[A cura di: Assoedilizia]
La “tassa sulle case” è stato uno dei temi centrali di Re Italy: la convention italiana del real estate, ideata e organizzata dai portali Monitorimmobiliare.it e Monitorisparmio.it e giunta quest’anno alla quinta edizione.
L’EVENTO
Nata nel 2015 per sopperire alla cessazione dell’evento fino a quel momento riferimento di settore – ovvero Eire – Re Italy è oggi un appuntamento semestrale che si svolge presso Borsa italiana a Milano. Dal 2015 si è assistito a un incremento costante di partecipanti, oltre 1000 quest’anno, con circa 200 aziende, 20 convegni, 80 relatori, tra cui l’ ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che ha parlato del nuovo (dis)ordine economico; Domenico Siniscalco, anch’egli ex ministro e attuale vice presidente di Morgan Stanley, che ha trattato con Carlo Puri Negri il tema degli scenari economici e dei loro effetti sul real estate. E ancora: il presidente dell’Ance, Gabriele Buia; il direttore del Demanio, Roberto Raggi; e Idea Fimit, Sorgente res, Hines, Coima, Bnp Paribas; Amundi AM, Banca Generali, Azimut, Intesa Sanpaolo, UniCredit, Confedilizia e tutte le principali aziende del settore.
L’ appuntamento ha visto l’interazione fra imprese quotate, risparmio gestito, advisor, analisti, fondi immobiliari, investitori, istituti di credito, legali, network immobiliari, property e facility services, SIIQ, sviluppatori al tavolo, insieme. All’intervento istituzionale hanno partecipato Giorgio Spaziani Testa, presidente Confedilizia; senatore Vincenzo Gibiino, presidente dell’Osservatorio parlamentare immobiliare; Gabriele Buia, presidente Ance; Paolo Righi, presidente Fiaip.
LA TASSAZIONE
Achille Colombo Clerici (nella foto), presidente di Assoedilizia, aderente alla Confedilizia, ha ricordato che “La tesi su cui trova fondamento la politica fiscale attualmente praticata in campo immobiliare dal nostro Governo (su pressione dell’Ue) è quella avanzata dall’Ocse, da cui proviene il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, espressa dalla recente presa di posizione dell’economista presidente di Assonime, Innocenzo Cipolletta, e prima ancora, nel 2011/2012, sostenuta da Confindustria: la tassazione deve passare dalle persone alle cose, principalmente gli immobili. Come si fa a dar torto ad una tesi suggestiva come questa, che a prima vista sembra la più naturale ed equa? Ma non si pensa che le cose, alla fine, appartengono alle persone, che finiscono per pagare sulle cose. Per Cipolletta la tassazione in Italia avvantaggia le rendite ed i consumi, mentre penalizza il lavoro e l’impresa. Però lavoro e impresa stanno in piedi se i contribuenti alla fine consumano. Diverso è se si tratta di imprese che operano con l’estero: ma queste sono la parte privilegiata della nostra economia e, a livello nazionale, rappresentano solo il 25% della stessa (parte che difatti prospera, a differenza del restante 75%). Questi principi, quando si va a declinarli nella realtà, producono effetti disastrosi proprio per le persone, il lavoro, le imprese”.
L’IMMOBILIARE
Come rimarca ancora Colombo Clerici, “il sistema tributario vigente è il punto di arrivo di una serie di misure applicate gradualmente, che hanno prodotto un innalzamento progressivo della pressione fiscale mantenendo tuttavia in equilibrio società e Stato. In questo campo non si fanno salti, soprattutto nel buio. E poi ricordiamo l’antico aforisma di Tiberio boni pastores esse tondere pecus, non deglubere (compito del governo è tosare, non scorticare i contribuenti). Il sistema, in altri termini, non può esser ribaltato sulla base di tesi concepite a tavolino. Questo è quanto avvenne in Italia dalla fine del 2011 in poi con un progressivo, pesante incremento della tassazione sulla casa. Minare il mercato immobiliare ha significato metter in crisi l’economia delle famiglie sulla quale a sua volta si basava l’economia nazionale. Un dato su tutti: per raccogliere poche decine di miliardi di tasse si è impoverito il patrimonio edilizio di oltre 1.500 miliardi. Le famiglie hanno ridotto consumi ed investimenti, non permettendo in tal modo una più efficace ripresa della crescita economica. Si è voluta forzare la mano sugli immobili, trasformando la crisi, da finanziaria che era, in economica. Ci siamo ancora dentro e chissà quando ne usciremo”.
QUALCHE DATO
Infine, il numero uno di Assoedilizia ricorda qualche dato, inserendo la realtà del settore immobiliare in quella complessiva dell’economia nazionale: “Tra il 2007 (l’anno prima della recessione mondiale) e il 2016 il Pil ha perso 8,7 punti percentuali, i consumi 7,6 punti, gli investimenti 28 punti, il tasso di disoccupazione è passato dal 6,1 all’11,5 per cento. Se nel 2017 il Pil italiano aumenterà del previsto 1,2-1,3 per cento, saremo pur sempre al disotto della media UE, che è attestata sull’1,6 per cento. Il comparto immobiliare nello stesso periodo ha registrato la perdita di 600.000 posti di lavoro e la scomparsa di oltre 300.000 imprese. Il numero di compravendite – che pure recentemente ha recuperato quota – è sceso di circa 25 punti, i prezzi delle abitazioni sono scesi del 20 per cento, discesa continuata anche nel 2016. L’Italia, è l’unico Paese in Europa, con Grecia e Cipro, a presentare una siffatta situazione”.