Le locazioni brevi e la cosiddetta “norma Airbnb” continuano ad essere oggetto di dibattito, in maniera ufficiale o meno. Ultimi due interventi in ordine di tempo, quello del deirettore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, e quello della Fimaa, federazione dei mediatori immobiliari.
Agenzia delle Entrate. Nell’audizione del 4 maggio scorso, di fronte alle Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, ha approfondito le misure introdotte dal Dl 50/2017, finalizzate a potenziare gli strumenti per una più efficace azione di contrasto ai comportamenti evasivi e fraudolenti, ridurre il contenzioso tributario e accrescere l’attrattività del sistema Paese.
Tra gli argomenti affrontati c’è stato anche quello relativo alla cosiddetta “norma Airbnb”. “La qualificazione come locazioni brevi e l’inclusione nel campo applicativo della norma dei corrispettivi emergenti da contratti che prevedono, oltre alla locazione, la prestazione dei servizi di biancheria e pulizia locali è da accogliere con favore – ha affermato il direttore delle Entrate -. Tale norma è infatti finalizzata a favorire l’emersione di materia imponibile nei casi in cui la concessione in godimento dell’immobile, in quanto integrata da tali servizi accessori, sia suscettibile di essere ricondotta a un’attività alberghiera”.
Rossella Orlandi ha inoltre proposto un’eventuale modifica normativa che preveda l’applicazione della disposizione a tutti i casi in cui, al di fuori dell’esercizio di un’attività d’impresa, vi sia la fornitura di alloggi con annessi servizi accessori, come nel caso di attività di bed and breakfast occasionale – produttiva di redditi diversi – e a prescindere dal nomen iuris utilizzato nel contratto. Sempre secondo il direttore delle Entrate, infine, “”si potrebbe considerare positivamente l’eventuale definizione in via normativa di criteri oggettivi, quali il numero delle stanze offerte in locazione breve o la durata dell’attività della locazione breve, la presenza dei quali integrerebbe la sussistenza di una organizzazione di tipo alberghiero, rilevante ai fini Iva ed esclusa dal regime in esame”.
Fimaa. Da parte propria, la federazione dei mediatori immobiliari apprezza la volontà del Governo di fare chiarezza nel campo delle locazioni brevi, ma rileva come il rispetto delle leggi vigenti non possa avere come riferimento (ed interesse) unicamente l’evasione fiscale. Il rispetto delle leggi vigenti impone di porre attenzione – e contrastare – anche il fenomeno dell’abusivismo.
Come puntualizza la federazione, il decreto legge n. 50/2017, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 24.4.2017, ai commi 4, 5 e 7 dell’articolo 4 cita “i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare, anche attraverso la gestione di portali on-line”; tali norme si riferiscono quindi ai soggetti (portali internet) che non si limitano alla semplice pubblicazione di annunci, ma che, “anche per via telematica”, svolgono attività finalizzata alla conclusione di contratti tra le parti messe in contatto, e quindi un’ “attività di intermediazione immobiliare”.
“Tale attività – sbotta Fimaa per voce del presidente Santino Taverna (nella foto) – viene però svolta da tali soggetti abusivamente, perché nessuno di essi possiede i requisiti previsti per legge (ex legge n. 39/1989) per svolgerla. E allora la domanda nasce spontanea: pur di incassare i legittimi oneri fiscali, si deve necessariamente essere disposti “a coprire” l’abusivismo (che è punito con sanzioni di natura penale)? Ben venga che tutti paghino le tasse, ma ben venga che tutti rispettino anche le altre leggi, non solo quelle di natura fiscale. I portali che offrono servizi di intermediazione immobiliare, se non hanno i requisiti per legge per svolgere tale attività, devono essere chiusi per esercizio abusivo dell’attività, anziché venire legittimati in qualità di sostituti d’imposta”.