[A cura di: Flavio Maccione – segretario nazionale Appc]
Se c’era bisogno di conferme per le troppe tasse sulla casa, al coro delle voci delle associazioni della proprietà si è aggiunta quella autorevole dell’Ocse, “Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico”, che attesta come l’Italia, negli ultimi anni, abbia perseguito una politica di sempre maggiore imposizione fiscale; e, mentre gli immobili hanno subito un forte decremento del valore di mercato, si è pensato bene di appesantirne il carico fiscale, facendo così crollare l’investimento immobiliare italiano, ritenuto non più remunerativo: una delle prime conseguenze da rilevare è la fuga di capitali all’estero.
Infatti, come, già, denunciato dall’Appc, in Italia, dove più del 60% del capitale risparmiato veniva investito in immobili, dall’analisi dei dati emerge che tanti sono stati gli italiani che, invece di investire sul territorio nazionale, hanno cambiato lidi, comprando un tetto all’estero, laddove l’imposizione fiscale è molto più favorevole. Dagli iniziali 41.000 nel 2014, si è giunti a 46.000 nel 2016, per continuare a crescere, determinando un trend positivo della fuga di capitali, motivato da un potere centrale sempre troppo lontano dalle esigenze della base, sempre pronto a mettere paletti, a soffocare ogni desiderio di iniziativa privata, a guardare con occhio poco benevolo coloro che ancora credono nell’investimento sul mattone.
Preso atto che l’attuale pressione, in Italia, non è più sostenibile, occorre intervenire con immediati provvedimenti di alleggerimento fiscale. Diversamente i deprezzamenti del valore degli immobili diverranno una costante che affossa l’economia, creando incertezze e timori, lasciando alla deriva, in barba al disposto dell’articolo 47 della Costituzione, tutti quei cittadini italiani, che hanno investito i propri risparmi nel mattone.
Consapevoli che il volano dell’economia passa attraverso il comparto immobiliare, che può creare nuova occupazione e nuovi investimenti, con conseguente incremento del Pil, occorre che la compagine governativa prenda coscienza di tutto ciò ed intervenga drasticamente con una significativa diminuzione delle tasse. Se ciò non avverrà sarà una ulteriore débâcle per tutto il settore, di conseguenza, anche per tutta l’economia. È ora di dire basta a provvedimenti penalizzanti e destabilizzanti il mercato immobiliare, come quello appena sfornato dal governo Gentiloni sul deposito del prezzo presso il notaio, che matura interessi a favore dello Stato.
Meno burocrazia e più fluidità del mercato, in un’economia liberale, producono sviluppo e crescita.
L’Appc, nel denunciare la gravità della situazione, continua a confermare il suo impegno, certa che attraverso una significativa diminuzione del peso fiscale si potrà ritrovare una adeguata redditività degli immobili, che crei le condizioni e gli elementi di cui il nostro Paese ha bisogno per crescere e per creare nuova occupazione.