura. Il fatto, ad esempio, di usare i metri quadri al posto dei vani nasconde numerose criticità e rischia di sfavorire chi ha immobili vetusti (in quanto, negli anni ’60 le case erano più grandi rispetto ad oggi). Per questo, la riforma del catasto ha bisogno di tanti correttivi e non va lasciata in mano ai tecnici dell’Agenzia delle Entrate, come voleva fare il Governo. Se vogliamo dare una forma di giustizia alla revisione degli estimi abbiamo bisogno di parlarne insieme ad associazioni, proprietari, intermediari.
Per quanto riguarda il fascicolo del fabbricato, invece, riteniamo, per come è stato presentato dalle varie associazioni e dai politici, si tratti esclusivamente di una raccolta di carte, peraltro già in possesso delle pubbliche amministrazioni, che si tradurrà in una ulteriore spesa per la proprietà edilizia. L’impressione, invece, è che il Governo stia cercando di dare lavoro per legge, a scapito della proprietà. Di nuovo, in questo Paese, si vuole far pagare quello che per il cittadino sarebbe un diritto, come per l’attestato di prestazione energetica (in Olanda fornito direttamente dal Comune). In Italia bisogna cambiare registro nei confronti dei cittadini: ogni innovazione non può diventare una tassa. Sulla necessità, invece, di prevenire i crolli dovuti a terremoti o alluvioni, c’è da fare un discorso molto più serio e ampio che riguarda chi quelle case le ha edificate, le metodologie costruttive e gli interventi che andrebbero messi in atto.
Lo stato di salute del mercato immobiliare. Cosa manca alla ripresa?
La ripresa del mercato immobiliare non c’è, anche se molti dicono il contrario. Affinché vi sia una ripresa effettiva devono verificarsi due condizioni: l’aumento delle compravendite e l’aumento dei prezzi degli immobili. Noi oggi siamo in presenza della prima condizione, ma non della seconda, con i prezzi del mattone in continua discesa. Questo vuol dire che il mercato sta immettendo a sconto un certo numero di abitazioni, e le cause sono principalmente tre: la prima è che le banche stanno regalando il denaro e, visti i bassi prezzi, è molto conveniente acquistare casa oggi. In secondo luogo, il dato sulle compravendite comprende anche gli immobili venduti all’asta, che stanno crescendo a dismisura: è un segnale di debolezza del mercato, della società e non tanto di ripresa dell’immobiliare. Rileviamo, infine, grande sfiducia da parte di chi ha qualche risparmio, nell’investimento obbligazionario: gli italiani, dopo i grandi fallimenti bancari e le ultime richieste di aumenti di capitale, hanno preferito comprare immobili, tornati ad essere un bene rifugio nonostante l’elevata tassazione (in termini assoluti).