Si avvicina la scadenza del 30 giugno per l’entrata in vigore dell’obbligo relativo all’installazione dei sistemi di contabilizzazione del calore nei condomini serviti da impianto centralizzato. E una delle regioni in cui le tappe di avvicinamento a tale prescrizione sono state più tortuose è certamente il Piemonte.
Come molti ricorderanno, a poche ore dall’emanazione del decreto Milleproroghe di fine dicembre 2016, che ha fatto slittare di sei mesi (da dicembre 2016 appunto a giugno 2017) il termine dell’entrata in vigore del decreto 102/2014 sulla contabilizzazione del calore, il Consiglio regionale piemontese aveva approvato una mozione che prorogava al 30 settembre 2017 l’inizio delle sanzioni per chi non si fosse messo in regola, a patto che la delibera assembleare per l’installazione dei sistemi di termoregolazione e contabilizzazione fosse comunque stata emanata entro la data del 31 dicembre (poi rinviata su base nazionale al 30 giugno).
Vicenda controversa, insomma; così come in Piemonte è stato complesso l’iter di legge relativo all’obbligo delle termovalvole, più volte sancito ed altrettante volte rinviato causa crisi economica e conseguente decisione della politica locale di andare incontro alle difficoltà dei cittadini. Ora, (presumibilmente) l’ultimo capitolo, che, a fine 2016, a visto tra i protagonisti Ape Torino Confedilizia, l’associazione piemontese della proprietà edilizia che peraltro, nelle ultime settimane, ha lavorato sempre più in sinergia sia con i tecnici sia con i referenti politici, proponendo soluzioni migliorative, tanto alla normativa locale che, in sede di Comitato Termotecnico Italiano, alla norma tecnica UNI 10200. Rappresentante delle posizioni di Ape è l’avvocato Anna Rosa Penna, responsabile del coordinamento tecnico e legale dell’associazione, che ci ha illustrato lo stato dell’arte in Piemonte per quanto riguarda l’obbligo di termoregolazione e contabilizzazione del calore negli edifici.
Avvocato Penna, qual è il punto di vista di Ape Confedilizia Torino sulla contabilizzazione del calore, alla luce della prossima entrata in vigore del decreto legislativo 102/2014?
Vista la direttiva del 2012, n. 27, che aveva invitato gli Stati membri a favorire l’efficienza energetica attraverso interventi sugli immobili, sia dal punto di vista dell’involucro che dell’impiantistica), Ape Torino Confedilizia ritiene che la normativa vigente debba essere in qualche modo modificata, in special modo con riferimento alla norma tecnica 10200. Il riparto delle spese, così come previsto da quest’ultima, non fornisce alcuna certezza di un effettivo risparmio energetico ed economico da parte dei proprietari. Dunque, siamo favorevoli alla contabilizzazione laddove sia in grado di creare un sistema virtuoso che consenta un effettivo risparmio energetico e dei consumi. Non siamo d’accordo se la norma viene applicata in modo indifferenziato a tutti gli stabili, senza tenere conto delle differenze. Non è un segreto che in Italia abbiamo edifici costruiti tra gli anni ’60 e gli anni ’80 che non sono in grado di trarre alcun vantaggio dalla semplice installazione delle termovalvole.
Quali sono, dunque, le principali criticità della norma?
Secondo noi la normativa va modificata in quelle parti dove non prevede correttivi puntuali che consentano di ripartire equamente il risparmio tra tutti i condòmini dello stabile: incrementare il contenimento dei consumi energetici non può e non deve diventare un ulteriore fardello per le singole unità abitative. Quindi la norma dovrebbe stimolare il coinvolgimento dell’intero condominio, secondo criteri di solidarietà e collaborazione, attraverso un sistema di incentivi statali che favoriscano la riqualificazione dell’interno involucro. I proprietari devono essere aiutati e accompagnati in questo processo di “riconversione”.
Riteniamo che la Uni 10200 abbia bisogno, fondamentalmente, di due correttivi, che attengono ai consumi involontari e ai consumi involontari. Rispetto ai primi, bisogna fare in modo che il riparto di tali consumi venga calcolato sulla base della tabella dei metri cubi o dei millesimi di fabbisogno, come previsto dal regolamento di condominio. Questo per evitare che vi siano unità immobiliari favorite rispetto ad altre e per eliminare il problema del ricalcolo, dato che i millesimi di fabbisogno devono essere ricalcolati ogni anno da un termotecnico, secondo quanto previsto dalla Uni 10200.
Rispetto ai consumi volontari, bisogna effettuare il riparto dei consumi effettivi con criteri che evitino che alcune unità immobiliari possano richiedere l’esenzione in quanto non conveniente o infattibile dal punto di vista tecnico, prevedendo un sistema di incentivazione degli interventi sulle parti comuni, al duplice scopo di che permette di riequilibrare la fruizione del calore e redistribuire i costi degli interventi in modo equo tra i proprietari.
Ritenete che sei mesi di proroga siano stati sufficienti ai condomini per conformarsi alla normativa? Quali sono le cause che hanno impedito ai condomini inadempienti di mettersi in regola?
Sei mesi possono essere sufficienti o del tutto insufficienti. Se la motivazione per la quale un considerevole numero di condomini torinesi, alla data della scadenza del 31 dicembre scorso, non si era ancora adeguato al decreto, è che le imprese non erano così numerose da potersi attivare su tutto il parco immobiliare, allora sei mesi possono essere stati utili. Altrimenti, se il motivo è che i condòmini non si sono adeguati in quanto ritengono che non avrebbero ottenuto un reale vantaggio dalle termovalvole o perché il calcolo dei consumi previsto dalla norma risulta difficile da applicare, allora sei mesi non bastano. Lo scorso settembre erano circa il 30% gli stabili piemontesi ancora “non a norma”, dunque supponiamo siano stati in grado di adeguarsi entro i termini di legge.
Ci sono gli spazi per una ulteriore proroga dell’entrata in vigore delle sanzioni previste dal dlgs 102/2014?
Innanzitutto, la proroga in Piemonte è come se scadesse il 30 settembre 2017 e non il 30 giugno. È presumibile che la Regione si muoverà in sede di Conferenza Stato-Regioni per far presente le criticità del sistema. Da questo punto di vista, auspichiamo che lo Stato intervenga, ma non vorremmo ulteriori proroghe che hanno l’unico effetto di spostare nel tempo il problema della ripartizione senza risolverlo. Piuttosto speriamo che le modifiche e i suggerimenti proposti vengano accolti e inseriti nella normativa. La regione Piemonte si è dimostrata particolarmente attenta al tema e questo ci fa ben sperare.