[Fonte: Green Building Council Italia]
GBC Italia e le imprese dell’efficienza energetica dell’European alliance to save energy (Eu-Ase), di cui fa parte anche Kyoto Club, hanno scritto due lettere al Ministro della Sviluppo Economico, Carlo Calenda, in cui si sottoliena «la preoccupazione sulla posizione assunta dal nostro Governo sull’art. 7 della Direttiva Europea sull’Efficienza energetica (DEE).
Il riferimento è al Consiglio informale dei ministri dell’energia, tenutosi il 18 e 19 maggio a Malta, dove si è discusso il Pacchetto legislativo “Clean Energy for All Europeans” – Direttiva Efficienza Energetica (DEE) su cui, riguardo all’art.7, il Governo italiano ha assunto «una preoccupante posizione».
Gianni Silvestrini, presidente del Green Building Council Italia e direttore scientifico di Kyoto Club, spiega che “nella fase finale della discussione della nuova Direttiva sull’efficienza energetica, il nostro paese è favorevole all’innalzamento dell’obiettivo, legalmente vincolante, del 30% al 2030, ma sembra avere delle perplessità rispetto all’estensione al 2030 dell’impegno a ridurre dell’1,5% delle vendite medie annue di energia ai clienti finali prevista dall’articolo 7 della Direttiva. L’Italia vorrebbe dividere l’obbligo 2021-2030 in due periodi, ipotizzando che dopo il 2025 il taglio scenda all’1%, salvo verifica da parte della Commissione sull’andamento dei consumi energetici. Una posizione che preoccupa: considerando infatti gli attuali equilibri tra gli Stati membri, la posizione italiana rischia di indebolire notevolmente l’impianto complessivo della Direttiva”.
Silvestrini ricorda che una quota considerevole di questi risparmi verrà dalla riqualificazione spinta del patrimonio edilizio. “Abbiamo salutato con soddisfazione la sottolineatura dell’importanza della “deep renovation” nel corso della presentazione in Parlamento della nuova Strategia Energetica Nazionale».
Di seguito il testo integrale della missiva a firma del presidente GBC Italia, indirizzata al Ministro Carlo Calenda:
Gentile Ministro,
nella fase finale della discussione della nuova Direttiva sull’efficienza energetica il nostro paese è favorevole all’innalzamento dell’obbiettivo al 2030 al 30% legalmente vincolante, ma sembra avere delle perplessità rispetto all’estensione al 2030 dell’impegno a ridurre dell’1,5% delle vendite medie annue di energia ai clienti finali prevista dall’articolo 7. L’Italia vorrebbe dividere l’obbligo 2021?2030 in due periodi, ipotizzando che dopo il 2025 il taglio scenda all’1%, salvo verifica da parte della Commissione sull’andamento dei consumi energetici. Una posizione che preoccupa: considerando infatti gli attuali equilibri tra gli Stati membri, la posizione italiana rischia di indebolire notevolmente l’impianto complessivo della Direttiva. Nel merito, ricordiamo che una quota considerevole di questi risparmi verrà dalla riqualificazione spinta del patrimonio edilizio. Abbiamo salutato con soddisfazione la sottolineatura dell’importanza della “deep
renovation” nel corso della presentazione in Parlamento della nuova Strategia Energetica Nazionale.
Il rinnovamento di edifici e quartieri, abbinato quando necessario a misure antisismiche, è destinato a durare 20?30 anni, considerato l’ampio numero di costruzioni con scarse prestazioni energetiche. Nella seconda parte del prossimo decennio saremo dunque non solo nel pieno della trasformazione ma in presenza di costi di intervento inferiori. La rivoluzione digitale potrà infatti consentire, come dimostrano interessanti esperienze internazionali (si veda Energiesprong), forti riduzioni dei tempi e dei costi degli interventi. Una politica di attenzione nel qualificare (industria 4.0) un comparto come quello dell’edilizia caratterizzato da innalzamenti della produttività del lavoro molto limitati e nel proporre soluzioni di incentivazione innovative potrà risollevare un settore in crisi, aumentare l’occupazione, ridurre le importazioni energetiche e garantire maggiore sicurezza al Paese. Sperando dunque che l’Italia si allinei ai paesi più attenti alla transizione energetica, siamo disponibili ad un incontro urgente per approfondire la questione.
Il Green Building Council Italia si associa quindi alle preoccupazioni per le posizioni italiane sull’art.7 della Direttiva già espresse dall’European Alliance to Save Energy che raggruppa imprese con un fatturato di 115 miliardi euro.