[A cura di: Claudia Scardino – FiscoOggi, Agenzia delle Entrate]
Le riforme del prezzo del carbonio ben progettate possono affrontare i rischi catastrofici del clima, come tempeste e inondazioni e allo stesso tempo migliorare la disponibilità economica per i poveri. Rafforzare i ricavi attraverso il prezzo del carbonio può migliorare l’accessibilità energetica: è quanto emerge da un nuovo report Ocse che rivela come trasferire un terzo dei ricavi aggiuntivi da una riforma della tariffa energetica alle famiglie povere sarebbe sufficiente ad aumentare la loro capacità di pagare per le loro esigenze energetiche. Le riforme sui prezzi del carbonio che riducono le emissioni di CO2 comportano un aumento dei prezzi dell’energia, che costituisce una minaccia specialmente per le famiglie povere che investono una quota considerevole del loro reddito sulle bollette energetiche. Tuttavia, l’economia energetica per le famiglie povere può essere aumentata grazie a riforme del prezzo del carbonio ben progettate.
Gli indicatori presi in esame dal report
Il report esamina tre indicatori di rendimento energetico e li applica a 20 Paesi Ocse per misurare l’accessibilità energetica alle imposte correnti sull’energia elettrica, sul gas naturale e sull’olio di riscaldamento. In pratica, “l’indicatore a basso reddito e ad alto costo” (LIHCS) è il più rigoroso e ricco dei tre indicatori. Questo è in fase di costruzione, in quanto il LIHCS è una combinazione di altri due indicatori, la “regola del 10%” (ten percent rule, TPR) e la “linea di povertà relativa” (relative poverty line, RPL). Il TPR dice che le famiglie che spendono oltre il 10% del reddito disponibile sui combustibili da riscaldamento e sull’elettricità affrontano le sfide legate alla fornitura di energia.
Il Regno Unito ha utilizzato il TPR per misurare la convenienza energetica in tutto il suo territorio, spesso anche denominata “povertà di combustibile”, fino al 2012. Dal 2013, l’Inghilterra applica il criterio LIHC, mentre l’Irlanda del Nord, la Scozia e il Galles restano con il TPR. In Francia, l’Osservatorio nazionale della prevenzione (ONPE, 2016 e 2014) utilizza tre Indicatori per misurare l’accessibilità dell’energia. Il set è costituito dal TPR, dal LIHC e da un sondaggio indicatore che chiede alle famiglie se sentono freddo nelle loro case. Qualunque indicatore sia quello scelto, dovrebbe catturare l’essenza di come cambia l’accessibilità energetica quando i prezzi dell’energia o dei redditi cambiano.
Le differenze tra i Paesi
La percentuale delle famiglie che affrontano i rischi per l’accessibilità a livello energetico varia ampiamente nei 20 Paesi analizzati, da meno il 3% in Svizzera fino al 20% in Ungheria, con la media dell’8% circa. L’accessibilità dell’energia non è un problema nei Paesi a reddito più elevato, anche se il report Ocse ritiene che non esista alcuna relazione apparente tra l’accessibilità dell’energia e il prezzo dell’energia. I paesi con il Pil più alto pro capite tendono ad avere anche i più alti livelli di accessibilità energetica. I Paesi con un Pil più alto pro capite tendono ad avere un basso rischio di accessibilità dell’energia. Al contrario, le tasse sull’energia più alte o i prezzi di energia non si correlano con un maggiore rischio di accessibilità dell’energia.
L’impatto di una riforma sulla tassazione energetica
Alcune simulazioni mostrano che una riforma che aumenta le imposte sui carburanti e l’elettricità può diminuire il rischio di accessibilità dell’energia se parti dei ricavi aggiuntivi vengono trasferiti alle famiglie usando un trasferimento di denaro. La riforma sostituisce le imposte correnti sull’energia domestica con una tassa uniforme nei Paesi analizzati e ridistribuisce un terzo delle eventuali entrate fiscali aggiuntive tramite trasferimenti di cassa – forfettari o incompiuti – alle famiglie povere. Secondo gli indicatori TPR e LIHCS,il rischio di accessibilità dell’energia diminuisce notevolmente, in media del 4,8% e del 5,8% in tutti i Paesi.