[A cura di: Gabriele Bruyère – presidente nazionale Uppi; Jean-Claude Mochet – presidente commissione fiscale Uppi]
Per l’Unione dei piccoli proprietari immobiliari non ci sono dubbi sul successo della cedolare secca sugli affitti. Lo testimoniano le statistiche relative alle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2016, che parlano di 1,7 milioni di soggetti che hanno optato per la cedolare secca (+22,4% rispetto all’anno di imposta 2014) per un imponibile di 11,2 miliardi di euro (+21,2% rispetto al 2014). A tali considerazioni va aggiunta quella, non meno rilevante, dell’emersione dal circuito nero: l’importo soggetto a cedolare secca cresce maggiormente nelle regioni meridionali (+26,9%) e nelle isole (+29,7%) rispetto al trend nazionale. L’imposta dichiarata è stata di 2,1 miliardi di euro, con un aumento del 17,5% rispetto al 2015. Il maggior incremento si è registrato per i contratti a canone concordato, la cui aliquota è stabilita al 10% (+47,5%) per un ammontare che passa da 1,7 a 2,7 miliardi di euro.
L’Uppi approva la proroga, per il 2018, dell’aliquota al 10%, anche se sarebbe stata più apprezzabile la stabilizzazione a regime. L’Uppi richiede, inoltre, nuovamente al legislatore l’introduzione, anche in via sperimentale, della cedolare secca sulle locazioni ad uso diverso da quello abitativo, ossia su tutte le locazioni che gravitano intorno alle attività commerciali, alberghiere, artigianali, già fortemente in crisi a causa della recessione economica, e ulteriormente penalizzate da una legislazione non più adeguata ai tempi e da un’eccessiva tassazione che ha portato alla chiusura di molti locali anche nei centri storici.
La proposta consiste nell’introdurre una cedolare secca al 23% riservata alle persone fisiche per i canoni di locazione non superiori ad € 2.500 mensili; ciò consentirebbe di dare una spinta al piccolo commercio attraverso una calmierazione dei canoni di locazione oltre a consentire l’emersione del sommerso nelle locazioni commerciali. L’Uppi rivendica, inoltre, con orgoglio di essere stata la prima tra le associazioni a tutela della proprietà immobiliare ad aver depositato, fin dal 2013, un’analoga proposta alle Commissioni Finanze di Camera e Senato.
D’altra parte, non si può fare a meno di osservare che l’aumento della pressione fiscale sugli immobili ha avuto gravi ripercussioni sul Pil, avendo fortemente danneggiato il settore dell’edilizia e delle costruzioni oltre ad aver causato il default del mercato immobiliare.