[A cura di: Giorgio Spaziani Testa – presidente Confedilizia]
La Commissione europea in occasione della diffusione delle sue “raccomandazioni” all’Italia, è tornata a criticare la scelta del Governo Renzi di eliminare la tassa sulla prima casa, suggerendo di reintrodurla per le famiglie con redditi elevati. Che dire? È davvero un peccato che, da un’istituzione che impiega 33.000 dipendenti, non possa mai giungere un’analisi un po’ più ragionata delle politiche tributarie. Tra l’altro, chissà se la Commissione sa che sulle prime case che il Fisco considera di lusso (pur se sovente non lo sono), di tasse se ne pagano ancora addirittura due: l’Imu e la Tasi.
In ogni caso, se proprio la Commissione Ue ritiene di dover commentare le scelte di politica fiscale dei singoli Governi e Parlamenti dell’Unione (cosa che non è affatto scontato che debba fare), è mai possibile che non trovi – fra quei 33.000 dipendenti – un giovane laureato in grado di approfondire il tema dell’imposizione immobiliare e dei riflessi di questa sull’economia? Lo si cerchi e lo si incarichi di studiare il tema. A una condizione, però: che non gli si diano direttive politiche. I risultati, se questa condizione venisse rispettata, sarebbero interessanti. Si scoprirebbe, anzitutto, che non ha il minimo fondamento la tesi, che le istituzioni internazionali si rimbalzano a vicenda e che la Commissione copia e incolla anche questa volta, secondo la quale le imposte sugli immobili sarebbero meno dannose per la crescita rispetto alle altre. E si apprenderebbe – analizzando il caso italiano – che sono incalcolabili i danni causati all’intero Paese dallo spropositato aumento della tassazione immobiliare iniziato con il 2012.
Le raccomandazioni Ue che ne seguirebbero, c’è da giurarci, sarebbero ben diverse da quelle che abbiamo letto oggi. Non si soffermerebbero sulla diminuzione di 3 miliardi e mezzo di euro (Tasi prima casa) di un carico tributario annuale aumentato di 15 miliardi su tutti gli immobili. Si occuperebbero dell’imposizione immobiliare nel suo complesso e ne chiederebbero la riduzione. Per favorire la crescita”.